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Dopo l’esperienza positiva della Puglia, che per prima nel 2021 ha introdotto la misura del reddito energetico, il Governo porta avanti un’iniziativa a livello nazionale con contributi a fondo perduto per incentivare l’installazione di impianti solari domestici da parte di famiglie con indicatore ISEE basso.

Il Fondo Nazionale Reddito Energetico

Con un comunicato stampa del 21 agosto 2023, il MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) ha ufficializzato la nascita del Fondo Nazionale Reddito Energetico, con una disponibilità iniziale di ben 200 milioni di euro, stanziati per gli anni 2024 e 2025. Il Fondo è stato quindi diventato ufficialmente operativo con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale n. 261 in data 8 novembre 2023.

La misura è pensata per offrire un sostegno alle famiglie a rischio di povertà energetica e con il solo obiettivo di favorire l’autoconsumo. I beneficiari saranno indicativamente gli stessi nuclei familiari che attualmente hanno i requisiti per beneficiare del bonus bollette, ovvero:

  • famigle con un ISEE non superiore a 15.000 euro
  • famiglie con almeno 4 figli a carico e con ISEE inferiore 30.000

Gli impianti che potranno usufruire del contributo in conto capitale saranno di piccola taglia, ovvero di potenza non superiore ai 6 kW (e non inferiore ai 2 kW) e dovranno essere destinati prettamente all’autoconsumo.

L’intenzione sembra essere quella di trovare soluzioni strutturali al problema della povertà energetica dilagante. Se, infatti, è vero che i Bonus Bollette sono una misura di sostegno importante per le famiglie, è anche vero che tali contributi pesano a lungo sulle casse dello Stato, mentre un investimento strutturale in impianti per la produzione di energia può alleggerire le bollette delle famiglie senza in modo stabile pesando meno, nel lungo termine, sui contributi statali.

Oltre all’aspetto di convenienza economica, c’è anche un tema importantissimo di sostenibilità. Più impianti fotovoltaici sono presenti sul territorio nazionale, maggiore è la quota di energia green prodotta in Italia, a tutto beneficio della riduzione delle emissioni inquinanti e dell’indipendenza dalle fonti fossili, soggette ad oscillazioni sui mercati internazionali.

 

Come verranno erogati i Fondi?

Le modalità di richieste e di erogazione dei fondi sono ancora allo studio della Corte dei Conti, per cui non ci sono ancora notizie chiare su percentuali di contributo in conto capitale, modalità di richiesta e procedure autorizzative.

L’unica notizia certa è che l’80% del Fondo Nazionale Reddito Energetico è destinato alle regioni del Mezzogiorno:

  • Abruzzo
  • Basilicata
  • Calabria
  • Campania
  • Molise
  • Puglia
  • Sardegna
  • Sicilia

con la possibilità di integrazioni a tale fondo da parte di Enti regionali e locali.

In breve, una volta stabilite le procedure, le singole amministrazioni locali potranno decidere di aumentare gli stanziamenti per soddisfare più richieste o per aumentare la quota capitale a copertura dell’investimento.

 

L’impianto sarà davvero Gratis?

Duecento milioni di euro, distribuiti su tutto il territorio nazionale, appaiono non essere una cifra così elevata. Quindi, considerando che un impianto medio, senza accumulo, delle taglie incentivabili, può oscillare tra i 5.000 e i 10.000 euro (e anche più), è facile intuire che o verranno realizzati un numero limitato di impianti oppure la copertura in conto capitale sarà ridotta.

Come avvenuto, ad esempio, per il Bonus batterie in Lombardia, le domande hanno superato di molto le aspettative, per cui il contributo, in quel caso, si è attestato intorno al 20% delle spese effettivamente sostenute, rendendo il contributo meno conveniente rispetto al classico Bonus Ristrutturazioni del 50% (anche se il bonus del 50% si recupera poi in 10 anni nella dichiarazione dei redditi).

 

Cosa conviene fare?

Non possiamo certamente prevedere il futuro e sapere se questo fondo funzionerà correttamente e riceverà nuovi stanziamenti. Di sicuro possiamo suggerire di iniziare a muoversi, richiedendo dei preventivi da più aziende, prima che nuovi bonus e incentivi facciano lievitare i prezzi in modo anomalo (perché, purtroppo, accade anche questo).

Una volta individuato il preventivo più conveniente, si potranno effettuare dei ragionamenti concreti di convenienza, per capire se sia meglio il contributo in conto capitale su una piccola parte della spesa o se è meglio orientarsi sui bonus tradizionali, che consentono di recuperare fino al 50% della spesa sostenuta.

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