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Il chiacchiericcio che riguardava i metodi del giudice Pietro Errede, gli stessi che hanno portato il gip di Potenza a disporre i domiciliari per lui, il compagno Alberto Russi e altre tre persone, a Lecce era ormai diventato insostenibile. Tutti vedevano le feste del magistrato, e tutti sapevano che quelle liste regalo aperte nei negozi più prestigiosi della città erano un modo per cementare rapporti variegati. Tanto che persino l’Ordine dei commercialisti, a un certo punto, aveva protestato per le modalità con cui venivano scelti gli amministratori giudiziari nella sezione Misure di prevenzione. Un lucroso sistema di consulenze che per anni ha arricchito un ristretto novero di professionisti, in cambio – questo il fulcro dell’inchiesta del procuratore Francesco Curcio e del sostituto Emiliana Busto – di regali e favori per il magistrato, di incarichi legali per il suo compagno. E tutto in una cerchia ristretta che ruota intorno alla politica, anzi a un pezzo del centrodestra di Lecce.

Anche per questo la vicenda viene vissuta in certi ambienti con un po’ di apprensione. La denuncia che ha dato il via all’inchiesta è partita da Erio Congedo, candidato sindaco nel 2019 e oggi deputato di Fratelli d’Italia, nel frattempo tornato al suo mestiere di commercialista. Un professionista che non si è piegato alle richieste del giudice Errede di nominare coadiutore in una procedura quell’avvocato Antonio Casilli che – essendo marito di un magistrato di Lecce – non poteva essere nominato direttamente dal Tribunale. Ma in politica era anche Alberto Russi, consigliere comunale a Lecce per la Lega poi passato (nel 2019) con Puglia Popolare di Cassano e che anche così ha invano cercato negli ultimi tempi – anche tramite Errede – di avvicinarsi a Emiliano. E tra i professionisti finiti ai domiciliari ci sono pure i commercialisti Emanuele Liaci, quindici anni fa assessore a Gallipoli, diventato uno dei «fornitori» di utilità del giudice (cui portava a casa persino le vitamine), e soprattutto Massimo Bellantone, 57 anni, che oltre ad essere amico di Congedo è stato anche uno dei principali sponsor della sua campagna elettorale per le Comunali di Lecce.

Tutto questo per dire che l’accusa mossa all’altro giudice Alessandro Silvestrini, che la Procura chiedeva di arrestare (il gip Salvatore Pignata ha detto «no») perché sospettato di aver dato incarichi a Bellantone in cambio della sponsorizzazione presso la Lega della sua nomina a presidente del Tribunale di Lecce, è più di una suggestione. È infatti in questa direzione che si muovono le indagini delegate al Nucleo Pef della Finanza di Lecce guidato dal tenente colonnello Giulio Leo: fermo restando che non c’è traccia dei colloqui romani vantati da Bellantone («per parlare con il capo della segreteria di Salvini onde sensibilizzarlo sulla questione “Silvestrini” per poi cercare di fissare la mattina seguente un incontro con l’onorevole Salvini Matteo in persona, mentre evocava il canale “Casalino” da contattare attraverso Simone Acquaviva»), l’inchiesta giudiziaria vuole chiarire con precisione cosa c’è dietro (e oltre) quegli incarichi che garantivano a pochi eletti centinaia di migliaia di euro l’anno. Soldi che arrivavano anche ai colleghi di studio di Russi (l’avvocato Rosanna Perricci, ancora una volta assessore nella giunta di centrodestra di Monopoli cioè la città di cui Errede è originario). Soldi che, questa è la suggestione su cui si lavora, potrebbero in qualche modo essere tornati alla politica: per questo sono stati analizzati anche i conti correnti.

E del resto, l’ex sindaco di Carmiano Giancarlo Mazzotta, un altro pezzo da 90 del centrodestra del Salento finito nelle grinfie di Errede per via del controllo giudiziario imposto sulle società di famiglia (e che ha messo 20mila euro in contanti in una busta di carta data a Bellantone, asseritamente per pagare un Rolex del giudice), ha raccontato alla Finanza che pure i suoi contatti con l’entourage del giudice sono di natura politica: «Russi l’ho conosciuto nel contesto delle attività politiche svolte da me e soprattutto da mio figlio Paride in quanto era consigliere comunale di Lecce». E secondo l’altro figlio Hermes, «la mia idea è che la causa di tutti questi guai delle società siano state soprattutto ragioni politiche ed in particolare la contrapposizione fra la mia famiglia e Roberto Marti così come mi hanno spiegato mio fratello e mio padre». L’esponente della Lega, questo va detto, è assolutamente estraneo a ogni addebito.

Così il magistrato aveva tentato di far comprare casa alla sorella (di Linda Cappello)

Un appartamento in via Parini, a pochi passi dal centro di Lecce, messo all’asta dal Tribunale in una procedura telematica gestita da Giuseppe Evangelista, uno dei professionisti di fiducia del giudice Pietro Errede. L’immobile aveva suscitato l’interesse del magistrato, poichè avrebbe potuto essere destinato ad una sua sorella (che non è indagata) a una cifra infinitamente inferiore al prezzo di mercato. Ma l’affare non andrà in porto.

È il 5 novembre 2021 quando il magistrato ed il commercialista (indagato) discutono su quale possa essere il modo migliore per aggiudicarsi l’appartamento. In un primo momento, Errede gli spiega di voler concludere un «accordo di saldo e stralcio con il creditore»: il debitore di chiudere la partita attraverso il pagamento di una somma inferiore a quella originariamente dovuta, così il creditore che ha promosso il pignoramento immobiliare si ritira e non c’è più bisogno dell’asta. In questo modo – secondo il giudice – l’immobile poteva venire via per 100mila euro, a fronte di una base d’asta di 130mila e un valore periziato di oltre 280mila. In sostanza, Errede chiede ad Evangelista di avviare una trattativa privata con il proprietario, un poveraccio che stava per perdere casa (parole di Evangelista) «per quattro soldi»: dei 100mila euro offerti, 30mila sarebbero andati al creditore e 10mila allo stesso Evangelista per la sua attività di mediazione.

«Tale proposta – scrive il gip Pignata – pur essendo lecita si colloca in un contesto caratterizzato da una distorsione del rapporto professionale fra il magistrato e il professionista, dal momento che Evangelista acconsente immediatamente a fornire, senza alcuna remora, tutte le informazioni relative alla procedura in modo da andare incontro la desiderio del magistrato di far ottenere l’immobile ad una persona a lui vicina».

Non solo. Il commercialista rivela al suo interlocutore l’identità e il numero di persona interessate alla vendita, ed Errede lo incarica di contattarle per indurle a non presentare proposte di acquisto. Alla fine, però, l’accordo non si fa. La sorella di Errede partecipa all’asta, facendo un’offerta massima di 145mila euro, senza però riuscire ad aggiudicarsi la casa.

Il particolare legame fra il giudice ed Evangelista emerge in tutta la sua evidenza anche in un’altra vicenda, che riguarda la liquidazione dei compensi.

Il commercialista, nominato nella procedura della società Tiemme srl del gruppo Mazzotta, chiede ad Errede a quale tabella avrebbe dovuto fare riferimento per il suo compenso: quella indicata con la lettera «A» – con importi maggiori – o quella «B».

ERREDE: «Intanto fai la richiesta per la fascia alta, poi in caso dovrebbe…».

EVANGELISTA: «La decurtiamo».

ER: «…il collegio… no il collegio poi se decide di decurtare, si decurta… (…) Io chiaramente gli dirò che il lavoro è tanto (…), Sono società impegnative… anche per la qualità dei soggetti…».

Anche in questo caso, però, nulla di fatto. Tanto perché i colleghi della sezione Misure di Prevenzione hanno poi comunicato a Errede di non poter liquidare i compensi in base agli importi previsti nella tabella A.

Intanto, già nell’immediatezza dell’arresto, il Csm ha sospeso Errede dall’esercizio delle funzioni. Nei confronti del giudice nato a Ravenna ma di origini monopolitane (difeso dagli avvocati Donatello Cimadomo e Michele Laforgia) era già stato aperto un procedimento disciplinare a seguito delle perquisizioni disposte nel 2022 dalla Procura di Potenza. Proprio la questione dell’asta a favore della sorella fu all’origine dell’incompatibilità ambientale che portò al trasferimento di Errede al Tribunale di Bologna.

 

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