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Rallenta il calo dei prestiti delle banche al settore privato. Secondo gli ultimi dati Bankitalia a marzo si è registrato un calo del 2,4% sui dodici mesi (rispetto al -2,5% del mese precedente). Nel dettaglio i prestiti alle famiglie si sono ridotti dell’1,4% sui dodici mesi (come nel mese precedente) mentre quelli alle società non finanziarie si sono ridotti del 3,9% (-3,8% nel mese precedente). Il tasso di variazione dei depositi del settore privato sui dodici mesi è risultato nullo (era in calo dell’1,2% in febbraio); la raccolta obbligazionaria è aumentata del 18,7% (18% il mese precedente).

Buone notizie sul fronte dei tassi che nonostante i continui rinvii della Bce cominciano ad alleggerirsi. A marzo i tassi di interesse sui prestiti erogati alle famiglie per l’acquisto di abitazioni comprensivi delle spese accessorie, il famoso Taeg, il tasso annuale effettivo globale, si sono collocati al 4,21% (in calo di un decimo di punto). Bankitalia precisa che la quota di questi prestiti con periodo di determinazione iniziale del tasso fino a un anno è stata del 14% (era il 17% a febbraio). Per l’Unione nazionale consumatori si tratta di una boccata di ossigeno per le famiglie con il mutuo a tasso variabile. «Bene, prosegue la discesa dei tassi iniziata a dicembre. Dopo il picco raggiunto a novembre, quando il Taeg era arrivato al 4,92 per cento, un record che non si vedeva dal dicembre del 2008».

Il Taeg sulle nuove erogazioni di credito al consumo si è collocato al 10,61% sostanzialmente stabile. I tassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono stati pari al 5,26% (5,34% nel mese precedente), quelli per importi fino a 1 milione di euro sono stati pari al 5,73%, mentre i tassi sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia si sono collocati al 4,95%. I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono stati pari all’1,04%.

Secondo il Centro studi di Unimpresa da marzo 2023 a marzo 2024 lo stock totale di prestiti bancari alle imprese italiane è crollato del 4,6%, da 643 miliardi a 613 miliardi. I tassi con i tassi d’interesse sono cresciuti di un punto, dal 4,30% al 5,26% tra il 2022 e il 2023. Le imprese hanno avuto molti più problemi nel pagare le rate di vecchi finanziamenti, con gli arretrati aumentati di circa il 9%. Per le imprese italiane gli ultimi 12 mesi, il rapporto con le banche si è fatto sempre più controverso: la maggiore restrizione degli istituti nel concedere nuovo credito, divenuto assai più costoso a motivo dell’aumento del costo del denaro, si accompagna una crescente difficoltà nell’onorare le scadenze dei finanziamenti cosiddetti “in essere”, con le sofferenze bancarie salite di quasi 1,5 miliardi: dai 17 miliardi e 288 milioni di marzo 2023 si è passati a 18 miliardi e 783 milioni di marzo scorso, pari a una salita dell’8,6% in appena 12 mesi.

«La riduzione del totale dei prestiti rappresenta un duro colpo per le imprese, che potrebbero trovarsi in difficoltà nell’avere a disposizione la liquidità essenziale per la loro attività. L’incremento dei tassi d’interesse di quasi un punto ha reso il credito notevolmente più costoso per le imprese, riducendo ulteriormente la loro capacità di investimento e crescita. La salita delle sofferenze evidenzia una maggiore difficoltà nel pagamento delle rate dei finanziamenti esistenti, con potenziali rischi per la stabilità finanziaria delle imprese» commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.

 

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