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Come le donne vedono la propria città? Ha risposto un sondaggio Scenari Immobiliari- Gabetti, in occasione della presentazione di “W City, la città delle donne”, il tema del 27° Forum di Santa Margherita Ligure che si terrà il prossimo 13-14 settembre.

Il prossimo Forum di Scenari Immobiliari, giunto alla sua 27° edizione, avrà come tema “la città delle donne”. Ovvero, come le donne vedono la propria città, cosa questa dovrebbe contenere per essere “woman friendly”, cosa invece contiene che contribuisce ad alimentare la soddisfazione dell’altra metà del cielo per la propria città.

Cosa vogliono le donne dalla propria città

“Un punto di vista, quello femminile, che porta alla luce aspetti della città che spesso gli uomini del real estate non considerano neppure, – osserva Paola Ricciardi di Reag Duff&Phelps a margine dell’incontro di presentazione del Forum. – Temi come la sicurezza di girare di notte o la presenza di un servizio di baby sitting condominiale non emergono dalle analisi maschili. Sarebbe invece utile comprendere di quali servizi ed esigenze la città e la casa avrebbero bisogno secondo le donne, che in fin dei conti rappresentano il 50% della clientela e spesso sono coloro a cui spetta la decisione di acquisto anche in una coppia. Non perché le donne vivano in un mondo a parte, ma perché potrebbero suggerire alla città elementi di benessere generale altrimenti lontani dall’attenzione”.

Progettare la città a misura di donna

Un primo tentativo di indagare la visione femminile della città è stato fatto dal sondaggio promosso da Scenari Immobiliari e Gabetti, presentato dai rispettivi vertici Mario Breglia e Roberto Busso. “La domanda di partenza, – spiega Breglia, – è stata: c’è un modo di progettare la città per riflettere il gusto e la sensibilità femminile?”.

La prof. Patrizia Gabellini del Politecnico di Milano, che parteciperà al panel di Santa Margherita Ligure nel Forum che si terrà il prossimo 13-14 settembre, sostiene che una risposta a questa domanda non ci sia. “Ci sono requisiti riassumibili in quattro punti, – spiega la professoressa: –  una città in cui ci sia mescolanza di vedute, opportunità, pratiche d’uso, possibilità di abitare. Le donne chiedono queste cose, che sono proprie di una città che funziona. Inoltre, accessibilità (a livello di infrastrutture ma anche di lavoro), dotazioni urbane, sicurezza e comfort anche nell’ottica del ruolo chele donne spesso hanno di assistenza ad anziani e bambini”. Un ideale che pare incarnato in città come Stoccolma, Vienna, Copenhagen, multiculturali e attenti alle esigenze di tutti.

Una componente fondamentale per la vivibilità della città a misura di donna è la possibilità di una gestione fluida del tempo, una possibilità data anche dalle infrastrutture e dallo smartworking, ma non solo. “In generale tuttavia, – precisa Gabellini, – le condizioni di vivibilità per le donne sono due: che abbiano lavoro e che abbiano cultura. Oggi occorre pensare che il punto di vista della donna non è di un punto di vista che segna una differenza, perché spesso le donne hanno pari accesso a tutte le possibilità. A fare la differenza può essere davvero il contesto della città”.

La presenza delle donne nel real estate

Quanto alla presenza femminile nelle imprese del real estate, secondo Paola Ricciardi rispetto a 20 anni fa le cose sono molto cambiate. “Oggi nel settore la presenza femminile è molto alta, – spiega, – ma occorre agire nel concreto per la loro crescita professionale. Ai vertici è difficile arrivare, ma se la presenza femminile è diventata diffusa il resto verrà. Occorre però ragionare sulla possibilità di conciliare famiglia e carriera. Le aziende cercano soluzioni, lo smartworking su tutte, ma ci vorrebbero formule diffuse e strutturali”.

Abitare al femminile

“Il parere delle donne è fondamentale in quanto sono loro, spesso, quelle che prendono la decisione finale all’acquisto – nota Roberto Busso, ad di Gabetti. – Secondo le nostre indagini condotte su Milano, nelle case oggi si dà più attenzione alla zona giorno rispetto alla zona notte o alla cucina (tanto esiste il food delivery). Il living diventa il centro e il rifugio dei padroni di casa, con divani sempre più grandi e importanti che costituiscono l’elemento d’arredo principale. La domotica si è evoluta nel senso della connessione dei dispositivi in rete e della possibilità di comandarli a distanza con la sola voce. Lo spazio per i device social diventa preponderante, tanto che nell’arredamento occorre prevedere sempre un posto per pc e tablet”.

Prendono sempre più piede, secondo Busso, anche i bagni di grandi dimensioni che diventano anche palestra e spa; i colori brillanti alle pareti (con vendite in deciso calo per le vernici di colore bianco); gli armadi di piccole dimensioni a causa della transitorietà della moda. Il taglio preferito si aggira sui 70-75 metri quadri.

Sondaggio: le donne di Milano, la città, la casa

Come vedono, quindi, le donne la propria casa e la propria città? Secondo i dati del sondaggio, presentati dal direttore generale di Scenari Immobiliari Francesca Zirnstein, dei 120 intervistati (senza distinzione di genere) l’85% dei rispondenti erano donne dell’”elite” milanese o dell’immediata provincia, in buona parte tra i 35 e i 54 anni di età.

In generale, nel rapporto tra la città e la donna, Milano può essere considerata woman friendly e ciò dipende non solo dalla capacità del luogo urbano di adeguarsi ma dalla capacità delle donne di fare lo stesso. La popolazione femminile vive molto più tempo fuori casa rispetto al passato, si sente parte della Polis, vi partecipa e ritiene i temi della sicurezza, delle infrastrutture di trasporti e servizi necessari per conciliare al meglio lavoro, famiglia, aspirazioni personali. Se questo è evidente la città, in questo caso l’area metropolitana milanese, è considerata adatta alla vita femminile.

Secondo il sondaggio la vita in città è considerata adeguata alle esigenze contemporanee e la soddisfazione è ritenuta medio alta per tutti gli aspetti della città ma emergono elementi che potrebbero essere migliorati per conformare ulteriormente i centri urbani al mondo femminile:  alle donne che lavorano serve sicurezza, flessibilità negli orari dei negozi, spazi ricreativi, mobilità;  alle donne che stanno a casa servono più punti di aggregazione, più attività di vicinato; alle donne con figli interessano servizi e smart working per conciliare vita privata e lavoro; alle donne sole importano oltre alla sicurezza il prolungamento degli orari di alcuni servizi; alle donne anziane premono i servizi di assistenza domiciliare, residenze dedicate per combattere anche il fenomeno della solitudine.

Il luogo in cui si vive è ritenuto dalla stragrande maggioranza molto importante e nel medio periodo l’attaccamento è rimasto invariato in ragione del fatto che la città è molto migliorata oltre che per motivi affettivi. La quasi totalità, oltre l’ottantasette per cento, ritiene il quartiere in cui vive adatto alla gestione della vita. Per questo motivo nel caso di necessità di cambiamento oltre il 35 per cento sceglierebbe lo stesso quartiere, e circa un quarto la stessa città. Un quinto è attirato dalla possibilità di poter trascorrere una parte della vita all’estero.

Casa al femminile, a Milano è glamour ma pratica

Per quanto riguarda la casa delle milanesi, il suo identikit è un appartamento in condominio vissuto solo in alcuni momenti della giornata, dove è anche possibile lavorare (la quasi totalità svolgano una professione a tempo pieno fuori casa) utilizzando sala, cucina o studio. È un ambiente luminoso e la luminosità è caratteristica irrinunciabile. La casa, dicono, racconta molto di loro: mostra chi sono, come vivono, quali esperienze hanno fatto e quali sono i loro desideri. Nella casa troviamo rappresentato il bisogno di privacy, infatti è considerata un rifugio, un luogo protetto, ma anche la propensione ad utilizzare quegli stessi spazi come luogo di socializzazione e di contatto con il mondo esterno come luogo di accoglienza. E’ il miglior investimento che si possa fare. Il 75 per cento vive in proprietà e di queste il 40 per cento l’ha acquistata da sola, in alcuni casi con l’aiuto di famigliari. Chi abita in locazione per il 70 ha fatto una scelta personale.

L’attaccamento alla casa è nel tempo rimasto invariato per oltre la metà. Dal punto di vista dimensionale le case sono ritenute adeguate al soddisfacimento delle esigenze e sono quasi equamente distribuite per taglio dimensionali dal bilocale al pentalocale (circa 25 per cento per ogni categoria), meno del 2 per cento i monolocali. Il 72 per cento possiede una cucina separata. Il 60 per cento ha un aiuto domestico e con la presenza dell’aiuto domestico diminuisce l’utilizzo del food delivery, complessivamente poco apprezzato. Le milanesi cucinano, raramente a pranzo, molto spesso la sera, quasi sempre nei fine settimana.

La zona giorno è considerata fondamentale per definire la piacevolezza della vita nell’ambiente domestico da oltre il 70 per cento, una bella e ampia zona giorno rende tutti gli altri difetti della casa più accettabili, e l’aumento delle possibilità di convivialità è al centro dei desideri. Tra gli spazi che le donne ritengono necessari per rendere la vita più semplice appaiono balconi e terrazzi (70 per cento), box o posto auto (52 per cento), cucina (46 per cento) e ripostiglio (48 per cento) ma se a quest’ultimo si aggiunge il locale lavanderia/stireria si supera il 75 per cento delle preferenze. Nonostante l’attività sportiva sia praticata da oltre la metà delle intervistate la maggioranza di queste non è interessata ad avere nella propria casa un locale da dedicare allo sport.

Se le donne avessero 100 mila euro come le spenderebbero?

Avendo a disposizione centomila euro da dedicare alla casa verrebbero privilegiati il rinnovo di arredo e immagine della casa e, se possibile, i lavori di ampliamento. Nel caso di possibilità di cambiamento dell’abitazione la maggioranza rimarrebbe nella stessa zona e si allontanerebbe solo per migliorare i propri standard di sicurezza o per avvicinarsi al centro.

L’atteggiamento delle donne rispetto alla possibilità di scegliere un appartamento in locazione è possibilista, la casa in affitto viene presa in considerazione da circa una metà del campione una valida opzione per consente una maggiore libertà di scelta. Dall’altro lato l’investimento nel bene immobiliare è considerato positivo sia per uso personale sia nel caso di messa a reddito e ciò avviene attraverso i canali tradizionali dell’agenzia immobiliare e del passaparola nel proprio entourage. L’innovazione tecnologica viene interpretata nell’ottica di strumento per un miglioramento del grado di sicurezza, per migliore il proprio comfort e per una maggiore facilità di gestione anche se a scapito di un percepito aumento dello stress e di un rischio privacy.

 

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