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I contribuenti che adottano il regime forfettario e ricevono una proposta di concordato preventivo fiscale per l’anno 2024, possono beneficiare di uno sconto introdotto dal governo per stimolare l’adesione a questa misura di compliance. Questa novità fa parte degli aggiornamenti decisi dal Consiglio dei ministri che prevedono modifiche alla flat tax sui redditi incrementali.

L’incentivo mira a rendere più attraente il concordato preventivo, che finora ha avuto un avvio lento. Il governo ha introdotto agevolazioni specifiche per i forfettari, con l’obiettivo di aumentare la partecipazione a questo strumento fiscale. Non ci resta che vedere da vicino tutte le novità con alcuni esempi concreti:


  • Quali sono e come funzionano le nuove aliquote del concordato preventivo fiscale 2024

  • Concordato preventivo fiscale 2024, esempi pratici dell’applicazione delle nuove aliquote

Quali sono e come funzionano le nuove aliquote del concordato preventivo fiscale 2024

Innanzitutto le start-up e le imprese innovative che aderiranno al concordato preventivo fiscale beneficeranno di una riduzione dell’imposta sui redditi aggiuntivi. Accettando il patto con il Fisco, queste aziende saranno soggette a una mini flat tax del 3% sui redditi incrementali, un vantaggio esclusivo per le start-up nel regime forfettario, ovvero quelle con ricavi annuali non superiori a 85.000 euro.

Se quella che abbiamo visto è la situazione più estrema ovvero quella più vantaggiosa, per le altre società o professionisti in regime forfettario, la tassazione sui redditi eccedenti sarà tra il 10% e il 15%. L’imposta è determinata in base al punteggio ottenuto nella valutazione fiscale dell’Agenzia delle entrate:


  • 10% per i contribuenti con un punteggio da 8 a 10 (considerati affidabili);

  • 12% per chi ha un punteggio tra 6 e 8;

  • 15% per coloro con un punteggio inferiore a 6.

Queste aliquote si applicano sul differenziale tra il reddito del 2023 e l’incremento di reddito calcolato sulla base dei termini di adesione al concordato preventivo fiscale.

Se incrociamo questi dati con le nuove aliquote, emerge che:


  • fino a 8.000 euro non è vista l’applicazione di alcuna aliquota fiscale e tra il 10 e il 15% (in base al punteggio Isa) fino a 28.000 euro sul differenziale tra il reddito del 2023 e l’incremento di reddito calcolato sulla base del concordato preventivo fiscale;

  • fino a 28.000 euro si applica un’aliquota fiscale del 23% e tra il 10 e il 15% (in base al punteggio Isa) fino a 50.000 euro sul differenziale tra il reddito del 2023 e l’incremento di reddito calcolato sulla base del concordato preventivo fiscale;

  • tra 28.000 e 50.000 euro si applica un’aliquota fiscale del 35% e tra il 10 e il 15% (in base al punteggio Isa) per la parte rimanente fino a 50.000 euro sul differenziale tra il reddito del 2023 e l’incremento di reddito calcolato sulla base del concordato preventivo fiscale;

  • oltre 50.000 euro si applica un’aliquota 43% e tra il 10 e il 15% (in base al punteggio Isa) sul differenziale tra il reddito del 2023 e l’incremento di reddito calcolato sulla base del concordato preventivo fiscale;

Se questi sono le decisioni finali del governo, è interessante capire come si è arrivati a queste determinazioni. Il Fisco calcola infatti la tassazione utilizzando un mix di dati, partendo dal reddito forfettario del contribuente. Analizza l’attività economica tramite il codice Ateco e incrocia questi dati con gli Isa (Indici sintetici di affidabilità). Dopo aver determinato la redditività dei contribuenti più affidabili, calcola un coefficiente di rivalutazione per adeguare il reddito dichiarato.

L’Agenzia delle entrate prevede un livello minimo di reddito che varia da settore a settore. Se il reddito dichiarato, rivalutato con il coefficiente, non raggiunge questo minimo, il contribuente sarà comunque sottoposto alla proposta concordataria.

L’aggravio impositivo derivante da questo meccanismo è comunque contenuto. Calcolatrice alla mano, la maggiore imposta non supera i 1.500 euro, mantenendo l’aliquota flat al 15%. Il governo ha quindi previsti le agevolazioni che, come abbiamo esaminato, consente di applicare un’imposta tra il 10% e il 15% sui redditi aggiuntivi ovvero del 3% per le start-up come incentivo ulteriore ad aderire al concordato preventivo fiscale che per le partite Iva con regime forfettario vale solo per il 2024 (e non è dunque biennale come per le partite Iva con regime ordinario).

Concordato preventivo fiscale 2024, esempi pratici dell’applicazione delle nuove aliquote

Ai contribuenti è dato tempo fino al 31 ottobre per accettare o rifiutare la proposta di concordato preventivo fiscale 2024. Ma attenzione: se il contribuente viene trovato con attività non dichiarate o passività indeducibili superiori del 30% rispetto ai ricavi concordati, l’accordo viene annullato. Stesse conseguenze se la comunicazione dei dati Isa risulta incompleta o errata, con un errore che riduce il reddito dichiarato di almeno il 30%.

Proviamo allora ad esaminare alcune simulazioni. Ad esempio quella che riguarda un ristorante con ricavi annuali di 302.000 euro, un utile dichiarato di 5.400 euro e un Isa pari a 4,08. Potrebbe ricevere una proposta di reddito di 25.111 euro per l’anno corrente e di 45.227 euro per quello successivo. Si tratta di un incremento di otto volte il reddito dichiarato.

Allo stesso modo, una pizzeria con ricavi di 357.000 euro, un utile dichiarato di 7.400 euro e un Isa del 4,92, riceverà una proposta di 27.575 euro per il 2024 e 48.172 euro per il 2025. Su queste cifre saranno applicate le aliquote agevolate, pari – in questi casi – al 15%. Ma nel caso di una start up sarà si riduce al 3%.

 

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