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L’imprenditore è stato fermato e messo ai domiciliari dalla procura di Milano. È indagato nell’inchiesta sulla Lombardia film commission, ma la sua storia si lega alla saga dei 49 milioni di euro. Da quando è fornitore del partito il fatturato della sua azienda è esploso

L’ultimo colpo di scena della saga finanziaria della Lega è firmato dalla procura di Milano: l’arresto dell’imprenditore bergamasco Francesco Barachetti, il fornitore della Lega di Matteo Salvini che da quando fa affari col partito ha moltiplicato i profitti della sua ditta. È solo uno dei molti capitoli di una vicenda complessa, che si dipana tra Milano e Genova, dove sono in corso due indagini separate, che viaggiano però in parallelo. Al centro i flussi finanziari del partito dell’ex ministro dell’Interno e la gestione contabile, passata e presente. I detective di Milano e di Genova, con le rispettive procure, si parlano, si confrontano. Non molto tempo fa è stata fatta una riunione di coordinamento per, questa la versione ufficiale, «scambio di informazioni».

Il tesoretto

Nelle due indagini ricorrono alcuni personaggi e sospetti. Nel capoluogo ligure i magistrati guidati da Francesco Pinto da tempo hanno avviato l’inchiesta sul presunto riciclaggio di parte dei 49 milioni di euro dei rimborsi elettorali ottenuti con la truffa architettata dall’ex tesoriere del partito, Francesco Belsito. La procura milanese, invece, è partita dalla compravendita gonfiata di un immobile da parte della fondazione Lombardia film commission, controllata dalla regione, quando il presidente era Alberto Di Rubba, uno dei commercialisti della Lega ai domiciliari proprio per questa vicenda. I soldi della regione usati per l’acquisto del capannone sono poi finiti a società riconducibili a Di Rubba e a un altro professionista legato al partito, Andrea Manzoni. Entrambi revisori dei conti dei gruppi parlamentari della Lega.

Ora l’arresto di Francesco Barachetti, l’imprenditore di Casnigo, provincia di Bergamo e paese di Di Rubba, pedina centrale dello schema disegnato dai commercialisti e che ha attirato l’attenzione sia dell’antiriciclaggio sia della procura di Milano. Barachetti è accusato dai magistrati Eugenio Fusco e Stefano Civardi di concorso in peculato e fatturazione per operazioni inesistenti. Secondo la tesi degli inquirenti ha partecipato insieme ai contabili del partito alla distrazione degli 800mila euro di fondi regionali drenati con la vendita del fabbricato alla fondazione Lombardia film commission.

Fatturato in crescita

La carriera imprenditoriale di Barachetti è influenzata dall’ascesa al potere all’interno della Lega della coppia Manzoni e Di Rubba, scelti dal tesoriere del partito Giulio Centemero con l’assenso di Matteo Salvini, che anche dopo l’arresto dei due ha detto: «Li conosco, sono persone di cui mi fido». La Baracchetti Service, dal momento in cui i commercialisti diventano i guardiani delle finanze leghiste, vede crescere i propri ricavi da 650mila euro a 4 milioni nel 2019. Gran parte di questo denaro arriva dal saldo di fatture da parte del partito e da società da questo controllate, per esempio Pontida Fin, la cassaforte immobiliare della Lega.

In due anni, fino al 2020, la ditta Barachetti Service ha incassato dalla Lega più 2 milioni di euro. Per «ristrutturazione degli immobili di proprietà di Pontida fin», è sempre stata la versione ufficiale. Ma dai nuovi documenti emersi questa difesa non regge. «Tali affermazioni sono risultate in contrasto con le informazioni tratte dalla banca dati Anagrafe tributaria», scrivono gli investigatori della Guardia di finanza, «in particolare, risultano associate a Barachetti 18 comunicazioni di inizio lavori negli anni 2015, 2016 e 2017, ma nessuna di queste comunicazioni ha riguardato lavori edili eseguiti su complessi immobiliari di proprietà di Pontida fin». La Finanza ha preso un abbaglio, oppure il tesoriere e i commercialisti della Lega hanno detto il falso?

Il mutuo e il fornitore

La ditta Barachetti Service è, secondo alcune informative dell’autorità antiriciclaggio di Banca d’Italia (Uif), una «società veicolo per trasferire fondi dalla Lega nord a entità associate a professionisti, titolari di incarichi ufficiali nel partito, e a società agli stessi riconducibili, sotto forma di pagamento fatture». E ancora «la società nel corso degli ultimi anni è risultata essere controparte di numerose transazioni finanziarie con la Lega nord, operazioni di accredito, spesso connotate da importo tondo e da periodicità non in linea con gli usi di mercato, spesso seguite da bonifici in uscita in favore di professionisti e società sempre riconducibili al partito».

Se da un lato, dunque, le inchieste della magistratura hanno finora ricostruito il ruolo di figure che ruotano attorno alla Lega, i detective dell’antiriciclaggio tirano in ballo il partito stesso. In questa direzione sembra andare anche la Guardia di finanza, che in un’altra informativa rileva l’anomalia di un mutuo acceso da Pontida Fin del valore di mezzo milione di euro «richiesto per esigenze finanziarie»: nelle settimane successive alla stipula, Pontida fin versa a Barachetti quasi la metà dei soldi. Il periodo in cui avviene questo passaggio di denaro è luglio-agosto 2017: sono le settimane in cui arriva la condanna di primo grado sulla truffa dei 49 milioni e la decisione del tribunale che impone alla Lega di restituire allo stato i soldi ottenuti truccando i bilanci. In soli nove mesi, gennaio-settembre 2018, con la Lega al governo, Barachetti incassa dal partito più di 650mila euro. La metà di questi, 311mila euro, il partito li versa qualche giorno dopo aver percepito una tranche del 2 per mille, il contributo che ogni cittadino può donare con la dichiarazione dei redditi alle forze politiche.

«Questo qui ha fatto lavori per la Lega per due milioni in un anno e mezzo. Questo qui era un idraulico che aggiustava i tubi delle caldaie. Com’è che Di Rubba ha messo su un autosalone di macchine di lusso accanto a Barachetti? Ma da dove arrivano i soldi? Come mai la società di noleggio auto ha fatturato quasi un milione alla Lega in un anno?», è lo sfogo, intercettato, di uno dei protagonisti dell’affare Lombardia film commission, fedelissimo dei commercialisti del partito.

Il tesoriere

C’è però un altro aspetto che lega ancora una volta il partito agli indagati finiti ai domiciliari. Si tratta di bonifici molto recenti, effettuati tra luglio e settembre, quando cioè era già noto il coinvolgimento nell’inchiesta dei due commercialisti. La Lega ha continuato a pagare lo studio di Manzoni e Di Rubba: tre bonifici per 25mila euro. Uno studio tra i cui soci troviamo il senatore leghista Stefano Borghesi e il tesoriere del partito Centemero, sul quale la procura di Genova aveva chiesto informazioni all’unità antiriciclaggio nell’ambito dell’inchiesta sui 49 milioni. Da Genova a Milano è caccia al tesoro padano.

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