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Come uscire dalle “secche” del sovraindebitamento? C’è uno strumento trasparente in Caritas Reggio Calabria chiamato microcredito. La testimonianza di un professionista reggino: «Se dovessi dare un consiglio è quello di non esitare a chiedere aiuto alle persone giuste».

Dal sovraindebitamento al microcredito: le storie da Reggio Calabria

«La mia vicenda è iniziata sei anni fa e si sta concludendo proprio in questi giorni, ho quasi finito di ripagare il prestito che il fondo diocesano mi ha concesso e che ha salvato la mia situazione economica». A raccontarlo ad Avvenire di Calabria è Luigi (nome di fantasia, ndr), un giovane professionista reggino che aveva contratto dei debiti in cui rischiava di affogare e che lo avrebbero esposto a moltissimi rischi, tra i quali quello di usura, come tantissime altre persone, specialmente in tempi di crisi economica e in un ambiente finanziariamente depresso come la nostra provincia. 


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Le ragioni del sovraindebitamento possono essere tante e non sempre traumatiche o drammatiche, ma un accumulo costante di concause, come nel caso di Luigi: «Avevo moltissimi crediti in giro, perché io ho comunque sempre lavorato, alcuni da enti pubblici, altri da privati, ma non venivano saldati, mentre le spese, anche nei confronti del fisco crescevano».

In molti casi, specialmente al Sud Italia e in Calabria, a intervenire prima di qualunque altra realtà è la rete familiare o amicale, ma allora come si arriva a una situazione simile? «Spesse volte per orgoglio – spiega Luigi – ma anche per una questione di immagine: è difficile continuare a lavorare se si sparge la voce che sei indebitato. E così si tende a non cercare aiuto. In casi diversi dal mio, che sono stato fortunato a rivolgermi alle persone giuste che mi hanno aiutato, si tende a cercarlo in posti sbagliati: magari da chi si percepisce come di successo perché guida “il macchinone” ma quello è un grandissimo pericolo, una trappola».

Proprio questo è il pericolo che corre chi si trova in situazione di estrema difficoltà a uscire dal sovraindebitamento, quello di rivolgersi ad interlocutori come usurai o criminali, giungendo a rovinare ulteriormente la propria vita.

Un rischio che può essere evitato dall’accesso al microcredito come quello che il fondo della Caritas diocesana fornì a Luigi anni fa: «Raccontai i miei problemi a un mio conoscente che mi disse che avrebbe potuto parlare di me a uno dei responsabili dello sportello diocesano, ed oggi posso dire che fu una grandissima fortuna rivolgermi a quella persona che magari appariva poco, dava poco nell’occhio ma la cui presenza è stata decisiva: in meno di un mese, il prestito del fondo riuscì a farmi azzerare i debiti che avevo accumulato, che comunque ammontavano a qualche decina di migliaia di euro, e che con calma e con qualche sacrificio sono riuscito a ripagare negli anni. È stato un aiuto decisivo che mi ha consentito di rimettermi in piedi».

Ma qual è il principale problema, nel nostro territorio, che spinge persone ordinarie, professionisti come Luigi sull’orlo della bancarotta? «Molti pensano che chi si indebita lo faccia perché vive al di sopra delle proprie possibilità – spiega – ma per me non è stato così, il problema è stato principalmente il malcostume di non pagare. Magari ci si ritrova a pensare di incassare 100 e ritrovarsi a volte con 50, con 20 o con 0. Ma i doveri e gli obblighi restano gli stessi e, nel tempo, si accumulano».

«Se dovessi dare un consiglio a chi oggi si trova nella mia stessa situazione – conclude Luigi – è quello di non esitare a chiedere aiuto alle persone giuste, di non tentare di resistere troppo a lungo ma di affidarsi a interlocutori credibili, come nel mio caso è stato il Fondo della Caritas diocesana». Un aiuto concreto contro la crisi che può prevenire situazioni ancora più gravi.


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Il progetto del Fondo di microcredito diocesano nasce per far fronte alla difficile situazione economica in cui si sono trovate molte persone, interi nuclei familiari e piccole attività commerciali e artigianali della diocesi a causa della pandemia da Covid-19 e non solo.

«In questi anni – racconta Elio Cotronei, che è uno dei promotori del progetto – il Fondo ha assistito 139 persone, solo l’anno scorso circa una decina». Un aiuto concreto: infatti il fondo ha lo scopo di dare immediato sostegno finanziario alle persone che si trovano in una situazione di momentanea difficoltà finanziaria oppure che necessitano degli iniziali mezzi economici per avviare una attività lavorativa, commerciale o artigianale.

Il Fondo non interviene su bisogni economici che abbiano natura ricorrente o di gestione ordinaria del menàge familiare. Il progetto è gestito dal Servizio di consulenza finanziaria della Caritas diocesana e possono beneficiarne famiglie o singole persone presenti nel territorio diocesano che siano esclusi dal credito bancario e finanziario e non in situazioni di usura.

Le richieste di intervento devono pervenire, di norma, da una Parrocchia che svolge una fase di pre-ascolto e presenterà successivamente il richiedente al Servizio diocesano della Caritas. La Parrocchia d’appartenenza è comunque informata e coinvolta sulle richieste istruite direttamente dal Servizio Caritas.

Le persone richiedenti l’intervento del Fondo devono poi dimostrare di avere una potenziale capacità di produrre reddito, documentando, con qualsiasi modalità, una storia lavorativa pregressa o attuale. Il Fondo infine concede la somma deliberata previo impegno scritto alla restituzione entro un ragionevole lasso di tempo tale da non provocare un ulteriore squilibrio nella gestione finanziaria del richiedente.

Le somme concesse a prestito dovranno essere restituite alle scadenze concordate con il richiedente e senza aggravio di interessi o spese. I prestiti saranno erogati con bonifico bancario, assegno non trasferibile o altra modalità direttamente a favore del creditore del richiedente in modo tale che il pagamento sia tracciabile.

Gli interventi a favore di un soggetto sono solo “una tantum” o comunque non possono essere ripetitivi sul medesimo soggetto almeno fino alla presenza di un finanziamento precedente.


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«Siamo favorevoli alla proposta del Movimento consumatori e delle Acli di creare un osservatorio sul sovraindebitamento e sulla consulenza sul debito». Sono queste le parole di Massimo Bitonci, sottosegretario al ministero delle Imprese e del made in Italy, riportate nel comunicato relativo alla presentazione del 9 marzo nella sala del Parlamentino del Cnel, dei dati conclusivi del progetto «Riparto – Percorsi di inclusione finanziaria e di accompagnamento per la gestione e soluzione delle situazioni di sovraindebitamento per la ripartenza».

L’iniziativa promossa per contrastare il sovraindebitamento in Italia, finanziata dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali, ha offerto assistenza gratuita ai cittadini e alle imprese che si trovano in situazioni di sovraindebitamento.

«Il sovraindebitamento ha delle origini diverse: in primis, c’è un problema di mancanza di formazione e educazione finanziaria. Per questo il ruolo di associazioni come il Movimento dei consumatori e le Acli è fondamentale. È necessario che ci sia una stretta collaborazione interministeriale, tra il ministero del Lavoro, il ministero delle Finanze e il ministero della Giustizia».

Ha proseguito Bitonci durante la discussione durante la quale gli organizzatori hanno presentato proposte concrete per far ripartire cittadini e micro imprese colpite dalla crisi, come ad esempio la necessità di istituire un osservatorio nazionale e l’importanza di garantire servizi gratuiti di consulenza sul debito.

«Tutto quello che serve per monitorare la situazione, come un osservatorio, è benvenuto. Questa rete di supporto contro il sovraindebitamento ha l’obiettivo di lottare contro ogni forma di povertà. Siamo chiamati ad intervenire verso chi è in difficoltà: è un principio etico, anche afferente alla nostra fede cattolica. Noi siamo disponibili e lavoreremo insieme per questo», sono state le parole di Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia, che ha a aggiunto: «Tutte le progettualità sul sovraindebitamento devono considerare le differenze di luoghi. La questione meridionale deve illuminare tutte le scelte che cercano di alleviare questo problema. I dati Istat del 2021 mostrano come nel Mezzogiorno l’incidenza della povertà familiare è al 10%, nel Nord al 6,7%. Bisogna cablare gli interventi a seconda delle esigenze del territorio».


 

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