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Quasi la metà delle rottamazioni quater è già andata in fumo.

Dall’analisi dei pagamenti delle rate in scadenza della rottamazione nel 2023 risulta infatti che degli 11,9 miliardi di euro attesi nelle casse dell’erario, solo 6,5 miliardi sono stati effettivamente versati dai debitori e la differenza, pari a 5,4 miliardi, è rimasta invece insoluta fissando il tasso di decadenza della definizione agevolata delle cartelle al 45,4%.In linea generale il magazzino delle cartelle è stato alleggerito per oltre 30 miliardi di euro per effetto delle prime tre edizioni delle rottamazioni e del c.d. saldo e stralcio, mentre le misure di annullamento “automatici” dei carichi (c.d. stralci) hanno liberato un importo di oltre 82 miliardi di euro.

Questi sono i dati emersi dalla risposta n- 5-01993 fornita dalla sottosegretaria all’Economia Lucia Albano, ad una interrogazione in VI commissione finanze della Camera, formulata da Emiliano Fenu ed altri onorevoli del M5S.

Il dati della rottamazione quater

Vista la recente pubblicazione dei dati anche in materia di riscossione conseguiti dall’agenzia delle entrate nel 2023, nell’interrogazione è stata chiesta la specifica dei risultati della rottamazione quater oltre quelli del saldo e stralcio dei ruoli.

Nella risposta è stato reso noto che le domande presentate dai contribuenti per beneficiare della rottamazione quater sono state complessivamente 3,8 milioni con una platea di contribuenti interessati di 3,05 milioni di soggetti (ciascuno dei quali poteva presentare più di una richiesta).

Per oltre l’86% delle richieste, i debitori hanno optato per il pagamento a rate mentre solo il 14% era in unica soluzione.

Nel 2023 sulla base di versamenti attesi (le rate in scadenza da pagare entro il 18 dicembre scorso) pari ad un ammontare di 11,9 miliardi di euro, risultano essere stati incassati solo 6,8 miliardi di cui, 6,5 miliardi effettivamente riferiti al pagamento delle prime rate in scadenza nel 2023 e 300 milioni invece relativi a rate successive versate però anticipatamente sempre nel 2023.

Dal rapporto tra il gettito atteso 2023 (11,9 miliardi) e l’ammontare delle rate insolute 2023 (5,4 miliardi) è possibile rilevare il tasso di decadenza provvisorio è pari al 45,4% (quello definitivo sarà calcolabile solo alla fine del periodo di dilazione) e misura quante rottamazioni sono di fatto già saltate.

Sebbene il dato possa sembrare negativo, l’attuale tasso di decadenza “a consuntivo” è più basso rispetto a quelli riscontrati nelle prime tre edizioni delle rottamazioni con la prima (di cui al dl 193/2016) con tasso al 53%, la seconda (ex dl 148/2017) al 67% e la terza (di cui al dl 119/2018) al 70%.

Vista comunque l’elevata incidenza dei pagamenti insoluti sulle prime rate diviene effettivamente comprensibile e potenzialmente molto performante una misura “ripescaggio” come l’emendamento approvato in commissione alla Camera al decreto Milleproroghe (si veda ItaliaOggi del 10 febbraio e altro articolo a pag. 29) che rimette nei termini i contribuenti che non hanno versato le prime due rate della rottamazione entro il 18 dicembre scorso considerando validi i pagamenti entro il prossimo 15 marzo (20 marzo con il c.d. lieve inadempimento) data valida anche per la prossima rata del 28 febbraio.

Il magazzino delle cartelle

Recentemente il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, durante un incontro con la stampa specializzata ha comunicato i dati del magazzino delle cartelle al 31/12/2023 arrivato al valore di 1206 miliardi di euro (e 163 milioni di atti in gestione tra cartelle ed avvisi di accertamento ed addebito).

Nel medesimo question time in commento è stato dichiarato che in conseguenza delle prime tre edizioni della rottamazione delle cartelle esattoriali, il magazzino si è ridotto per oltre 30 miliardi di euro mentre le misure di annullamento dei carichi (i c.d. stralci) hanno invece ridotto l’ammontare delle giacenze nelle mani del riscossore di oltre 82 miliardi di euro.

Il testo del documento su www.italiaoggi.it/documenti-italiaoggi

 

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