Il 2 ottobre 1973 viene pubblicato il sesto album di Fabrizio De André: Storia di un impiegato. Si tratta di un lavoro di forte e chiara connotazione politica, scritto da De André insieme al compositore, pianista e direttore d’orchestra Nicola Piovani (con il quale aveva già collaborato per il precedente album Non al denaro, non all’amore né al cielo) e al paroliere e giornalista Giuseppe Bentivoglio (già coautore di diversi brani del cantautore genovese).
Storia di un impiegato è un cosiddetto concept album, un album cioè nel quale tutti i brani risultano tra loro collegati da un medesimo filo conduttore. Si racconta di un oscuro impiegato che, ripensando alle rivolte del maggio francese, riflette sul suo immobilismo e sulla sua passiva accettazione dell’opprimente potere borghese. Sogna quindi di ribellarsi gettando una bomba a un ballo mascherato al quale partecipano tutti i simboli e i falsi miti di religione, cultura e famiglia che intende eliminare. Ma la liberazione risulta essere fittizia e l’impiegato scopre davanti a un giudice che la sua rivolta si è resa possibile solo grazie a una sorta di beneplacito del sistema del quale è stato inconsapevole strumento. A questo punto l’impiegato esce dal sogno e si ribella per davvero, costruisce una bomba e decide di gettarla in Parlamento. Malauguratamente fallisce il bersaglio e riesce solo a far saltare in aria un’edicola. Finisce così in carcere dove capisce che la lotta non può e non deve essere condotta con azioni individuali ma deve diventare collettiva e trasformarsi in impegno per il bene comune.
Storia di un impiegato fu accolto piuttosto negativamente dal pubblico e anche la stampa specializzata non risparmiò critiche severe. Del resto lo stesso Fabrizio De André, insoddisfatto del risultato, in un’intervista del 1974 ebbe a dichiarare: “ Storia di un impiegato l’abbiamo scritto io, Bentivoglio, Piovani, in un anno e mezzo tormentatissimo e quando è uscito volevo bruciare il disco. Era la prima volta che mi dichiaravo politicamente e so di aver usato un linguaggio troppo oscuro, difficile. L’idea del disco era affascinante: dare del Sessantotto una lettura poetica. Invece è venuto fuori un disco politico. E ho fatto l’unica cosa che non avrei mai dovuto fare: spiegare alla gente come comportarsi.”
L’album è stato riscoperto e rivalutato dagli anni novanta in poi fino a essere considerato unanimemente, pur con i suoi difetti e i suoi limiti, una pietra miliare della discografia di De André e della musica d’autore italiana. Fotografa e immortala un preciso periodo storico ma appare ancora oggi, per le sue tematiche e per la lucidità e il rigore morale con cui vengono affrontate, di estrema attualità.
Cristiano De André, il figlio primogenito di Fabrizio nato nel 1962, decide, quasi a celebrazione del cinquantesimo anniversario del Sessantotto, di rivisitare questo storico album del padre, riproponendolo interamente in un tour teatrale di grande successo con nuovi e più moderni arrangiamenti.
Lo spettacolo, che ha attraversato l’Italia nel corso del 2019, è stato curato, per quanto riguarda l’aspetto scenico e visivo, dall’attrice e regista teatrale Roberta Lena con un’affascinante successione di immagini proiettate sullo sfondo del palco e con emozionanti giochi di luce.
Roberta Lena, nata a Bologna nel 1963 e formatasi alla Civica Scuola d’Arte Drammatica Piccolo Teatro di Milano e al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, ha lavorato in qualità di attrice sia per il teatro, sia per il cinema. In qualità di regista teatrale si è distinta per la sua ecletticità che le ha permesso di affrontare differenti tipologie di teatro e di fare della multidisciplinarità una sua specifica caratteristica.
De André #De André. Storia di un impiegato, presentato alla 78a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia come evento speciale, è il suo primo film da regista di cinema. La pellicola ci ripropone tutti i brani dello storico album interpretati da Cristiano De André durante il tour del 2019 del quale si è detto, facendoci rivivere, da spettatori privilegiati grazie alle ricercate inquadrature, le emozioni del pubblico presente ai concerti.
Ma la vera forza del film risiede nelle parti che interrompono il flusso delle canzoni e che ci mostrano Cristiano durante una sorta di pellegrinaggio nella casa in Sardegna dove ha trascorso buona parte della sua infanzia e adolescenza e nei luoghi frequentati e amati dal padre. Emergono ricordi, pensieri, sentimenti, immagini, piccoli e grandi avvenimenti quotidiani. Viene così approfondito il rapporto speciale e a volte conflittuale con un padre difficile, dal carattere chiuso e complicato, poco incline al sentimentalismo, spesso incapace, nella sua costante, intransigente e feroce ricerca artistica, di concedersi momenti di tenerezza e abbandono.
Cristiano ricorda alcuni incontri con personaggi che apparivano leggendari ai suoi occhi di ragazzino (Paolo Villaggio, Marco Ferreri, Francesco De Gregori), gli scontri, anche violenti, con il padre, tipici momenti di conflitto adolescenziale e di rifiuto dell’autorità, le riunioni felici della famiglia allargata con la presenza contemporanea della madre Enrica “Puny” Rignon e della nuova compagna del padre Dori Ghezzi. E non mancano aneddoti di grande tenerezza come quello relativo al cantautore che, nel cuore della notte, sveglia la moglie per farle ascoltare la canzone Verranno a chiederti del nostro amore appena composta. Cristiano ricorda di essere stato testimone, nascosto dietro un angolo della casa, di questo emozionante e toccante momento.
Le considerazioni e i racconti di Cristiano De André appaiono costantemente pervasi di malinconia. Prevale sempre il ricordo di un passato, importante e ingombrante, che ne ha segnato l’esistenza e che ha lasciato rimpianti e rimorsi per un rapporto irrisolto. Forse anche per questo Cristiano ha sentito la forte e insopprimibile esigenza di ripercorrere la strada del padre, di raccoglierne in qualche modo l’eredità morale e artistica e di ricordarlo e omaggiarlo attraverso la musica, la grande comune passione coltivata da entrambi.
Può darsi che qualche spettatore rimanga un po’ deluso dalla visione di questo film perché la figura di Fabrizio De André, pur essendo presente per tutta la durata dello stesso in quanto autore delle canzoni e protagonista di tutti i ricordi del figlio, rimane marginale, relegata a pochi e brevi filmati d’epoca, spesso neppure inediti.
Per contro risulta predominante la figura di Cristiano De André che rivive il legame con il padre attraverso un lungo e ininterrotto monologo che mette a nudo le proprie debolezze, le incomprensioni, i tardivi riconoscimenti, il faticoso e difficile tentativo di ricucire un rapporto più volte negato e ricercato, perso e ritrovato nel corso degli anni.
E credo fosse questo il fine, pienamente raggiunto, del film di Roberta Lena: fornirci il ritratto di un uomo che ha dovuto fare i conti con un padre incombente e geniale, quindi inevitabilmente e suo malgrado scomodo e castrante, e che oggi, grazie alla riproposizione di una delle sue opere più importanti e attuali, può finalmente ripensare al passato con matura serenità, conscio di averne compreso e raccolto la testimonianza, di non averne tradito la memoria e di aver contribuito a perpetuarne il ricordo mettendo in campo il medesimo impegno artistico, politico e sociale.
GianLuigi Bozzi
al cinema solo Il 25, 26, 27 ottobre distribuito da Nexo Digital
DEANDRÉ#DEANDRÉ STORIA DI UN IMPIEGATO
Produzione artistica e arrangiamenti: Cristiano De André e Stefano Melone
Un film di Roberta Lena
Prodotto da Ettore Caretta per Intersuoni, Dori Ghezzi per Nuvole Production, Franco Di Sarro per Nexo Digital
Regia Cinematografica e Teatrale e Soggetto Roberta Lena
Produzione Esecutiva Intersuoni
Con Cristiano De André, Dori Ghezzi, Filippo De André
La Band: Davide Pezzin, Davide De Vito, Osvaldo Di Dio, Riccardo Di Paola
Sceneggiatura Alfredo Covelli, Roberta Lena
Montaggio Claudio Cormio
Direttore della Fotografia Martino Pellion Di Persano
Supervisione al montaggio del suono Silvia Moraes
Operatore drone e seconda camera, Tommaso Montaldo
Montatore del suono Alessandro Bonfanti
Organizzatore Generale Federico Mazzola
—————————–
—————————–
Se sei giunto fin qui vuol dire che l’articolo potrebbe esserti piaciuto.
Usiamo i social in maniera costruttiva.
Condividi l’articolo.
Condividi la cultura.
Grazie
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
Informativa sui diritti di autore
La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.
Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?
Clicca qui