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L’opposizione protesta per la percentuale stabilita per il credito d’imposta sulla Zes unica, ma il governo spiega che la comunicazione dell’Agenzia delle Entrate è partita «senza alcun confronto” e chiede all’Agenzia stessa di rivedere la percentuale.

A pochi giorni dalla presentazione del piano strategico della Zes unica – venerdì 26 luglio presso la Sala Verde di Palazzo Chigi è prevista anche la presenza della premier Giorgia Meloni – la polemica era partita dopo che l’Agenzia delle Entrare aveva comunicato la percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile, ossia il 17,67% del credito d’imposta prenotato dalle imprese.

Le reazioni

Tra i primi a protestare, il deputato del Pd Claudio Stefanazzi: «La Zes Unica voluta da Fitto è una vera e propria truffa per il Sud e per le imprese. Il ministro aveva promesso un credito di imposta con percentuali del 40, 50 e 60 per cento per tutti i nuovi investimenti realizzati nell’intero territorio del Mezzogiorno. Oggi scopriamo che quei crediti saranno, al massimo dell’ordine del 10 per cento sul totale dell’investimento. Un flop colossale che bloccherà ogni nuova iniziativa imprenditoriale e che distrugge i presupposti per fare impresa nel Sud Italia. Le precedenti Zes e il vecchio credito di imposta garantivano condizioni certe per programmare un investimento. Da un lato, attraverso semplificazioni amministrative e percorsi burocratici agevoli. Dall’altro con un credito di imposta chiaro, generoso e stabile nel tempo».

La nuova Zes di Fitto, insomma, secondo Stefanazzi «ha prodotto un disastro sotto entrambi i punti di vista. Ad oggi, nessuna autorizzazione unica è stata ancora rilasciata e il credito di imposta, finanziato con pochissime risorse per il solo 2024, farà fuggire gli investitori, invece che avvicinarli. È questo il risultato di un’operazione folle, fondata sulla distruzione di quel buono che era stato fatto e sull’egocentrismo del suo promotore». In poche parole – è la conclusione di Stefanazzi – «si uccide il Mezzogiorno».

Ma nel pomeriggio di ieri è arrivato il chiarimento del ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto: «Si tratta di un provvedimento adottato dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate senza alcun confronto».

Come previsto dalla norma, le imprese hanno inserito le loro richieste di credito d’imposta Zes nella finestra temporale che va dal 12 giugno al 12 luglio 2024, indicando ai fini della fruizione dell’agevolazione sia investimenti già effettuati alla data di inserimento della richiesta che investimenti che si intende effettuare nei prossimi mesi, fino al 15 novembre prossimo. Le imprese hanno prenotato un ammontare di credito d’imposta superiore a quello corrispondente agli investimenti già realizzati, e l’esatto ammontare di investimenti da agevolare sarà noto solo nel 2025, quando le imprese daranno evidenza degli investimenti effettivamente realizzati.

Ciò significa, è spiegato nella nota – che l’ammontare di credito d’imposta richiesto è solo un valore potenziale, che deve essere attentamente esaminato.

Proprio al fine di qualificare le richieste pervenute dalle imprese, e in considerazione dell’importanza che il credito di imposta Zes occupa per la strategia del Governo di rilancio del Mezzogiorno, il ministro Fitto aveva richiesto al Direttore dell’Agenzia delle Entrate, con una nota del 17 luglio scorso, alcune informazioni indispensabili per l’implementazione della misura. La richiesta, avanzata inizialmente nella piena consapevolezza che in assenza di queste informazioni vi fosse rischio di penalizzare le iniziative degli operatori economici realmente interessati, è tuttavia rimasta inevasa, tant’è che il ministro Fitto ha deciso di reiterarla ieri, integrandola con la richiesta di un’analisi dei dati in possesso dell’Agenzia delle Entrate.

Le reazioni

Le politiche messe in campo dalla Regione Puglia in questi ultimi anni sul tema dell’attrazione degli investimenti rischiano di essere compromesse da una politica nazionale miope che, pur di accentrare potere, ha smantellato un sistema territoriale pensato per incentivare e garantire investimenti. Il pasticcio della Zona Economica Speciale Unica, voluta dal ministro Fitto e calata dall’alto, fa acqua da tutte le parti e, come immaginavamo, si presenta oggi più che mai come una mal riuscita strategia di marketing». Lo dichiara l’assessore regionale pugliese allo Sviluppo Economico Alessandro Delli Noci. «Considerate le risorse stanziate per tutto il Mezzogiorno, pari a 1.670 milioni di euro – ha spiegato l’assessore – ci aspettavamo una percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile per gli investimenti non particolarmente generosa, ma il 17 per cento è davvero inconsistente, soprattutto se si considerano i numerosi proclami sulla Zes unica come panacea per il rilancio del Sud».

 

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Quotidiano Di Puglia

 

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