Il settore automotive vive in Europa una fase complessa. Il mercato delle auto green non decolla, anzi frena e mette in discussione gli obiettivi ambiziosi indicati con lo stop alla vendita di auto a diesel e benzina nel 2035. Nel mese di agosto in Europa Occidentale sono state vendute 125.000 auto elettriche, il 36% in meno di un anno fa, mentre considerando solo l’Unione Europea la flessione è stata addirittura del 43,9%. E accade così anche fuori d’Europa dove la Toyota ha ridotto di circa il 30% il suo obiettivo di produzione globale di veicoli elettrici per il 2026, con un output adesso previsto di 1 milione di unità. Numeri che stridono con gli ingenti investimenti già avviati dai principali produttori per la conversione green – Stellantis, per esempio, prevede di investire 50 miliardi entro il 2030 – e spingono a rivedere piani e obiettivi, in molti casi lasciando le ibride accanto alle elettriche. Volvo Cars (Geely), ad esempio, ha abbandonato l’obiettivo di diventare completamente elettrica entro il 2030. Colpa dei prezzi troppo alti dei veicoli elettrici rispetto a quelli comunque elevati delle auto con motore a combustione interna, almeno il 20% in più, ma anche di una politica incerta a livello europeo sul piano normativo e non solo.
Anche sugli incentivi all’acquisto di auto elettriche le scelte dei governi non hanno aiutato: in alcuni Paesi come la Germania appena sono finiti i sostegni si è registrato un vero crollo delle vendite. Sui veicoli elettrici c’è poi la forte concorrenza dalle case automobilistiche cinesi, sostenute da una significativa politica di incentivi, in atto da oltre un decennio, ma anche da un sostegno di tipo non finanziario, come la rapida introduzione di infrastrutture di ricarica e politiche di immatricolazione rigorose per le auto non elettriche. La risposta della Commissione europea che ha deciso di imporre dazi ai veicoli elettrici cinesi importanti nell’Unione divide gli Stati membri. E’ per questo che molti grandi gruppi automobilistici – Stellantis che ha ridotto di 200.000 unità le stime di vendita è l’ultimo di una lunga serie – stanno rivedendo gli obiettivi precedentemente indicati. La prima a uscire allo scoperto è stata Volkswagen che ha paventato il rischio di chiudere 2 stabilimenti in Germania a causa di minori vendite per 500mila vetture. Bmw prevede un ribasso dell’utile operativo, in calo dal precedente 8-10% al 6-7% dei ricavi e sul rendimento del capitale investito che scende dal 21-26% al 14-16%, mentre sul fronte delle vendite parla di un «lieve calo».
Mercedes-Benz ha tagliato le stime per l’intero 2024 a causa «del rapido deterioramento del mercato cinese» e si attende rendimenti rettificati nella principale divisione auto del gruppo tra il 7,5 e l’8,5% rispetto al precedente 11%. Aston Martin ha tagliato le stime 2024: produrrà circa 1.000 auto in meno rispetto a quanto aveva pianificato, con una riduzione delle vendite vicina al 10%. A nome di tutte le case europee l’Acea chiede alle istituzioni Ue misure di aiuto urgenti di sostegno economico prima che entrino in vigore i nuovi obiettivi di CO2 per auto e furgoni nel 2025.
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