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“Non credo che un bonus sia davvero funzionale. Il problema dello spopolamento non si risolve convincendo le persone a venire nei piccoli paesi, ma convincendo coloro che già nei piccoli paesi vivono a non andarsene”. “Per mia esperienza personale questi bonus funzionano. Soprattutto le famiglie con bambini grazie a questi aiuti economici possono pensare di trasferirsi nei piccoli comuni. Quando nel paese di cui ero sindaco abbiamo lanciato l’iniziativa delle case in vendita a un euro siamo stati sommersi dalle richieste”. Maurizio Onnis, Sindaco di Villanovaforru – paese di circa 650 abitanti situato a circa 50 chilometri a nord-ovest di Cagliari – e Efisio Arbau, ex Sindaco di Ollolai – piccolo centro montano di circa 1200 abitanti in provincia di Nuoro – sintetizzano, con le loro opinioni in parte contrastanti, quello che sta accadendo in Sardegna. L’isola da anni combatte contro lo spopolamento dei piccoli centri interni, quelli che oggi sono abitati perlopiù da anziani, che però poco per volta, muoiono. Quelli dove è raro vedere bambini, o nuovi nati, quelli in cui i giovani se ne vanno e le imprese chiudono. L’amministrazione regionale, consapevole di ciò, ha avviato un programma di lotta allo spopolamento, accompagnata, in qualche caso, anche dagli Enti Locali. Un grande piano che prevede contributi per chi decide di spostarsi nei piccoli centri. Una pioggia di risorse per invertire una tendenza che, molto spesso, viene rafforzata dalla carenza dei servizi. Tali misure però da alcuni vengono considerate funzionali, mentre da altri sono cosiderate solo un tappabuchi di problemi strutturali molto più grandi e complessi da risolvere.

Bonus bebé, la mia casa e la mia azienda: le tre misure approvate dall’amministrazione regionale

L’ultima misura una tantum approvata dalla Regione in ordine di tempo è il bonus bebè, previsto dall’ultimo provvedimento della Regione, le cui linee guida sono state approvate proprio i questi giorni. Il bonus ha un budget di 7.098.600 euro, prevede l’erogazione dei contributi a favore dei nuclei familiari residenti o che trasferiscono la propria residenza in uno dei 275 Comuni sardi con popolazione sotto i 3mila abitanti. La misura, come sottolineano alla Regione, consentirà alle famiglie, anche composte da un solo genitore, di ricevere un assegno mensile di 600 euro per il primo figlio nato, adottato o in affido pre-adozione nel 2022, e di 400 euro per ogni figlio successivo fino al compimento del quinto anno d’età.

Ma il bonus bebé non è che l’ultima iniziativa per incentivare il ritorno in paese. Il programma prevede anche altri contributi che vanno a incentivare sia la ristrutturazione e l’acquisto di prime case, sia l’apertura di attività commerciali. In questo caso le misure, per il triennio sino al 2024 prevedono l’erogazione di risorse pari a 105 milioni di euro. Per chi decide di acquistare o ristrutturare la prima casa in un comune con meno di 3mila abitanti, complessivamente sono stati stanziati 45 milioni di euro. Il contributo è concesso a chi ha la residenza anagrafica in un piccolo comune della Sardegna o a chi trasferisce la residenza anagrafica entro 18 mesi dall’acquisto dell’abitazione o dalla data di ultimazione dei lavori, a condizione che il comune di provenienza non sia anch’esso un piccolo comune dell’isola. Il contributo può essere anche concesso a coloro che trasferiscono la residenza e al momento della presentazione della domanda non risiedono in un comune sardo. Il contributo viene concesso nella misura massima del 50% della spesa e comunque per l’importo massimo di 15 mila euro. Potrà essere riconosciuto anche a favore dei richiedenti che prevedono congiuntamente l’acquisto e lka ristrutturazione. La cifra massima sarà in ogni caso di 15 mila euro. La Regione ha pensato anche ad un supporto economico per chi vuole aprire un’attività in un piccolo comune. In questo caso a disposizione erano previsti inizialmente 60 milioni di euro. Poi, come racconta la Regione Sardegna ad Huffpost, “la dotazione finanziaria è raddoppiata la scorsa settimana”. 

Nessuno però ha ancora ricevuto tali aiuti finanziari, anche perché, spiega sempre la Regione, per quanto riguarda il bonus bebè e prima casa è previsto che siano i piccoli Comuni a pubblicare i bandi a cui poi le persone possono partecipare. E nella maggior parte dei piccoli Comuni i bandi sono stati appena pubblicati, in altri neanche ancora, come conferma ad Huffpost Lucia Cannaos, operatrice comunale del comune di Cossoine – piccolo centro di 768 abitanti della provincia di Sassari. “Il nostro comune ad esempio ha pubblicato il bando per il bonus bebé, ma non ancora quello per la prima casa” spiega. In ogni caso il punto focale della questione è solo uno. Ed è la tendenza che si riscontra in particolare nella Regione ed è portata avanti dall’amministrazione regionale, ma anche dai piccoli Enti locali, a mettere in campo misure una tantum per impedire che i paesini si svuotino. Ad inaugurare il corso degli “sconti” per attrarre nuovi residenti è stato, già nel 2015, il Comune di Ollolai, dove l’amministrazione guidata dall’allora sindaco Efisio Arbau aveva lanciato l’iniziativa con cui il comune metteva in vendita vecchie case o ruderi da sistemare nel centro del paese a un euro. “Un bando cui hanno risposto, fino a quando io ero sindaco, 2500 persone. Alla fine le case date in vendita sono state tredici, anche perché la disponibilità di abitazioni era poca” osserva ad Huffpost l’ex sindaco. 


Cossoine 

Il sindaco Onnis: “I bonus non bastano, servono misure strutturali”. E la Regione risponde: “Bonus solo un punto di partenza”

Secondo alcuni sindaci e cittadini sardi questi ulteriori bonus possono essere utili perché comunque si tratta di sostegni economici, ma non potranno mai risolvere il problema dello spopolamento. “Qualsiasi aiuto in denaro va sempre bene, ma per comprare casa o ristrutturarla anche in posti piccoli ci vogliono ben più di 15 mila euro. Poi al nostro Comune sono stati assegnati dalla regione 59 mila euro all’anno, da distribuire su tre annualità, 2022, 23, 24. La tranche massima però è di 15 mila, ciò significa che se al bando partecipano ad esempio 10 persone, i soldi disponibili sono sicuramente meno di tale cifra. Insomma dipende dal numero di persone che entrano in graduatoria” aggiunge il sindaco. Onnis critica anche il bonus bebé: “Noi lo abbiamo deliberato, ma nascono così pochi bambini in questi posti, che non è questa misura che può convincere le persone di questi posti a fare figli”.

Il primo cittadino di Villanovaforru ribadisce che il problema dello spopolamento è sistemico e quindi non si può affrontare con misure una tantum. “Ci vogliono misure strutturate con piani pluriennali che non riguardino solo aiuti finanziari, ma infrastrutture e servizi. Qui i trasporti pubblici non funzionano, spesso mancano i medici di base, i giovani per stare qui si devono inventare lavori. Stiamo però parlando di cose che sono nettamente al di là delle disponibilità politiche di questa giunta o di qualsiasi altra giunta sarda. Non ci arriva neanche il governo nazionale a pensare o effettuare misure di questo tipo” sostiene Onnis. E il sindaco sottolinea che è abitudine della Sardegna ricorrere a questi metodi temporanee per superare le crisi: “Se in Lombardia o in Piemonte non erogano aiuti del genere è perché la gente è abituata a cavarsela da sola. Io ho passato 30 anni fuori dalla Sardegna, venti dei quali in Lombardia e posso garantire che c’è un altro approccio alle difficoltà di questo tipo, c’è anche meno bisogno di sopperire con misure spot come queste al declino dei paesi interni”. Dello stesso parere di Onnis sono tanti cittadini sardi e lo si intuisce leggendo i social network. “Il piano della Regione Sardegna contro lo spopolamento è probabilmente quanto di più offensivo si potesse immaginare verso il popolo sardo. Pensare che un bonus su acquisto o ristrutturazione nei piccoli centri possa rimediare a decenni di mancanze, di chiusure di servizi, di carenza di collegamenti, è la dimostrazione di quanto la classe politica sia distante dalla realtà territoriale” scrive Davide Pinna. “Create posti di lavoro e vedrete che i paesi non si spopolano” scrive un’altra utente sarda. “Invece di mettere un bonus bebè pensate ai pediatri, che qui non si sa più dove andare” commenta un altro. “Torniamo in Sardegna” commenta ironico ancora un altro utente. E i commenti sono quasi tutti di questo tenore.  

Su questo tema Huffpost ha sentito la Regione Sardegna che ha fatto sapere come la lotta contro lo spopolamento dei piccoli centri sia “una delle linee direttrici di questa giunta. E per questo impegno si stanno impiegando ingenti risorse”. “Il contrasto allo spopolamento e all’isolamento dei territori è un tema che ci vede impegnati a tutto campo non solo nell’ambito delle politiche sociali, del lavoro e degli investimenti in ricerca, innovazione e sviluppo tecnologico, ma anche attraverso il pieno sostegno alla competitività del sistema produttivo regionale nel suo complesso, con risorse e misure per favorire l’occupazione e attrarre nuove iniziative imprenditoriali in quei comuni che oggi rischiano di scomparire” dichiara ad Huffpost il presidente della Regione Christian Solinas. La Regione sottolinea che da tempo “c’è un problema di gap infrastrutturale importante, che sicuramente non si risolve solo con i bonus contro lo spopolamento. Che sono però un punto di partenza, anche perché le persone dai piccoli paesi se ne stanno andando”. 

Il caso Ollolai. L’ex sindaco Arbau: “Con le case a 1 euro il paese è tornato a vivere”

C’è però anche l’altro lato della barricata. Lì si trova l’ex sindaco di Ollolai, che pur riconoscendo che i bonus non bastano, racconta ad Huffpost che grazie alla sua idea del 2015, il paese di cui lui è stato primo cittadino è cambiato. Ora ci vivono persone che prima vivevano in altri posti, oppure persone che hanno lì seconde case e che si spostano tra Ollolai ed altre zone, non solo sarde. Insomma, il paese è tornato a vivere. “Ho scoperto che i comuni come il mio hanno una grande attrattività. Le persone ricercano luoghi dove la vita è molto più lenta, a misura d’uomo, dove esiste una rete sociale e dove ci sono piccole amministrazioni regionali che hanno rete di servizi sociali che fanno invidia a comuni più avanzati, scandinavi. Qui si ha il vantaggio che si può lavorare attraverso la rete e al contempo avere la possibilità di essere salutati da tutti per strada perché questa è la regola generale di convivenza qui” spiega ad Huffpost l’ex sindaco. In un’intervista, sempre ad Huffpost, del 2018, aveva spiegato di aver messo le case in vendita perché il paese, a partire dagli anni ’70, aveva continuato a spopolarsi. “A partire dagli anni Sessanta, Ollolai si è fortemente spopolato, perdendo oltre duemila abitanti. Questo soprattutto per ragioni locali: i pastori che fino a quel momento erano rimasti in paese, hanno iniziato a spostarsi in pianura e verso il continente. La ‘fuga’ ha lasciato un immenso patrimonio immobiliare disabitato” raccontava allora Arbau. 

Ollolai

Ollolai 

Due francesi a Ollolai. “La casa comprata a 1 euro ora è un B&B, ma abbiamo in progetto di stabilirci nel paese in futuro”

Tra coloro che hanno aderito all’iniziativa del sindaco c’è un cittadino francese, Cyril Cortes, che insieme alla moglie, nel 2019, ha deciso di comprare una casa nel piccolo paese in provincia di Nuoro. I due sono originari di Tavernes, piccolo comune non lontano da Tolone e Marsiglia. Da tempo hanno come passione quella di comprare case, ritrutturarle e poi farne dei B&B. “Abbiamo scelto questo paese perché la Sardegna ci piaceva tanto e abbiamo molto apprezzato questo progetto in cui c’era la volontà della popolazione e del Comune di far rivivere un paese storico. Allora abbiamo voluto partecipare, anche perché abbiamo origini italiane” racconta ad Huffpost Cortes. Nel 2019 firmano il contratto, su cui c’è scritto che devono iniziare iniziare i lavori entro un anno e finirli entro tre anni. “Siamo stati molto fortunati, abbiamo avuto la possibilità di lavorare con operai e artigiani bravissimi. I lavori sono iniziati a dicembre del 2019 e sono finiti a maggio del 2020” spiega l’uomo.

La casa comprata da Cortes prima della ristrutturazione

La casa comprata da Cortes prima della ristrutturazione 
La casa dopo la ristrutturazione

La casa dopo la ristrutturazione 

Ora la casa è un bellissimo B&B di 125 metri quadrati, su tre piani, che si chiama “La casa di Ersilia e Livia”. Ma i due non hanno comprato la casa solo per farci un locale da affittare a turisti. La storia è ben diversa. Per il momento, infatti, spiega Cortes, marito e moglie hanno scelto di ospitare in casa la loro famiglia e amici francesi, senza farli pagare, ma permettendogli “solo” di scoprire Ollolai e di far lavorare i commercianti del paese. “Grazie a questa casa abbiamo potuto far lavorare il ristorante, la parrucchiera, la panettiera di Ollolai. Per tutta l’estate c’è sempre stato qualcuno nella casa” chiarisce Cortes. Una sorta di ringrazimento che i due francesi vogliono fare al paese e a tutti gli abitanti di Ollolai. “Sono persone eccezionali, con un’ospitalità fuori dal comune. Noi siamo di origine italiana, ma siamo pur sempre stranieri e loro ci hanno accettato come se facessimo parte della famiglia. Dovevamo fare qualcosa per loro” afferma. E nei progetti di Cortes c’è anche l’andare a vivere stabilmente, con tutta la famiglia, ad Ollolai. “Il B&B è solo una prima tappa del nostro progetto. Nel futuro ci piacerebbe costruire qualcosa che ci permetta di vivere nel paese. Anche perché oggi avere una casa come B&B non basta a me, mia moglie, e i miei bambini per vivere”.  

 

 

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