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Stefano Deliperi*

C’è proprio chi ha trovato l’America non lontano da casa sua. In Sardistàn, ad esempio. E’ il caso del Gruppo Marcegaglia certamente.    Titolare, attraverso la Mita Resort s.r.l. (45% del capitale sociale in mano a Emma Marcegaglia, il resto di proprietà di Massimo Caputi, Andrea Donà delle Rose, Lorenzo Giannuzzi), del Forte Village di S. Margherita di Pula, definito da anni il migliore resort del mondo, ha acquisito da poco l’ex Arsenale di La Maddalena.   Due conti su questa struttura.  L’ex Arsenale di La Maddalena è diventato un hotel a 5 stelle (115 stanze, di cui 22 suites), un centro benessere con porto turistico (600 posti barca) grazie agli interventi programmati per la riunione G 8 poi spostata a L’Aquila. Una dei fulcri del noto sistema gelatinoso.  Sono stati spesi 118.946.000,00 euro in proposito (48.400.000,00 euro per la ristrutturazione dell’Arsenale in albergo + 23.436.000,00 euro per la realizzazione di servizi connessi + 41.610.000,00 euro per l’adeguamento del bacino dell’Arsenale in porto turistico + 5.500.000,00 euro per il piano di caratterizzazione e la bonifica ambientale, dati Protezione civile) di soldi pubblici. 227 mila metri cubi di volumetrie turistiche su un’area di 115 mila metri quadri, un porto turistico in posizione privilegiata. La gestione è stata affidata – per 40 anni – alla Mita Resort s.r.l., verso il pagamento di 31 milioni di euro (cioè poco più di 64.583 euro mensili per i 480 mesi di contratto) allo Stato e un canone annuale di 60 mila euro in favore della Regione autonoma della Sardegna. Una miseria. L’affidamento è stato effettuato dalla struttura di missione gestita dal sottosegretario alla Protezione civile (e direttore del Dipartimento della Protezione civile) Guido Bertolaso e successivamente il complesso è stato trasferito alla Regione autonoma della Sardegna. La Regione autonoma della Sardegna dovrà pagare quale proprietario ben 400 mila euro all’anno di sola I.C.I. Insomma, un vero affare. Ma un altro affare, di proporzioni straordinarie, si profila all’orizzonte. Sulla costa di Teulada, da Capo Spartivento a Tuerredda, a Malfatano. Uno dei grandi tratti di costa (circa 35 km.) ancora in gran parte integri del Mediterraneo. Rocce, piccole calette (Tuerredda, Campionna, Piscinnì), ambienti dunali, stagni (Piscinnì, Tuerredda), porti naturali già utilizzati in antichità (come la Merkat fenicia nel rìas di Malfatano). Da parecchi anni incombe il tentativo speculativo su questo autentico paradiso costiero. Negli anni ’70 del secolo scorso furono i lombardi Monzino, attraverso la loro società S.I.T.A.S. s.p.a., a progettare su quasi 900 ettari di costa la nuova Costa Smeralda nel sud Sardegna. Si doveva chiamare Costa Dorada: alberghi, ville, campi da golf con centinaia di migliaia di metri cubi di volumetrie. Non se ne fece quasi nulla.   Soltanto la durissima opposizione legale delle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra condusse alle condanne in sede penale ed alla successiva demolizione delle opere abusive del tentativo speculativo nella splendida baia di Piscinnì, enclave amministrativa di Domus de Maria, portata avanti in un primo momento dal gruppo Monzino, successivamente da una società aderente alla Lega delle Cooperative. Alcuni anni fa la Società immobiliare venne rilevata dalla Forma Urbis s.p.a. di due architetti-imprenditori veneti, Gianpietro Gallina e Albano Salmaso, che fecero proclamare, con sovrano sprezzo del ridicolo, all’allora Sindaco di Teulada Tore Mocci l’arrivo sulle coste sulcitane di ben 2.500 posti di lavoro ed anche di più grazie ai 180 mila metri cubi di alberghi e ville di lusso che gli intraprendenti veneti affermavano di voler realizzare.     In realtà non hanno realizzato un bel niente, così come a Capo Pecora, sulla costa di Arbus, dove hanno rilevato la storica azienda agricola sul mare dei Casana.   A questi architetti-imprenditori evidentemente interessava farsi approvare i progetti immobiliari e rivendere a prezzi esorbitanti.   Ed è quello che hanno fatto.   Anche dividendo in cinque l’unico progetto immobiliare, con l’avvallo della Regione autonoma della Sardegna, ai fini delle valutazioni di impatto ambientale, in contrasto con la direttiva comunitaria in materia (la n. 85/337/CEE, integrata e modificata dalla n. 97/11/CE).  Così ha visto la nascita il nuovo progetto comprendente il complesso ricettivo “eco-compatibile” Malfatano Resort s.p.a., una joint venture composta da Sansedoni s.p.a. (40 %, gruppo Fondazione Monte dei Paschi di Siena), famiglia Benetton attraverso la Ricerca Finanziaria s.p.a. (25 %), Gruppo Toffano (24 %), Silvano Toti s.p.a. (11 %). Qui il fortissimo interesse del Gruppo Marcegaglia.  Infatti, il Gruppo dell’attuale Presidente nazionale della Confindustria Emma Marcegaglia gestirà – secondo i programmi – il resort di Malfatano (300 camere, 5 stelle) a partire dal 2011.  Ma non solo.  La partnership fra Sansedoni s.p.a. e Mita Resort s.r.l. vede accanto un affare strettamente immobiliare di non poco conto: a fine marzo 2010, dando corpo e conferma ai peggiori fantasmi mattonari, il Consiglio comunale di Teulada ha approvato – all’unanimità – una deliberazione concernente la rilocalizzazione di volumetrie, l’acquisizione di concessioni demaniali sulle ridotte spiagge e, soprattutto, la drastica decurtazione della quota alberghiera con la destinazione del 25% delle volumetrie a ville. L’intento, in pratica, è di “variare l’impianto urbanistico dell’attuale piano di lottizzazione per adeguarlo alle richieste del mercato turistico”, come riporta fedelmente La Nuova Sardegna, nell’edizione del 25 marzo 2010.  L’iniziativa è propedeutica a un futuro accordo di programma Comune – Regione – Privato. Più ville e meno alberghiero. E le prospettive occupative dell’affare sono anticipate da quanto sta avvenendo a La Maddalena con avvisi al pubblico di richieste di personale a cinque stelle.  Quanti teuladini?  Boh, vedremo. Eppure è quanto persegue da tempo il Comune di Teulada, secondo cui ormai non vi sarebbe alcun ostacolo per spalmare i 140 mila metri cubi di volumetrie complessive sui 700 ettari di costa.     I lavori sono stati  avviati nei mesi scorsi, prevedendo in prospettiva (deliberazione Consiglio comunale Teulada n. 37 del 3 ottobre 2008) lo spostamento di 33.500 metri cubi e la descritta variazione di destinazione d’uso.    Ancora una volta sono state le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra a rivolgersi alle amministrazioni pubbliche competenti ed alla magistratura, auspicando un efficace intervento in tempi brevi. Non basta il lento assassinio ambientale della splendida spiaggia di Tuerredda, “assalita” da centinaia di bagnanti, da chioschi e da “generose” concessioni demaniali, non basta l’emblematica vicenda della lottizzazione abusiva di Baia delle Ginestre ad opera dei lombardi Antonioli, non basta il fallimento turistico dell’allucinante cubo di cemento dell’Hotel Rocce Rosse, poi trasformato in condominio.    Il turismo mattonaro oggi ha le sembianze di Emma Marcegaglia e dei Benetton, mentre gli indigeni che da generazioni vivono e lavorano a Malfatano stanno per essere cacciati da casa loro (e dai loro 5 ettari nel bel mezzo della lottizzazione) perché disturbano. Come i Mapuche della Patagonia.      Emblematico e da vedere il film-documentario Furriadroxius, di Michele Mossa e Michele Trentini, sugli ultimi abitanti della comunità agro-pastorale di Malfatano.   Nell’indifferenza della Regione autonoma della Sardegna, delle amministrazioni locali, delle forze politiche e degli stessi teuladini.   Nelle sedi della politica, solo l’on. Claudia Zuncheddu (RossoMori) ha presentato un’interpellanza in proposito (la n. 59/C-4 del 3 dicembre 2009) al Presidente della Regione autonoma della Sardegna, agli Assessori regionali della difesa dell’ambiente e degli Enti locali, finanze, urbanistica.   Gli altri a schiena dritta e in silenzio. Fuori dai piedi, oggi si costruiscono ville da 380 mq. di coperto in vendita e migliaia di mq. di giardino esclusivo a 1,5 milioni di euro l’una, così racconta sorridendo chi sta sui mezzi cingolati. Sarebbero proprio da rivedere i luoghi comuni che vedono i sardi quale popolo orgoglioso, tenace, portato all’indipendenza ed all’autogoverno. A parte le tante invasioni più o meno cruente che la Sardegna ha visto nel corso dei secoli (dai cartaginesi ai romani, dai vandali ai bizantini, dagli arabi ai saraceni, dai pisani ai genovesi, dagli aragonesi ai piemontesi, agli alleati anglo-americani), conserviamo tuttora – nelle tante varianti – sa limba, la più fedele discendente del latino (lingua degli invasori) e tutt’oggi, nonostante roboanti dichiarazioni, sos istranzos che approdano sulle nostre coste ricevono un’accoglienza straordinariamente benevola. E’ il caso di tanti speculatori immobiliari nel corso degli ultimi decenni.    Rapinatori di territorio che spesso hanno lasciato soltanto briciole o macerie agli indigeni. Chiedetelo, giusto per fare un esempio, ai tanti piccoli imprenditori rimasti sul lastrico grazie al bresciano Bertelli impegnato a cementificare Stintino. Tuttavia la solfa non è cambiata.  Le lezioni non sono servite.    Nemmeno il momento potenzialmente favorevole della presenza dell’Amministrazione regionale Soru ha consentito di acquisire l’area, con i mezzi previsti dalla legge, alla disponibilità della recente Agenzia della Conservatoria delle coste della Sardegna.    Si poteva salvare dalla solita valorizzazione mattonara uno dei tratti più belli ed integri di costa del Mediterraneo, ma non se n’è voluto fare nulla.

*Gruppo d’Intervento Giuridico

In precedenza su Il Manifesto Sardo, n. 63, 1 dicembre 2009

dal sito web della Società Sansedoni s.p.a. (http://www.sansedonispa.it/) Capo Malfatano si trova sulla costa sud-occidentale della Sardegna, nel comune di Teulada e nella provincia di Cagliari, da cui dista 40 km. La proprietà si estende per circa 670 ettari su una zona di grande fascino paesaggistico e di rinomata bellezza, e comprende la celebre spiaggia di Tuarredda, tra la penisola di Capo Malfatano e Capo Spartivento. Proprietaria del terreno e promotrice del progetto è la società S.I.T.A.S. SrL, partecipata da Sansedoni, Gruppo Toti, Ricerca Finanziaria (Benetton) e Gruppo Toffano di Padova. Il progetto mira alla valorizzazione del territorio e delle risorse locali, uniche per bellezza e fascino, attraverso la realizzazione di un sistema integrato di strutture ricettive e residenziali di elevato standard qualitativo, nel massimo rispetto del territorio. Obiettivo degli azionisti, viste le caratteristiche di massima qualità ambientale e paesaggistica della proprietà, è quello di realizzare un polo di assoluta eccellenza nell’offerta turistico ricettiva, adottando modelli già testati con successo nei mercati internazionali e con un’attenzione particolare alle caratteristiche naturali autoctone e alla sostenibilità del progetto stesso. L’intervento, prevede la realizzazione di hotel, di un centro conferenze e di residenze di lusso, per un totale di circa 140.000 metri cubi.

 

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