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Ad aprire la contesa tra il Partito Democratico pugliese e il ministro Raffaele Fitto, sul Credito d’Imposta ZES, era stata una nota congiunta dei deputati Claudio Stefanazzi, Ubaldo Pagano e Marco Lacarra.

“C’è una grande confusione sotto il cielo del Governo Meloni. Per un pasticcio di cui nessuno pare di essersi ancora accorto – avevano scritto i parlamentari pugliesi – molti investimenti pluriennali nel Sud Italia rischiano di saltare”.

“Quando Fitto ha voluto stravolgere il sistema di agevolazioni ZES ha inconsapevolmente creato un grande ‘buco’ temporale, a causa del quale i progetti di investimento avviati nel 2023 e completati nel 2024 non saranno più coperti da alcuna agevolazione fiscale. Il rischio, dunque, è perdere tante occasioni di rilancio economico e occupazionale nel Mezzogiorno a causa di un vuoto normativo. Per questo abbiamo presentato un’interrogazione parlamentare affinché il Governo chiarisca e intervenga il prima possibile per scongiurare questa eventualità.”

Pochi giorni dopo, Claudio Stefanazzi tornava sul caso: “Con il provvedimento firmato dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate arriva la conferma di ciò che diciamo sin dall’inizio: la ZES Unica voluta da Fitto è una vera e propria truffa per il Sud e per le imprese.”

“Il Ministro – continuava Stefanazzi – aveva promesso un credito di imposta fino al 60 per cento, ma oggi scopriamo che quei crediti saranno garantiti, al massimo, per il 10 per cento dell’investimento. Un flop colossale che bloccherà ogni nuova iniziativa imprenditoriale e che distrugge i presupposti per fare impresa nel Sud Italia perché, a differenza del precedente sistema (credito d’imposta per il Mezzogiorno e le 8 ZES), il nuovo assetto non garantisce né risorse, né certezza degli strumenti”.

“E a tutto questo – proseguiva Stefanazzi – si aggiunge lo smantellamento di ‘Decontribuzione SUD’, che dal 1° luglio non agevola più le nuove assunzioni e dal prossimo anno scomparirà per tutti. Insomma, raccogliamo il risultato di un’operazione folle, fondata sulla distruzione di quel buono che era stato fatto e sull’egocentrismo del suo promotore e che porterà soltanto alla desertificazione economica del Sud Italia.”

Al provvedimento dell’Agenzia delle Entrate seguiva una nota del ministro Raffaele Fitto sulla percentuale da applicare per determinare l’ammontare del credito di imposta ZES spettante alle imprese che ne hanno fatto domanda per gli investimenti effettuati, dal 1° gennaio 2024 al 15 novembre 2024, nel territorio della ZES Unica”. 

Il Direttore dell’Agenzia delle Entrate – si leggeva nella nota – ha determinato tale percentuale rapportando il limite complessivo di spesa previsto dalla legge all’ammontare complessivo dei crediti d’imposta richiesti dalle imprese, con il risultato di definire un credito d’imposta pari al 17,6668% dell’investimento realizzato, un valore significativamente inferiore a quello prefigurato dalla norma, che riconosce alle imprese che investono nella ZES Unica fino al 60% del costo sostenuto.

“Si tratta – ha dichiarato il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, con delega alla Zona economica speciale – di un provvedimento adottato dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate senza alcun confronto”.

“Infatti, come previsto dalla norma, le imprese hanno inserito le loro richieste di credito d’imposta ZES nella finestra temporale che va dal 12 giugno al 12 luglio 2024, indicando ai fini della fruizione dell’agevolazione sia investimenti già effettuati alla data di inserimento della richiesta che investimenti che si intende effettuare nei prossimi mesi, fino al 15 novembre prossimo”.

“Le imprese, ragionevolmente, hanno prenotato un ammontare di credito d’imposta superiore a quello corrispondente agli investimenti già realizzati, e l’esatto ammontare di investimenti da agevolare sarà noto solo nel 2025, quando le imprese daranno evidenza degli investimenti effettivamente realizzati. Ciò significa che l’ammontare di credito d’imposta richiesto è solo un valore potenziale, che deve essere attentamente esaminato”.

Proprio al fine di qualificare le richieste pervenute dalle imprese, e in considerazione dell’importanza che il credito di imposta ZES occupa per la strategia del Governo di rilancio del Mezzogiorno, il Ministro Fitto aveva richiesto al Direttore dell’Agenzia delle Entrate, con nota del 17 luglio scorso, alcune informazioni indispensabili per l’implementazione della misura.

Tale richiesta, avanzata inizialmente nella piena consapevolezza che in assenza di queste informazioni vi è il rischio di penalizzare le iniziative degli operatori economici realmente interessati – si leggeva ancora nella nota – è tuttavia rimasta inevasa, tant’è che il Ministro Fitto ha deciso di reiterarla in data odierna, integrandola con la richiesta di un’analisi dei dati in possesso dell’Agenzia delle Entrate.

Al riguardo, occorre sottolineare che lo stanziamento per il credito di imposta ZES per il 2024, è stato calcolato in aumento rispetto al passato quando, per lo stesso ambito territoriale, erano previsti il credito di imposta per il Mezzogiorno e il credito di imposta maggiorato per gli investimenti effettuati nei territori delle otto ZES.

Il Governo, dunque – è scritto nella nota – ha scelto di scommettere sullo strumento del credito d’imposta ZES per rilanciare la competitività del tessuto produttivo del Mezzogiorno sia stanziando un ammontare più elevato di risorse, sia aumentando significativamente l’intensità massima dell’agevolazione. A partire dalla richiesta di dati e analisi reiterata dal Ministro Fitto nei confronti del Direttore dell’Agenzia delle Entrate, il Governo sta procedendo nel solco di quella visione strategica, in linea con l’ambizione della riforma, affinché il credito d’imposta ZES possa incentivare le imprese ad investire nel Sud.

La replica non ha tardato ad arrivare: “Il Ministro Fitto dà il via alla più imbarazzante caccia alle streghe -ha dichiarato Claudio Stefanazzi – dopo il provvedimento con cui l’agenzia delle entrate ha certificato il fallimento del credito di imposta Zes, ci saremmo aspettati quantomeno delle scuse pubbliche da parte del Ministro. E invece no. Con una nota degna delle commedie all’italiana degli anni ’70, il ministro Fitto scarica la responsabilità sul Direttore Ruffini, accusato di aver fatto tutto da solo. Ruffini, al contrario, è “colpevole” soltanto di aver seguito per filo e per segno le disposizioni (art. 5, co. 4 e 5) del decreto attuativo dello scorso 17 maggio. Decreto che, è bene sottolinearlo, è stato scritto e firmato dallo stesso Ministro Fitto con il concorso del Ministro Giorgetti.”

“Fare scarica-barile è un atteggiamento infantile che offende la serietà e il prestigio delle istituzioni. È dallo scorso settembre che diciamo che le risorse messe a disposizione erano ridicole e adesso tutti i nodi sono venuti al pettine. Purtroppo per Fitto il suo bluff è stato scoperto prima che avesse il tempo di fuggire a Bruxelles. Ora la smetta di nascondersi dietro un dito e chieda scusa una volta per tutte.”

A cui si sono poi aggiunte le riflessioni dell’Assessore allo Sviluppo Economico della regione Puglia, Alessandro Delli Noci: “Le politiche messe in campo dalla Regione Puglia in questi ultimi anni sul tema dell’attrazione degli investimenti rischiano di essere compromesse da una politica nazionale miope che, pur di accentrare potere, ha smantellato un sistema territoriale pensato per incentivare e garantire investimenti. Il pasticcio della Zona Economica Speciale Unica, voluta dal Ministro Fitto e calata dall’alto, fa acqua da tutte le parti e, come immaginavamo, si presenta oggi più che mai come una mal riuscita strategia di marketing”. 

“Considerate le risorse stanziate per tutto il Mezzogiorno, pari a 1.670 milioni di euro, – ha spiegato l’assessore –  ci aspettavamo una percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile per gli investimenti non particolarmente generosa, ma il 17 per cento è davvero inconsistente, soprattutto se si considerano i numerosi proclami sulla ZES unica come panacea per il rilancio del Sud”.

“Proviamo a esemplificare: se una piccola impresa ha effettuato un investimento pari a 500.000 euro, il credito di imposta ZES, sulla base di quanto previsto dal D.L. n. 124/2023 che rinvia alla Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027 della Commissione europea, sarebbe pari al 60 per cento, quindi 300.000 euro. Fino a qui sembrerebbe un ottimo vantaggio per qualunque imprenditore”.

“Eppure – ha proseguito Delli Noci – il Decreto del Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR del 17 maggio 2024, ha previsto che l’ammontare massimo del credito d’imposta fruibile è pari al credito d’imposta richiesto moltiplicato per la percentuale resa nota con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate che, come detto, è stata fissata al 17,6668 per cento”.

“Il credito di imposta della nostra piccola impresa non sarà quindi pari a 300.000 euro, bensì a 53.000 euro, con un abbattimento di quasi l’82 per cento e con un riconoscimento di solo il 10,60 per cento sull’investimento effettuato”.

“Ma non è tutto. Sempre il Decreto del 17 maggio 2024 ha previsto la possibilità che l’Agenzia delle Entrate, sulla base delle ulteriori comunicazioni ricevute dalle imprese, ridetermini la percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile, così creando la più totale incertezza per gli operatori economici che, fino a quel momento, non potranno sapere a quanto ammonta definitivamente il credito di imposta”.

“Questo progetto – secondo l’assessore – rischia di mettere a repentaglio un sistema consolidato fatto di presidi territoriali in grado di soddisfare in tempi brevi le richieste delle imprese e di guidarle e manifesta altresì la completa mancanza di visione e programmazione. Per costruire pluriennalità e una visione industriale del Mezzogiorno – ancora una volta penalizzato dalle scelte di questo Governo – occorre ridefinire le Zes e immaginarle intorno al tema degli hub logistici, così da attrarre investimenti internazionali e rafforzare la collaborazione tra le grandi imprese che vengono ad investire e le piccole e medie imprese locali”.

“Con l’augurio che il Ministro Fitto possa fare presto chiarezza – ha concluso Delli Noci – da regione che solo un mese fa è stata definita dallo Svimez la regione italiana più dinamica, non possiamo non manifestare preoccupazione ed esigere risposte concrete. Avremmo voluto partecipare in maniera collaborativa per la buona riuscita di questo progetto. Siamo ancora disponibili a collaborare per il bene della Puglia, delle sue imprese e dei lavoratori”.

La contro-replica del ministro Fitto rivendica, a tal proposito, il successo dell’iniziativa“Le critiche sul credito d’imposta ZES arrivate finora sono strumentali. Il dato sull’ammontare di investimenti presentati dalle imprese per accedere al credito dimostra che la misura varata dal Governo non è un fallimento, tutt’altro, è esattamente il contrario: un successo”.

“Partiamo da alcuni numeri. Il credito d’imposta Sud nasce nel 2016 con uno stanziamento di 617 milioni di euro all’anno, fino al 2020, prorogato per il 2021 con uno stanziamento di 1 miliardo di euro l’anno fino al 2022 e ulteriormente prorogato al 2023 con uno stanziamento di 1,4 miliardi di euro. Per l’anno 2024 il Governo Meloni ha tuttavia deciso di stanziare maggiori risorse, pari a 1,8 miliardi di euro, la cifra più alta in assoluto finora stanziata per incentivare gli investimenti al Sud, addirittura il triplo dell’importo originariamente previsto nel 2016″.

“Chi collega questa discussione all’estensione della Zona economica speciale a tutto il Mezzogiorno, una riforma fortemente voluta e varata da questo Governo, dice una falsità. Infatti, il credito d’imposta Sud precedentemente in vigore si applicava già a tutto il territorio del Mezzogiorno. Con l’istituzione della ZES unica, questo Governo ha modificato l’agevolazione sotto due profili, rafforzandola: da un lato ha aumentato l’intensità massima dell’aiuto concedibile, portandola dal 45% al 60%, dunque estendendo a tutto il Mezzogiorno quanto già previsto solo nelle otto precedenti aree ZES, e dall’altro ha incrementato le risorse a disposizione, da 1,4 a 1,8 miliardi di euro, proprio per far fronte alla maggiore entità del beneficio fiscale”.

“Su richiesta del Ministero dell’economia e delle finanze, il nuovo credito d’imposta ZES viene erogato con il meccanismo della prenotazione, con un tetto massimo di spesa, per evitare imprevedibili effetti finanziari sul bilancio dello Stato, come avvenuto nel caso del Superbonus e di altri strumenti automatici. Tale meccanismo di prenotazione, lo sapevamo bene, avrebbe dato luogo ad un ammontare di richieste legate anche ad investimenti ancora da realizzare, imponendo un’attenta verifica delle domande trasmesse da parte delle imprese”.

“Proprio per questa ragione, in data 17 luglio ho richiesto al Direttore dell’Agenzia delle Entrate i dati sulle domande pervenute da parte delle imprese per svolgere tali valutazioni. Il Direttore dell’Agenzia delle Entrate ha risposto solo in data odierna a quella richiesta, e solo dopo la mia sollecitazione di ieri, ma nel frattempo aveva già adottato, senza alcun preventivo confronto, il provvedimento che fissa a circa il 17% l’entità dell’aiuto concesso”.

“In base ai dati acquisiti solo oggi, su 9,4 miliardi di euro di domande da parte delle imprese, ci sono 167 milioni di euro di investimenti già realizzati, fatturati e certificati, 83 milioni di euro di investimenti realizzati, non fatturabili e certificati, mentre i restanti 9,2 miliardi di euro corrispondono a investimenti non realizzati o non fatturati o non certificati”.

“È evidente che ci troviamo di fronte a un dato che dovrà essere attentamente verificato da parte del Governo, anche per valutare l’eventuale necessità di ulteriori coperture finanziarie. Ma è altrettanto evidente l’enorme interesse sollevato dalla misura, che alla luce di questi dati, se confermati, si rivela un grande successo, con oltre 9 miliardi di euro di investimenti incentivabili nel Mezzogiorno”. 

“Le domande presentate sono significativamente maggiori di quelle registrate in passato, e pari quasi a quattro volte il dato del 2023. Occorre a questo punto capire se tale dato è il frutto in parte dell’applicazione del criterio della prenotazione, e dunque è sovrastimato, oppure se rappresenta un ammontare di investimenti effettivi”. 

“In ogni caso, questa valutazione richiede un lavoro dettagliato, che si sta già svolgendo ma che avremmo potuto anticipare, se solo il Direttore dell’Agenzia delle Entrate avesse condiviso i dati e le valutazioni prima di adottare il provvedimento”. 

“Un provvedimento che – ha concluso – il Ministro Fitto – non condivido, lo ritengo sbagliato. Il termine entro il quale adottare quel provvedimento era un termine meramente ordinatorio, non perentorio, e la mia lettera dello scorso 17 luglio poneva esattamente queste questioni.  Dobbiamo oggi evidenziare il successo della misura: una grande partecipazione che conferma l’attenzione per il Sud, del Governo e delle imprese”.

(gelormini@gmail.com)

 

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