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Quando si dice “essere, davvero, al top”. Dalla terrazza dell’appartamento di palazzo Borghese che sta ristrutturando, si vede tutta Roma. Macché si vede, si domina. Però la sensazione è di bellezza, prima ancora che di potenza. Una bellezza sconfinata, tra storia, arte, cultura ma anche, all’interno dell’appartamento, tanto design e strumenti moderni. Un intarsio tra il passato, il presente e il futuro, più che un arredamento. Manuel D’Avanzo è un imprenditore 32enne, sviluppatore di immobili di lusso, uno dei manager più giovani in circolazione, ma già con tanta esperienza sulle spalle. Guardando quello che fa, viene da dargli ragione quando dice che “siamo pionieri di questa fascia di mercato e, quando si è i primi a sviluppare un business in un nuovo segmento, è difficile trovare un competitor. Quando, per esempio, partimmo con l’operazione Palazzo Borghese, il mercato di extra lusso a Roma non esisteva ancora”.

Come si fa a dargli torto? Tra le ultime operazioni di Solido Holding, fondata dal padre Achille e di cui Manuel segue lo sviluppo, ci sono appunto la riqualificazione di due immobili storici a Napoli e a Roma uno che verrà trasformato in un W hotel da 88 camere e uno sviluppo residenziale nella esclusivissima Piazza Borghese a Roma e il rinnovamento di due alberghi sulla costa ligure. L’intervento di restauro e frazionamento del palazzo di Piazza Borghese a Roma è destinato alla realizzazione di appartamenti extra lusso per un target elevato, anzi esclusivo. Perle assolute.

Manuel è un tipo tranquillo. Poche apparizioni, poca mondanità, ma tanto lavoro di gestione e sviluppo. Il suo quartier generale, nella sede di Solido Holding, è in uno storico palazzo di via dei Due Macelli a Roma, ristrutturato e arredato con il gusto sobrio e innovativo del suo team di design.

Come ha iniziato?
Sono cresciuto a pane e immobiliare. Fin da bambino nel tempo libero mi piaceva andare sui cantieri di famiglia per poter vivere e percepire il cambiamento di quelle strutture. Sono sempre stato affascinato nel vedere quei progetti prendere forma, passare da un’idea, spesso con una forma e destinazione completamente diversa rispetto a quella iniziale, diventare realtà. Allora ho deciso di fare tesoro di quelle esperienze e farle mie. Così, dopo gli studi in economia e finanza, ho deciso di mettermi in gioco in una realtà industriale enorme, lontana dal gruppo di famiglia, in modo da potermi confrontare con me stesso e con il mondo esterno. Con un patrimonio di oltre dieci miliardi di euro in gestione e una competizione interna spietata, emergere è stato difficile, ma la determinazione e la passione mi hanno consentito di farmi strada fino a raggiungere il ruolo di project manager in uno sviluppo da quasi mezzo miliardo. Questo mi ha consentito di farmi le ossa e comprendere le regole del business. Ma il mio obiettivo è sempre stato quello di creare, e così, dopo una breve parentesi londinese, ho deciso di tornare in Italia a sviluppare la mia visione. Ho cercato quindi di apportare all’interno del gruppo di famiglia gli insegnamenti e le esperienze fatte altrove.

Insomma, la famiglia prima di tutto.
La nostra è una holding ad azionariato familiare, ma non a conduzione familiare. Il nostro management vanta esperienze nelle grandi catene alberghiere e nei grandi gruppi industriali internazionali, in modo che le procedure siano industriali, ma con la flessibilità e la velocità di reazione di una realtà imprenditoriale. Il mercato ormai è spietato e bisogna essere rapidi nel cogliere le opportunità.

Passione o percorso professionale?
Tutti e due. Anche se devo dire che di passione ne ho tanta. Sono innamorato della parte più tecnica del mio lavoro, nonostante la mia formazione sia finanziaria e non abbia fatto studi di architettura o ingegneria. Volevo creare una struttura che potesse coprire tutta la filiera immobiliare e ci sono riuscito. Non è stato facile perché ho iniziato a lavorare nel 2008, un periodo in cui il settore immobiliare non andava per la maggiore e ogni immobiliarista veniva trattato con diffidenza. Alla fine le difficoltà mi hanno fatto da stimolo per fare di più. E meglio.

E oggi?
Oggi la nostra realtà è proiettata verso il futuro. La nostra responsabilità è quella di innovare nel rispetto di una tradizione che non può essere ignorata in un paese come l’Italia. La nostra abilità di sviluppatori deve essere non solo quella di rendere i business profittevoli, ma soprattutto sostenibili.

Sul tema della sostenibilità nel real estate c’è ancora molto da fare?
La maggior parte del patrimonio immobiliare italiano è caratterizzato da edifici storici costruiti secoli fa. Ovviamente con vincolo delle Belle Arti, e con un ridotto campo di azione in termini di riqualificazione. Ed è qui che subentra la bravura di noi sviluppatori, nel cercare soluzioni innovative che consentano un miglioramento energetico senza snaturare le caratteristiche di un immobile storico. Per esempio, a palazzo Nanà siamo riusciti a trasformare un edificio di fine Ottocento, con enormi dispersioni energetiche, in un palazzo moderno. Un unicum per la città di Napoli: è stato il primo fabbricato storico a classe energetica A.

Napoli? Perché non Milano o Roma?
Napoli ha potenzialità incredibili, è una città dinamica, viva ed effervescente. Finalmente anche dal punto di vista turistico sta avendo l’attenzione che merita. È tra le prime dieci città per numero di turisti ed è in continua crescita. Per noi questa rappresenta una grande opportunità. Siamo molto attivi in un mercato in cui, secondo noi la domanda supera l’offerta, sia dal punto di vista residenziale che da quello turistico. Bisogna solo avere il coraggio di rischiare. D’altronde l’attività di un imprenditore è soprattutto quella di rischiare e avere una visione diversa dagli altri. Piazza Nicola Amore è stata un grande successo, con 83 appartamenti venduti a prezzi superiori del 50% rispetto al mercato di zona. Semplicemente perché non esisteva un’operazione analoga sul territorio. È prevista per il 2023 l’apertura di un W hotel, brand di lusso del gruppo Marriot, in una delle piazze più importanti della città. Ma non solo Napoli, l’Italia è un paese in cui ci sono ancora tante opportunità da cogliere e cambierà molto nei prossimi anni. Oggi il nostro gruppo è attivo su tutto il territorio nazionale, inclusa Roma.

Come l’immobile di piazza Borghese a Roma?
Anche quella è stata una grande sfida. Affrontare la ristrutturazione di un immobile del 1500 in una delle piazze più importanti della città è stato davvero difficile per i nostri progettisti. Soprattutto perché il progetto era molto ambizioso. Farne residenze di altissima fascia per un mercato che non fosse solo domestico, ma raccogliesse le esigenze di clienti di tutto il mondo, abituati a essere coccolati in ogni ambito, dalla qualità dei materiali alle tecnologie a disposizione. Dovevamo mantenere l’anima e le caratteristiche storiche, ma senza rinunciare ai moderni confort. E oggi, a operazione terminata, sono molto fiero del risultato raggiunto. Il nostro team, composto da oltre 40 persone tra tecnici, architetti e ingegneri, è riuscito nella missione. Le soddisfazioni sono state sia in termini numerici (L’immobile è stato venduto a un prezzo di oltre 20mila euro al metro quadro), sia in termini di prodotto.

C’è molta richiesta di immobili di super lusso?
La richiesta in ambito residenziale di questo mercato è cresciuta del 50% in tre anni rispetto a quello tradizionale. Per lo sviluppo di questi progetti unici investiamo molto anche in ricerca di manodopera specializzata, sempre più difficile da reperire sul mercato: abbiamo così acquisito, per esempio, una delle più importanti realtà artigianali italiane specializzate in arredi su misura di alto pregio. Il tutto per ottimizzare in termini di qualità e tempi l’intero ciclo produttivo.

Chi sono i vostri clienti?
Siamo specializzati nella riqualificazione di edifici storici e i clienti vengono da tutto il mondo. Sono molto esigenti perché abituati a interfacciarsi con sviluppatori internazionali che non incontrano le rigidità delle regole italiane. Il nostro modello è quello delle grandi realtà internazionali: fare meno quantità, ma puntare sull’alto di gamma, offrendo il massimo in termini di location, servizi e ristrutturazioni. Oltre al residenziale, sviluppiamo immobili nel settore alberghiero, nel retail e nel terziario.

State lavorando molto anche nel settore dell’ospitalità di lusso?
L’hospitality rappresenta il futuro del nostro paese. Non credo ci sia in tutto il mondo un paese che offre tanta bellezza quanto l’Italia. Il problema è che oggi mancano i servizi e le infrastrutture per rendere accessibili ai clienti di tutto il mondo le meraviglie che il nostro territorio ha da offrire. Da qui è nato Eight. Un concetto di ospitalità diverso. Il nostro obiettivo è quello di poter offrire ai nostri clienti un’esperienza unica attraverso una meticolosa attenzione al dettaglio, una cura del cliente unica nel suo genere.  La visione, insieme all’esperienza maturata in una delle principali hotel management company a livello mondiale (Solido è stata per molti anni azionista della Jolly Hotels), ci ha consentito di creare il nostro brand, che è attivo da oltre dieci anni e ha varie strutture in gestione.

Quanti alberghi avete con il marchio 8Hotel?
Abbiamo aperto due alberghi a Portofino e Paraggi e altri quattro sono in arrivo. Puntiamo a raggiungere le dieci aperture entro il 2026.

Perché un marchio con il numero 8?
È un richiamo alle origini della mia famiglia. Da orgogliosi napoletani siamo anche superstiziosi, e il numero 8 ci ha sempre portato fortuna.

Le caratteristiche di un 8Hotel?
Eight, più che un hotel, è un concetto. Infatti da poco è nata Eight Hospitality, che si declina in Eight Hotels, Eight Apartments e Eight Villas. Il concetto del lusso è cambiato nel tempo. Una volta gli alberghi di lusso erano opulenti, mentre ora il lusso sta nei servizi. Noi, se il cliente vuole, attraverso un software analizziamo e preveniamo ogni sua richiesta: quando arriva trova le sue iniziali ricamate sulla biancheria, la sua torta preferita, il giornale che legge, il giocattolo che piace di più a suo figlio. Insomma un trattamento iper personalizzato. Oggi la differenza la fanno i servizi, che spesso sono vere e proprie coccole. 

Per fare il suo lavoro, oltre alle disponibilità finanziarie, cosa occorre?
L’ottimismo. Per spiegare questa mia visione utilizzo da sempre la storia di due esploratori Nike in Africa. Il primo torna e dice: “Qui nessuno porta le scarpe, il mercato è inesistente”. Il secondo invece dice: “Qui nessuno porta le scarpe, ci sono grandissime opportunità”. Io voglio vedere le cose come il secondo.

Insomma, visione. Guardare lontano.
Ho una visione innovativa in linea con la storia dell’azienda. Rigenerazione urbana, sostenibilità e innovazione sono i cardini che stiamo portando sempre più all’interno del mondo immobiliare. 

Bene, chiudiamo con uno sguardo al futuro. 
In futuro continueremo sicuramente a sviluppare immobili sempre nell’alto di gamma. Non posso svelare i dettagli, ma posso dire che in ambito hospitality abbiamo in programma di aprire dieci nuove strutture entro il 2025. 

In tutto questo trova anche il tempo per qualche passione che non sia il lavoro?
Amo il mare, mi piace andare in barca. Ma ho una grande passione per la guida, la velocità, le auto. Comprese quelle d’epoca. Di recente ho acquistato una Fiat Multipla del 1964 e l’ho ristrutturata curando i minimi particolari. Poi però vince sempre il lavoro: così l’ho messa a disposizione dei clienti di particolare riguardo che frequentano il nostro hotel di Paraggi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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