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Le case d’aste, e quelle più famose in particolare, vengono spesso percepite come delle entità inamovibili, granitiche e magari un po’ polverose. Non è però così, e a dimostrarlo sono le leve giovani dell’azienda, che investe nei suoi dipendenti e, quando può, li trattiene. Abbiamo chiesto a due dipendenti di Christie’s, una in Inghilterra e una in Italia, in cosa consta il loro lavoro, come siano entrate in azienda e come stiano crescendo al suo interno.

Palazzo Clerici, sede di Christie’s Italia

LA BANDITRICE DI CHRISTIE’S VERONICA SCARPATI

C’è voluto un training di mesi, per arrivare a quella prima asta”, racconta Veronica Scarpati, banditrice del Modern Art Department di origine italiana ma con base a Londra. “La mia prima asta ha di poco preceduto la pandemia. Subito prima di entrare, mi ha chiamato l’Ad nel suo ufficio, per ricordarmi di essere sempre me stessa. È stato uno scambio meraviglioso, un esempio di come qui si creino legami veri con le persone”. Cosa che garantisce, oltre a un ambiente accogliente, anche il successo al momento delle vendite: “Mi hanno aiutata moltissimo a fare pratica, all’inizio facevo molta fatica. Sono entrata grazie a un amico, il più giovane battitore della storia di Christie’s, e dopo uno stage mi hanno tenuta. La mia prima audizione è stata un disastro, poi mi hanno invitata nella “auctioneering school”, e ho cominciato ad allenarmi nel tempo libero insieme agli altri ragazzi: andavamo nelle sale vuote a fine giornata, ci filmavamo e guardavamo la registrazione per evitare tic verbali e fisici. Facevamo 10 lotti a testa e ci davamo dei consigli a vicenda. Ora sono io a passare le conoscenze alle nuove generazioni, e a raccontare loro i trucchi del mestiere. Come la scatola segreta che tiriamo fuori se un battitore è troppo basso”. Scarpati, che nel tempo libero fa da battitrice volontaria anche per delle charity auction, ci racconta dei dettagli sul suo celebre ‘aiutante’: il martelletto che ha reso famosi i banditori della casa, tutti realizzati da un medesimo artigiano del Norfolk. “Durante la pratica ti prestano altri martelletti o si usano oggetti casuali come i telefoni. Dopo la terza, ti arriva il tuo martelletto ufficiale, che tra un lotto e l’altro va sempre stretto perché la testa si svita mentre li batti. Un mio collega, per questo, usa solo la testina!”. I martelletti (la cui vernice scheggiata mostra i segni degli anni passati a lavorare) però possono anche essere personali: lei ne ha uno con il legno dell’Argentina, dalla stessa provincia da cui viene sua madre, che è una piccola opera d’arte da conservare passando magari da una casa all’altra. “Ci sono diversi tipi di legno, alcuni sono molto belli ma non da usare: legno e finish devono essere fatti in un certo modo, specialmente per avere un buon suono!”.

Elena Zaccarelli

Elena Zaccarelli

LA SENIOR SPECIALIST E RESPONSABILE VENDITE ELENA ZACCARELLI

Christie’s non è solo un luogo prestigioso dove entrare, ma anche un posto in cui rimanere. Ce lo racconta Elena Zaccarelli, Senior Specialist nel Dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea di Milano e responsabile delle vendite per l’arte del XX/XXI secolo. È entrata in azienda 13 anni fa: “Ho studiato Lettere Moderne a Bologna con una tesi su Caravaggio, poi mi sono laureata in Storia dell’Arte Medievale e Moderna alla specialistica con tesi sull’iconografia del gatto nell’arte rinascimentale. Come si intuisce, inizialmente l’arte contemporanea non mi interessava: poi è arrivata la realtà. Non esistono opportunità nell’arte rinascimentale, perché i musei italiani non assumono, gli antiquari sono un ambiente chiuso e familiare e il mercato dell’arte antica non è ai suoi massimi. Così ho deciso di provare con l’arte contemporanea: ho cominciato in galleria a Firenze, dove ho conosciuto il mercato (all’università non lo insegnavano allora), e poi ho fatto uno stage da Christie’s, dove mi hanno richiamato appena hanno avuto un posto libero. È stata una passione tardiva ma grande: il mio lavoro mi piace ancora moltissimo”. Già coordinatrice delle vendite, catalogatrice e specialista junior, Zaccarelli ora si sta concentrando sull’arte italiana, curando grandi aste come quelle online del 17 e 24 maggio, che resteranno aperte rispettivamente fino a fine maggio e metà giugno. “Mi occupo di trovare opere per le aste: questo porta a sviluppare uno stretto rapporto con i collezionisti che ci chiamano o che noi cerchiamo. È la parte più complicata ma anche la più soddisfacente: ogni situazione è diversa, ogni persona e storia anche. Quello che dico sempre, quando insegno all’università, è che il corso di laurea più adatto per questo lavoro è psicologia: ascoltare il cliente è la chiave. E noi abbiamo bisogno di venditori, perché quando la qualità è alta i compratori arrivano”. Tanto contatto con il cliente, quindi, ma essendo anche responsabile d’asta Zaccarelli gestisce tutta la “macchina asta”, il team di persone, i lotti che devono essere a posto, i contratti e le schede in ordine: “È come essere un direttore d’orchestra per la sinfonia dell’asta”. Il team, che è anche internazionale, resta il cuore dell’azienda: “Siamo presenti durante le aste per i clienti italiani anche all’estero, è fondamentale poter dare il tuo parere e vedere le opere con i propri occhi, così da consigliare a persone giuste le opere giuste”. Un episodio particolare nel reperimento di opere? “Avevo cominciato da poco, ero con il mio responsabile a casa della cliente che ci aveva proposto un quadro onestamente mediocre. Arrivati, però, abbiamo visto su un’altra parete un Fontana di cui nessuno ci aveva mai parlato. Era un’eredità che stava sopra il divano. ‘Ma vale qualcosa?’, ci chiese la signora. Il mediocre valeva 30mila euro, il Fontana 300mila: la vendita (andata anche oltre la stima massima) gli ha cambiato la vita. Poi abbiamo anche trovato quadri più importanti, ma questa è proprio l’esemplare ‘botta di fortuna’ che non accade mai”.

Giulia Giaume

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