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A ottobre 2020, Banca Etica e Caritas Italiana hanno sottoscritto un accordo quadro riguardante il microcredito. Spesso, quando si sente parlare di microcredito si pensa “solamente” a prestiti di importo limitato. Ma non è cosi, o meglio è molto più di questo. Parliamo di uno strumento che, se ben concepito e realizzato, va ben oltre la semplice erogazione di piccoli prestiti, e la rilevanza sociale del quale è probabilmente superiore a quella economico-finanziaria.

Il microcredito riguarda due possibili attività. La prima, indicata come microcredito sociale, cerca di rispondere a situazioni di povertà ed esclusione, per fare fronte a emergenze temporanee del richiedente, solitamente una persona fisica. La seconda è il microcredito imprenditoriale, che può riguardare sia persone fisiche (artigiani o altri casi di auto-imprenditorialità) sia persone giuridiche, che trovano difficoltà nell’ottenere credito tramite i canali bancari. Spesso si parla di “non bancabili” per indicare i soggetti che, per mancanza di patrimonio, di garanzie reali o per altri motivi, non riescono a ottenere credito presso gli istituti bancari.

Che si parli di sociale o imprenditoriale, va ribadito che il processo del microcredito non riguarda unicamente l’erogazione in sé, ma comprende come elementi fondamentali l’accompagnamento e la consulenza per i richiedenti. Questi ultimi, infatti, molto spesso hanno conoscenze molto limitate dal punto di vista bancario e finanziario, ma anche contabile, fiscale o in altri ambiti. Elementi di debolezza che si sommano alla fragilità economica, e che spesso sono alla base dell’esclusione dai canali bancari tradizionali. Per potere intervenire efficacemente in situazioni simili tramite operazioni di microcredito, diventano allora fondamentali sia il percorso di accompagnamento sia – prima ancora – la conoscenza diretta e i rapporti con la realtà (individuo o microimpresa) richiedente.

 

Crescita reciproca, oltre la beneficenza

Tale percorso, se ben realizzato, porta quindi a una crescita reciproca tra chi chiede e chi eroga il prestito, e a creare e consolidare legami che vanno ben oltre quelli di natura economica. Ma è necessaria anche una responsabilizzazione del soggetto interessato, chiamato a compiere un percorso di avvicinamento e inserimento in reti territoriali, e a dimostrare una capacità di sviluppo personale e professionale. Va insomma perseguito, da tutti gli attori in campo, un percorso verso l’autonomia, per permettere a persone e piccole imprese altrimenti escluse dai servizi finanziari di credere nei propri progetti e di realizzarli, maturando competenze e professionalità.

In questo senso, l’erogazione di piccoli prestiti e l’accompagnamento del richiedente possono essere in diverse situazioni strumenti più efficaci e utili del dono o della beneficenza. Parliamo, certo, di percorsi e situazioni differenti, ognuno con obiettivi e finalità ben distinte. Il microcredito deve comunque essere visto e vissuto come un potente strumento di inclusione sociale per le fasce deboli. Uno strumento che può permettere, a persone in condizioni di fragilità e a rischio di esclusione sociale, oltre che finanziaria, di realizzarsi sul piano personale, prima ancora che economico.

È questo lo spirito con cui si sono mosse Caritas e Banca Etica nel pensare e promuovere l’accordo quadro. Un ruolo di primo piano l’avrà anche PerMicro, partner di Banca Etica, una delle principali realtà di microcredito in Italia, che da anni svolge tale attività, dando fiducia e sostenendo progetti sia personali sia imprenditoriali con attività di erogazione di piccoli prestiti, ma anche con l’accompagnamento e il sostegno del richiedente.

In base a quanto detto, gli elementi necessari per svolgere al meglio il lavoro che darà concretezza all’accordo sono molteplici. Vale la pena citarne tre in particolare: la conoscenza capillare dei territori e dei loro bisogni; la capacità finanziaria di sostenere le richieste; le competenze nell’ambito dell’accompagnamento e delle consulenze offerti ai richiedenti. Riguardo al primo aspetto, è fondamentale il ruolo delle Caritas diocesane: sono loro a potere segnalare persone, famiglie, piccole imprese che, nelle comunità locali, potrebbero usufruire ai servizi di microcredito. Banca Etica, tramite la collaborazione con PerMicro, valuterà invece le richieste e cercherà di mettere a punto possibili soluzioni per favorire l’accesso al credito dei richiedenti. Il progetto prevede infine anche attività di formazione per operatori e volontari della Caritas, e percorsi per i richiedenti i prestiti.

Nel concreto, l’accordo siglato tra Caritas e Banca Etica prevede interventi dai 3 ai 15 mila euro per le persone fisiche e il microcredito sociale, e dai 5 ai 25 mila euro per il microcredito imprenditoriale. Per il totale degli interventi, è attualmente previsto un primo massimale, stabilito in 5 milioni di euro.

 

Ricostruire la fiducia (in se stessi)

Stiamo vivendo un momento storico caratterizzato, anche a causa degli effetti della pandemia, dall’emergere di nuove povertà e da una crescente esclusione delle fasce sociali più deboli dai tradizionali servizi bancari e finanziari. Gli ultimi rapporti, di Libera e di altre organizzazioni, mostrano purtroppo come in questi periodi crescano anche fenomeni criminali connessi ai bisogni finanziari, come l’usura. Chi è escluso dai canali bancari è infatti a maggiore rischio di finire nelle mani delle mafie. Anche questo è un fenomeno da contrastare con ogni mezzo possibile: dare la possibilità, a chi è in momentanea difficoltà, di costruirsi un percorso fondato sulla fiducia e su rapporti professionali con realtà di microcredito, può rappresentare una soluzione e una nuova speranza.

Caritas e Banca Etica, con il sostegno di PerMicro, intendono dare un contributo reale nei territori. Un piccolo passo, ma estremamente concreto e importante, in vista di un’inclusione non solo finanziaria ed economica, ma anche – e forse prima ancora – sociale delle persone fragili. Il valore del microcredito, nei percorsi di contrasto alle povertà vecchie e nuove, appare dunque acclarato. Banca Etica e Caritas compiono così, tra l’altro, un ulteriore passo per rafforzare la collaborazione che da oltre vent’anni le caratterizza, con strumenti e modalità diverse, ma con obiettivi e ideali comuni.

 

Andrea Baranes presidente Fondazione Finanza Etica – membro del cda di Banca Etica

 

 

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