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I vari superbonus, messi in campo dai governi emergenziali (Conte-Draghi), si erano subito dimostrati debolucci agli occhi di molti magistrati contabili e tributaristi. Osservando le grandi città italiane (abbiamo esaminato Roma) emerge come la procedura per ottenere il superbonus non sia stata azionata nei condomini dove insistono immobili di proprietà di dirigenti di stato. Forse una semplice casualità. Unanime il parere di più commercialisti e avvocati interpellati: comunque i lavori rimangono a carico della committenza, del proprietario di casa. Il governo Draghi ha dichiarato di non rinnovare la detrazione per il miglioramento energetico degli edifici, il noto “Superbonus 110 per cento”. L’Esecutivo ha trovato, sotto emergenza bellica ed energetica, il coraggio necessario per ammettere che i fondi a disposizione sono esauriti, o forse non ci sono mai stati.

In verità, negli ultimi due anni, quei fondi sono stati erogati in piccolissima parte: più del novantasette per cento delle richieste di “Superbonus 110” non sono state evase, o non hanno avuto alcuna risposta anche se i condomini hanno anticipato a tecnici e ingegneri le spese di perizia e fattibilità del progetto. Questi ultimi sono poca cosa, soldi persi ma benedetti: perché su quello scarso tre per cento di condomini, che ha beneficiato gratis dei lavori d’efficientamento e delle ristrutturazioni, ora pende la mannaia di dover pagare le imprese. Queste ultime, poiché hanno lavorato con debite garanzie statali e bancarie, ora si stanno rivolgendo agli avvocati. Siccome l’onere ultimo ricade sulla committenza, e certamente lo Stato non è tenuto a regalare nulla, ora a fianco (ma anche contro) di chi ha lavorato gratis c’è l’Agenzia delle Entrate. Quest’ultima era già stata allertata dall’enorme giro di cessioni del credito, generato dai consulenti che fiancheggiano le imprese nate per usufruire del Superbonus. L’ampliamento delle possibilità di cedere i diritti al rimborso ha fatto il resto, favorendo imprese edilizie che si sono finte in difficoltà.

Si è così generato per pochissimi imprenditori un enorme giro di danaro, su cui Fisco e procure stanno indagando. Risultano già indagate gran parte delle imprese che hanno lavorato in regime di Superbonus: avrebbero quadruplicato i prezzi e il costo delle materie prime, poi avrebbero effettuato interventi non necessari per il solo fine di giustificare inutili manutenzioni straordinarie. Ben si comprende che, in quest’ultimo caso, imprenditori e tecnici vengono indagati mentre i proprietari degli immobili, che hanno tacitamente accettato i lavori, stanno già ricevendo le richieste di rimborso bonus dall’Agenzia delle Entrate. L’Agenzia delle Entrate ha avuto mandato ministeriale d’indagare sull’acquisto dei crediti, per identificare i contribuenti con responsabilità solidale. Per questo motivo a tutti coloro che hanno beneficiato di bonus è prevedibile arrivi la lettera d’accertamento, o direttamente la richiesta di danaro da parte dell’Agenzia. Quest’ultima utilizzerà il canale telematico digitale, ovvero notificherà via cassetto fiscale o Pec (posta certificata) gli importi da restituire. C’è già chi prevede una sorta d’ecatombe, ovvero mitragliate d’iscrizioni ipotecarie e pignoramenti sulle case di chi ha usufruito dei vari bonus.

Qualcuno ci scherza anche sopra: “Ora l’Agenzia delle Entrate può finalmente collaudare il nuovo pignoramento veloce europeo”. Del resto il superbonus non potrebbe mai rivelarsi gratuito, quasi una lotteria per chi volesse rifarsi casa: da un paio di giorni il Fisco sta presentando il conto. In proposito l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato la “Circolare numero 23 del 23 giugno 2022”, in cui vengono ribadite le attività di verifica sulla responsabilità d’aver acquisito crediti da superbonus, ma anche d’aver usufruito gratuitamente dei lavori. L’accusa è d’indebita fruizione del credito da parte del contribuente nel settore bonus edilizi. Quindi per le imprese che hanno fatto i lavori è frode fiscale, mentre per i più o meno inconsapevoli proprietari di casa c’è solo da pagare il conto, evitando che l’Agenzia passi a misure esecutive. Per tutti c’è un beneficio indebitamente percepito, quindi tutti dovranno pagare sanzioni e interessi aggiuntivi.

Il Fisco ha appurato come tutte le imprese che hanno lavorato con i bonus abbiano maggiorato sia il prezzo dei lavori che quello delle materie prime. Una frode che elide ogni beneficio per il contribuente. L’indagine dell’Agenzia era iniziata in silenzio già un paio d’anni fa, con la verifica del sussistere delle condizioni di accesso al “Superbonus 110”. L’indagine aveva appurato che tutti i soggetti coinvolti non avevano i requisiti di legge. Ecco perché oggi l’Agenzia delle Entrate procede al recupero delle illecite detrazioni maggiorate di interessi e sanzioni. Con molta probabilità l’unico a pagare sarà il soggetto beneficiario, quindi il contribuente a cui è intestato l’immobile: quest’ultimo si conferma la sola certezza per il Fisco di recuperare sostanze. Per il Fisco la responsabilità in solido del proprietario di casa si basa sul principio di diligenza: ovvero il condomino beneficiario dei lavori avrebbe dovuto evitare la violazione e l’erogazione di liquidità volta a far arricchire l’impresa responsabile dell’illecito.

Nell’indagine vengono coinvolti anche eventuali tecnici, come ingegneri, architetti, geometri e intermediari finanziari che hanno favorito il passaggio di risorse. Per l’Agenzia delle Entrate sarà anche l’occasione per valutare il contribuente su eventuali incoerenze reddituali e patrimoniali: questo perché il Fisco dovrà appurare il valore del bene e gli interventi eseguiti, facendo emergere la sproporzione tra importo dei crediti ceduti e il valore dell’unità immobiliare. Va detto che Mario Draghi non ha mai nascosto la sua contrarietà all’incentivo che permette di recuperare (a spese dello Stato) il 110 per cento. Incentivo già costato quasi trentaquattro miliardi di euro, e lo stanziamento è ormai esaurito. Draghi ha anche avvertito i partiti che non ci sarà alcuna proroga. Di fatto queste parole hanno ulteriormente sguinzagliato i segugi del Fisco: perché è il proprietario di casa che ha dato il diritto all’impresa edile d’ottenere il rimborso statale tramite la banca.

Qualcuno ricorda che sarebbe bastato dimezzare l’Imu per indurre i proprietari a fare i lavori di tasca propria: le cosiddette manutenzioni ordinarie e straordinarie, che i proprietari hanno ridotto dal governo Monti del 2012 al lumicino, perché Imu e Tasi sono diventate insopportabili. Intanto, causa il superbonus, l’intera filiera edile è oggi in difficoltà. La stretta del Fisco contro le truffe ha fatto si che le banche non accettino più i crediti del Superbonus.

Secondo Confartigianato circa trentamila imprese sarebbero oggi a rischio fallimento, perché l’illusione del superbonus ha distratto le energie delle ditte verso i facili guadagni da efficientamento energetico e bonus facciate. Ora le imprese non possono completare i lavori, e i proprietari di casa non solo pagheranno per portare a termine la ristrutturazione, ma dovranno anche rendere conto del pregresso al Fisco. È facile prevedere che nuovi immobili finiranno in pancia alle banche, e il governo chiuderà così la partita. I vari bonus saranno serviti a far calare la percentuale dei proprietari di casa, come richiesto dall’Ue.

Aggiornato il 30 giugno 2022 alle ore 12:50

 

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