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Sergio Fidani

 

di Maria Cristina Pasquali

“Il mondo è un libro. Chi non viaggia ne legge una pagina soltanto” (Sant’Agostino)

Sergio Fidani, quarantunenne maceratese, sta per festeggiare il suo secondo compleanno in Cina. Dopo la maturità classica si è laureato in Giurisprudenza a Macerata e possiede un Master in Gestione Aziendale all’Istao di Ancona. Questo ottimo curricolo di studi non gli è però bastato a contrastare la crisi economica che ci attanaglia. Dopo aver soggiornato per brevi periodi, all’estero, è letteralmente “volato” da più di un anno nella Repubblica Popolare cinese destinazione Ningbo, Zhejiang (Cina orientale), dove insegna inglese in una scuola privata. Non nasce dunque insegnante, ma ci diventa per lavorare all’estero. In Cina accolgono a braccia aperte chi insegna inglese la lingua ormai veicolare del pianeta. Ne hanno estremo bisogno. Sergio ha fatto di necessità virtù. Ha approfittando cioè della sua grande passione per i viaggi e della sua competenza linguistica per trovare lavoro. Partire per un paese così lontano non lo ha spaventato. Per lui viaggiare significa “rincorrere a mio modo la felicità”. Ci ha rilasciato questa interessantissima intervista… lunga, ma assolutamente da non perdere.

 

World Trade Center - Shanghai

World Trade Center – Shanghai

Quale era la sua occupazione prima di partire? «Ho lavorato per un paio di aziende come dipendente, prima e dopo aver conseguito la laurea in legge e un master in gestione aziendale; quindi mi sono dedicato all’edilizia, inizialmente collaborando nell’impresa di costruzioni di famiglia, infine gestendo in proprio, con due colleghi olandesi, un’agenzia immobiliare che intendeva promuovere le Marche e il suo territorio in tutta Europa. Ho praticato la pallavolo a livello semi professionale per tanti anni, circa venticinque, e questo mi ha permesso di frequentare ragazzi di ogni età ed estrazione sociale, di arricchirmi a livello personale, nonché mi ha regalato una speciale attitudine ai rapporti umani, oltre che una buona forma fisica, nonostante sia diventato da poco socio del club degli “anta”. Ma il mio desiderio è stato sempre quello di viaggiare e condividere la mia cultura e le mie conoscenze con quelle di gente di paesi diversi, imparando nuove lingue, cosa che considero il vero e proprio strumento per realizzare questo mio sogno. Ricordo con nostalgia la mia prima giovinezza, scarrozzato quasi a forza dai miei genitori (in particolare mia madre), ai quali però sarò sempiternamente riconoscente, tra corsi di inglese, palestre e soggiorni-studio tra l’Inghilterra e il Canada.»

In che cosa consiste il suo lavoro attuale? «Ora, proprio grazie a questo, ho ottenuto la certificazione come insegnante Tefl (insegnante di inglese come lingua straniera) e lavoro per una scuola privata nel distretto di Ningbo, Zhejiang, una delle province più ricche e sviluppate della Cina Orientale. Tengo corsi di inglese per tutti, dai bambini dell’asilo, ai teenagers, fino agli adulti e passo da classi di 30 studenti fino a lezioni individuali.»

Tongji bridge - Yuyao

Tongji bridge – Yuyao

Cambiare nazione e cambiare lavoro dovrebbe essere faticoso… «Mi trovo molto bene in questa mia nuova veste e in questo posto, anche se, come sempre accade, ci sono aspetti positivi e negativi. Ma se dovessi porli sui piatti di una ipotetica bilancia, sicuramente questa penderebbe dalla parte giusta. Ovviamente ho avuto qualche momento di impaccio nell’affrontare un mondo e una cultura che definire letteralmente opposti al nostro, non rende nemmeno lontanamente l’idea. Ma dopo questo brevissimo periodo di naturale scombussolamento, grazie anche alla frequentazione di ragazzi cinesi, molto cordiali e disponibili, e dei miei colleghi stranieri, mi sono integrato alla perfezione. Avevo anche cominciato a scrivere un blog che descriveva approfonditamente le difficoltà che ho affrontato all’inizio di questa nuova esperienza.»

Città vecchia di Shanghai

Città vecchia di Shanghai

Però mi sembra di capire che se ne è andato dall’Italia anche (se non più) per la sua passione di conoscere il mondo… «Si, in realtà volevo concedermi nuove opportunità, imparare la lingua cinese, confrontarmi in prima persona con “il grande dragone”, e perché no, aprire ancora di più la mia mente. Ricordo un detto di Sant’Agostino “Il mondo è un libro. Chi non viaggia ne legge una pagina soltanto”. Però la tremenda crisi del settore in cui lavoravo mi ha dato l’ultimo calcio nel sedere…»

Qual è la sua visione attuale della Cina e dei cinesi? «Si sente parlare della Cina in ogni contesto e in ogni modo, ma solo chi ci vive da forestiero può veramente capire di cosa si tratti. Le culture occidentali e orientali sono entrambe millenarie e ricche di avvenimenti sconvolgenti, ma hanno sempre corso su binari paralleli. In Occidente i cinesi sono conosciuti per molti aspetti, e sovente li si critica per le loro abitudini, ma mi sento di poter dire che tale giudizio proviene spesso dalla scarsa conoscenza della loro cultura. Provenendo da contesti talmente diversi è molto facile essere male interpretati. Come per loro così per noi. Ma il popolo cinese è composto da gente divertente e ospitale, che nutre una letterale venerazione per tutto ciò che è occidentale. Gente che ti sorride e ti saluta per strada, che ti chiede di farsi una foto insieme, che vorrebbe sapere tutto di te, solo perché non hai gli occhi a mandorla, belli o brutti che siano… Gente che, per via delle innumerevoli rivoluzioni socio-economico-culturali, ha cancellato più volte la propria identità e che ogni volta ha ricominciato daccapo, gente che sicuramente ha perso qualcosa lungo la strada, ma che ha sempre fame di cercare qualcosa di nuovo.»

Tempietto - Yuyao

Tempietto – Yuyao

Come mai dice che sia molto facile relazionarsi con loro quando qui in Italia conducono in genere una vita isolata? «Io sto imparando il cinese, con un pò di fatica a dire la verità, ma già conosco una lingua straniera e i meccanismi che ne regolano l’apprendimento. Se devo relazionarmi con un cinese, che sia un passante a cui chiedo informazioni, che sia un negoziante, che sia un ristoratore, e lo faccio parlando in inglese, l’esito è quasi sempre disastroso; ma appena sfoggio il mio cinese da principiante, mi si spalancano le porte di un mondo nuovo, la gente apprezza e si trasforma. Dico sempre ai miei studenti che esiste solo una chiave per aprire le porte dei paesi stranieri che vorranno visitare, e questa chiave è la lingua; ovviamente mi riferisco all’inglese, che universalmente è quella più parlata. Ma l’Italia notoriamente non è un paese ad alto tasso di conoscenza dell’inglese, e per un cinese è molto più difficile imparare l’italiano, che viceversa. Vi sono ragioni che appartengono alla fonetica e alla costruzione dei verbi. Secondo me la lingua è stato un grosso ostacolo all’integrazione. E poi l’integrazione non è una cosa unilaterale…»

I colleghi della scuola

I colleghi della scuola

Dove abita esattamente? «Abito a Yuyao, una “piccola” località di  1,5 milioni di abitanti, ma le sue dimensioni e il suo non eccessivo sovraffollamento, rispetto a tante altre megalopoli, ti danno l’impressione di vivere in una città tipicamente cinese. Yuyao è famosa per avere al suo interno una delle più grandi plastic city del mondo. Per intenderci, quasi tutti gli oggetti e particolari in plastica che quotidianamente maneggiamo, vengono da qua… Una città che, nel recente passato, ha subito e tuttora assorbe pesantissime ondate migratorie interne dall’occidente ancora povero e sottosviluppato. Un posto pieno di contraddizioni, dove a distanza di poche centinaia di metri quadrati si trovano ville lussuose (spesso molto kitsch!), grattacieli da oltre cinquanta piani, e baracche dove non ci sono nemmeno i servizi essenziali. Un posto dove per strada centinaia di auto di lusso (Porsche, Ferrari, BMW, ecc…) guidate da ragazzini ricchi e viziati, sfrecciano accanto a motorini elettrici su cui viaggiano letteralmente famiglie intere.»

Come vive la nuova città? «La vivo cercando di adeguarmi allo stile di vita del posto, mangio nei ristoranti tipici cinesi, di mattina pratico lo yoga in palestra o nei parchi, mi sposto in bicicletta, e talvolta frequento qualche pub o qualche locale notturno, ma solo la sera precedente i miei due giorni liberi settimanali.»

Quando viaggia per la Cina, che impressione ha degli altri paesi? «L’impressione che ho dei paesi che visito è che questi riescono a vendere le proprie esigue ricchezze in maniera decisamente migliore di quanto non riusciamo a fare noi in Italia, nonostante il nostro patrimonio culturale e territoriale sia uno dei più vasti al mondo.»

Panda - ChengduChe cosa non le piace della sua vita all’estero? «C’è molto inquinamento in Cina, inquinamento ambientale, alimentare e acustico, e il clima ne risente, almeno dove vivo io; questo non mi piace, come non mi piace l’eccessiva forbice che si crea tra la ricchezza di alcuni a discapito della stragrande maggioranza della popolazione che vive in condizioni di disagio.»

Si sente adeguatamente  remunerato e realizzato? «Lavoro 5 giorni alla settimana per 8 ore al giorno, la scuola sostiene le spese per il mio alloggio e mi rimborsa le spese di viaggio e di visto per la Cina. Conduco una vita più che dignitosa, mi sento giustamente remunerato in relazione alla quantità e alla qualità del lavoro che svolgo. Ma soprattutto mi sento apprezzato e valorizzato, cosa che raramente accade in Italia, dove in passato mi è capitato di affrontare colloqui di lavoro che si sono conclusi con la fatidica frase: “Grazie, ma lei è troppo qualificato per la nostra azienda!” cosa che considero decisamente umiliante per chiunque abbia una laurea, un master e parli più di una lingua straniera, come nel mio caso, oltre che dequalificante per il sistema Italia nel suo complesso.»

Papera gigante - Hong Kong

Papera gigante – Hong Kong

Come è il costo della vita rispetto all’Italia? « Il costo della vita è più alto dove vivo rispetto alla media in Cina, ma è pur sempre nettamente inferiore all’Italia. Se non hai la velleità di acquistare merce importata, alla quale si applicano costose tasse, si può mangiare pagando l’equivalente di un paio di euro, una corsa in autobus urbano, dovunque si vada, costa 15 centesimi di euro…»

Come si è organizzato? Vive da solo o in compagnia? «La scuola dove lavoro gestisce un grande appartamento in cui abito con altri insegnanti, sia stranieri sia cinesi; attualmente vivo con una ragazza polacca, un ragazzo cinese e una ragazza camerunense, ma le persone vanno e vengono; da quando sono qui, sono passati americani, francesi, inglesi, serbi, messicani, greci, tedeschi… insomma, un piccolo melting pot. Con loro si crea spesso un rapporto di forte sincronia ai limiti della dipendenza, si viene a costituire quasi una famiglia, con la quale si condividono i problemi legati alla lontananza da casa e alla solitudine, ma con la quale si partecipa delle piccole e grandi gioie legate alla quotidianità.»

Cibo cinese

Cibo cinese

Quali tipi di lavoro si trovano con più facilità nel posto in cui vive? «Ovviamente se si lavora nel business della plastica questo è il posto giusto, ma quello dell’insegnante d’inglese in Cina attualmente è un lavoro diffusissimo. Proprio per questioni legate al global business, tanti adulti hanno bisogno di imparare o implementare la conoscenza della lingua, e data la grande ricchezza delle famiglie, molti ragazzi, addirittura dall’asilo, cercano di migliorare il proprio inglese per andare a studiare all’estero, dato che il sistema scuola in Cina è quantitativamente faticoso e competitivo, ma qualitativamente poco elevato.»

Ci sono altri italiani? Quanti? Hanno un club? Le piace il cibo cinese? «Nelle grandi città ci sono piccole comunità di italiani, ma ho conosciuto solo una ragazza italiana che abita nel posto dove vivo, e lavora per un’azienda cinese che opera nel settore dell’illuminazione; qualcun altro viene qui saltuariamente per affari, ma in generale gli italiani che girano mi sembrano sempre di meno. Andiamo ancora forte per il calcio, gli spaghetti (che qui chiamano italian noodles) e la Ferrari, ma per il resto l’Italia non saprei. Quando racconto ai miei studenti di quanto è bella l’Italia, mi guardano come se stessi parlando della vita su Marte. Per quanto riguarda il cibo, adoro il cibo cinese, è estremamente variegato e molto appetitoso, si mangiano moltissime verdure e frutta, ma anche carne e pesce, una sorta di pasta fresca ripiena, puoi mangiare piccante, agrodolce, speziato, ecc… quindi non sento la necessità di mangiare “italiano”, e anche se così non fosse, il ristorante italiano all’estero, se c’è, spesso è fasullo.»

Tifone Fitow - Yuyao

Tifone Fitow – Yuyao

Qual è stata l’esperienza più bella o le esperienze più belle che ha fatto? «Ho viaggiato e visitato molte città importanti in Cina, è uno dei motivi per cui sono qui, dato che il mio lavoro di tanto in tanto mi dà l’opportunità di trascorrere qualche giorno di vacanza in trasferta. Ho scalato la Grande Muraglia a Pechino, sono salito su uno dei più alti grattacieli del mondo a Shanghai, ho sperimentato la forza distruttiva del tifone Fitow (lo scorso ottobre) con tre quarti di città completamente allagata, ho corso su treni a 450 km orari e alla fine del mio primo soggiorno ho speso la mia liquidazione prendendo un treno notturno (lasciarsi cullare dal rollio del treno mentre si è a letto è un’esperienza molto romantica) e in solitaria, mi sono diretto a Ovest, a Chengdu, per visitare il Centro di ricerca per la salvaguardia del Panda Gigante. Vedere con quanta cura e amore ne vengono allevati i cuccioli è stata un’esperienza decisamente emozionante. Ma soprattutto ho verificato sulla mia pelle la strana sensazione di essere un emigrante, e nonostante mi ritenga fortunato per l’accoglienza che mi è stata concessa, ho capito realmente quanto sia difficile e coraggioso, per chi è costretto a lasciare i propri cari a migliaia di chilometri di distanza, riuscire a costruirsi una vita dignitosa, mentre intorno a te sperimenti la diffidenza e l’ostilità delle persone alle quali chiedi, invano, ospitalità. E improvvisamente ti torna in mente la Divina Commedia, quando nel XVII Canto del Paradiso leggi “Tu lascerai ogne cosa diletta più caramente; e questo è quello strale che l’arco de lo essilio pria saetta. Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale”»

Si sa che l’operosità e la disciplina cinese e il conseguente successo economico siano dovuti anche alla millenaria influenza del Confucianesimo sulla vita e sul carattere e dei cinesi. Pensa che sia vero? «In realtà per discutere di questo ci vorrebbe un’altra intervista, e non abbiamo tempo. Posso solo dire che la Cina, la più grande potenza del mondo, ha un’economia fondata sul denaro contante, e chi capisce di economia avrà già intuito il resto…

Noodles

Noodles

E’ vero che sono talmente dediti al lavoro che trascurano la vita privata e le famiglia? «Non saprei se definirla dedizione, nella famiglia cinese c’è molto spesso una palese carenza di sentimento nei rapporti di coppia e in quelli familiari, e questa carenza si sopperisce con il denaro; e il denaro si ottiene col lavoro. Sarà una considerazione disincantata la mia, ma non mi pare ci sia molta differenza  tutto sommato col resto del mondo.»

Quando tornerà in Italia? «Se le condizioni economiche e sociali saranno nel frattempo migliorate, spero vivamente di poter tornare in Italia, ancora meglio se a Macerata. Per ora torno solo una volta all’anno, per via dell’eccessiva lontananza tra la Cina e l’Italia, che mi obbliga a voli lunghissimi e spesso costosi. Comunque non rimpiango mai nulla delle mie scelte, è il mio modo di rincorrere la felicità. Grazie dell’attenzione che mi avete dimostrato e grazie a chi ha dedicato del tempo a leggere questa intervista.»

La città proibita, Pechino

La città proibita, Pechino

Il fiume di Yuyao

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