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di Paolo Bosso

16,163 aziende coinvolte, il grosso nell’alimentare e nei mecchinari, per un valore in export via mare di 3,5 miliardi. È il tesoretto della Zona economica speciale (Zes) della Campania, decretata a maggio scorso. Come per tutte le altre Zes del Mezzogiorno – e solo lì possono essere create perché servono a stimolare le regioni più povere – le imprese che vi risiederanno godranno di procedure semplificate per l’accesso alle infrastrutture e credito d’imposta per gli investimenti pari al 50 per cento per ogni progetto. Fondamentale il supporto degli enti locali, che dovranno contribuire a snellire le pratiche burocratiche, e la presenza del porto: le aziende dovranno importare o esportare da lì. 

 

È tutto contenuto nel pacchetto legislativo entrato in vigore ad agosto 2017. Per ora sono stati approvati i piani strategici, e quindi entrati in vigore, solo le Zes di Campania e Calabria. Come per tutte le altre che arriveranno, le imprese che vorranno investirci devono utilizzare i porti regionali per esportare o importare e devono essere attive per almeno sette anni. Lunedì il Banco di Napoli-Intesa San Paolo ha dedicato un workshop a cento aziende clienti. Di suo metterà a disposizione un fondo da 1,5 miliardi. Le risorse finanziarie pubbliche ammontano a poco più di 200 milioni di euro. Ora passiamo in rassegna le linee generali per le Zes del Mezzogiorno.

 

Per godere dei benefici della Zes, le aziende, come stabilisce la legge 123/2017, devono avere un «nesso economico funzionale» con un’area portuale. Solo le regioni del Mezzogiorno possono presentare proposta di Zes.

 

Benefici per le imprese

• Procedure semplificate per adempimenti burocratici e per l’accesso alle infrastrutture; 

• Credito d’imposta in relazione agli investimenti effettuati per l’acquisto di beni strumentali nuovi acquistati entro il 31 dicembre 2020, nella misura massima di 50 milioni. Stanziamento: 25 milioni di euro nel 2018; 31,25 milioni di euro nel 2019 e 150,2 milioni di euro nel 2020.

 

Doveri

Mantenere l’attività nella Zes per almeno 7 anni.

 

Settori 

Possono investire, nelle aree previste, settori manifatturieri orientati all’importazione e all’esportazione per via marittima.

 

Dimensione e fatturato delle imprese

Nessun limite.

 

Le aree

Porti: Napoli, Salerno, Castellammare di Stabia

Interporti: Sud Europa (Marcianise/Maddaloni); Campano

Aeroporti: Capodichino; Salerno-Costa d’Amalfi

Agglomerati industriali: Acerra, Arzano-Casoria-Frattamaggiore, Caivano, Foce Sarno, Marigliano-Nola, Pomigliano, Calaggio, Pianodardine, Valle Ufita, Ponte Valentino (stralcio), Aversa Nord (stralcio), Marcianise-San Marco, Battipaglia, Fisciano-Mercato San Severino

Altre aree industriali e logistiche: Bagnoli-Coroglio, Napoli Est, Piattaforma Contrada Olivola, area PIP Nocera Inferiore “Fosso imperatore”, Area PIP di Sarno “Ingegno”, Area PIP Nautico di Salerno, Castel San Giorgio.

 

Le zone

Napoli Est: alimentare, abbigliamento

Bagnoli Coroglio: alimentare, abbigliamento

Consorzio Asi Napoli-Agglomerato Nola Marigliano: automotive,

aeronautica, abbigliamento

Consorzio Asi Napoli-Agglomerato Pomigliano D’Arco: chimica,

metalmeccanica, abbigliamento

Consorzio Asi Napoli-Agglomerato Acerra: chimica, metalmeccanica, abbigliamento

Consorzio Asi Napoli – Caivano: metalmeccanica, alimentare

Consorzio Asi Napoli-Casoria Arzano: abbigliamento, metalmeccanica, packaging

Consorzio Asi Napoli-Agglomerato Foce Sarno: cantieristica, navale, metalmeccanica

Consorzio Asi Caserta-Agglomerato Marcianise/San Marco: chimica, metalmeccanica, alimentare, elettronica

Consorzio Asi Caserta-Aversa Nord: abbigliamento, metalmeccanica, alimentare

Consorzio Asi Caserta-Agglomerato Industriale Salerno: alimentare, chimica, legno, cartotecnica

Consorzio Asi Caserta-Agglomerato Industriale Battipaglia: chimica, metalmeccanica, alimentare

Consorzio Asi Caserta-Agglomerato Industriale:isciano/Mercato San Severino, metalmeccanica, alimentare, chimica

Area PIP Nocera “Fosso Imperatore”: alimentare, metalmeccanica

Area PIP Sarno “Ingegno”: alimentare, metalmeccanica

Consorzio Asi Avellino-Agglomerato Valle Ufita: chimica, metalmeccanica, alimentare

Consorzio Asi Benevento-Agglomerato Ponte Valentino: metalmeccanica, agro alimentare

Consorzio Asi Avellino-Agglomerato Calaggio: metalmeccanica, packaging

Consorzio Asi Avellino-Agglomerato Pianodardine: automotive,

legno

Area Codola-Castel S. giorgio: agro alimentare

 

I numeri del porto di Napoli (fonte Srm-Banco di Napoli)

• 2° in Italia  per ro-ro con 13,7 milioni di tonnellate (in crescita del 7,7% sul 2016);

• 4° per rinfuse solide con 6,3 milioni di tonnellate (+1,7% sul 2016);

• 4  per traffico container con 964 mila TEU (in crescita a doppia cifra: +10,6% sul 2016);

• 6° AdSPper traffico complessivo con 37,4 milioni di tonnellate (+5,4 sul 2016).

 

In Campania le aziende più orientate alle esportazioni sono: agroalimentare, abbigliamento/moda, automotive, aeronautico e bio-farmaceutico (4A e pharma). Secondo studi di Srm:

• Il 50 per cento del valore aggiunto manifatturiero in Campania è infatti generato dalle filiere 4A e pharma, mentre nel Mezzogiorno il 43,6% e in Italia il 31,2%. Si tratta di 4,3 miliardi di euro, il cui peso sul dato nazionale è del 5,9% mentre su quello meridionale è del 34%. Si contano 11839 unità locali, pari 29,4% del Mezzogiorno e 84,5 mila addetti, il 33,8% del dato meridionale.

• L’export di queste filiere è di 6 miliardi, con un peso sul dato meridionale (29%) e nazionale (3,9%) maggiore rispetto alla media manifatturiera (22,2% e 2,3%). Ciò dimostra la maggiore internazionalizzazione e, quindi, la maggiore partecipazione della Campania alla supply chain internazionale di queste produzioni.

• Le esportazioni interregionali ammontano a 8,4 miliardi (38,9% del Mezzogiorno e 5,4% dell’Italia), a fronte di 6 miliardi di export estero. Ciò significa che per ogni euro che va all’estero se ne aggiunge più di uno (1,4) destinato nel resto del Paese. Le importazioni interregionali delle suddette 5 filiere campane ammontano invece a 13 miliardi (il 25,7% del Mezzogiorno e l’8,6% dell’Italia). 

• Sono quindi filiere lunghe che si sviluppano da Nord a Sud e larghe, soprattutto per i mercati di destinazione che sono prevalentemente meridionali. Mentre in alcuni casi i legami riguardano specializzazioni produttive analoghe e complementari in termini di filiera, in altri la rilevanza della regione di arrivo delle merci è dettata dalla presenza di infrastrutture, come i porti, per l’esportazione. Un rafforzamento della logistica interna potrebbe peraltro evitare per alcune regioni l’utilizzo di porti extra-area.

• Per effetto delle interdipendenze di filiera, 100 euro di investimento nel settore manifatturiero campano producono un effetto a cascata su tutta l’economia nazionale di 460 euro (76 effetto endogeno e 284 effetto esogeno), con un moltiplicatore quindi pari a 4,6. Il moltiplicatore sale a 5,59 se si considerano le filiere 4A+pharma.

 

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