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Dal 15 giugno parte il concordato preventivo biennale per il 2024 e il 2025. Conviene aderire e quali sono pro e contro? Un focus dei benefici e degli aspetti critici

Concordato preventivo biennale verso il via.

Partono dal 15 giugno le procedure operative per l’adesione al patto con il Fisco, opportunità riservata alle partite IVA che applicano gli ISA così come ai forfettari.

Conviene accettare il reddito che verrà proposto dall’Agenzia delle Entrate per il biennio 2024-2025 e quali sono i pro e i contro per imprese e professionisti?

Un focus sui vantaggi e sugli aspetti controversi.

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Concordato preventivo biennale, conviene? Pro e contro del patto con il Fisco

Si gioca tutto sul contrappeso tra pro e contro il successo o meno del concordato preventivo biennale, il patto tra Fisco e partite IVA che caratterizzerà la stagione dichiarativa in corso.

Entro il 15 giugno l’Agenzia delle Entrate metterà a disposizione il software per l’invio degli ulteriori dati necessari ai fini dell’elaborazione della proposta di reddito concordato per il biennio 2024-2025, procedura che per i forfettari passerà dal quadro LM del modello Redditi e che prevede in via sperimentale l’elaborazione della proposta per una sola annualità.

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Sul fronte dei forfettari, l’avvio potrebbe slittare al 15 luglio: questa una delle novità attese dal decreto correttivo alla riforma fiscale al quale sta lavorando il MEF, sulla quale però mancano ad oggi conferme.

Arrivati ormai a ridosso del lancio delle procedure operativa, e mentre si attendono ancora correttivi e decreti attuativi del MEF, è in ogni caso bene soffermarsi sui vantaggi previsti per capire effettivamente se e a chi conviene aderire al concordato preventivo biennale.

Partendo dalle regole alla base del nuovo strumento di compliance, il focus della proposta che verrà elaborata dal Fisco consisterà nella definizione in anticipo, e sulla base di una serie di dati incrociati, del reddito derivante dall’esercizio di impresa, arti e professioni e del valore della produzione netta rilevanti ai fini delle imposte sui redditi e dell’IRAP.

L’accettazione della proposta di concordato preventivo biennale vincolerà il contribuente a dichiarare gli importi nelle dichiarazioni dei redditi e IRAP dei periodi d’imposta di riferimento e, conseguentemente, a versare le imposte concordate in anticipo con il Fisco.

Non cambieranno invece gli adempimenti ordinari in materia contabile e dichiarativa, così come il concordato avrà impatto zero sul fronte degli adempimenti IVA.

La scommessa del concordato preventivo biennale: pro e contro dell’accettazione anticipata di reddito e imposte

Fatta questa prima analisi delle regole dettate dal decreto legislativo n. 13/2024, è possibile tracciare un primo bilancio di pro e contro del concordato preventivo biennale.

L’accettazione in anticipo di un reddito determinato sulla base dei dati a disposizione del Fisco, di quelli ricavati dalle altre banche dati pubbliche unitamente alle informazioni aggiuntive comunicate dal titolare di partita IVA, vincolerà al rispetto del patto siglato con l’Erario.

Semplificando, il contribuente dovrà versare le imposte concordate per il biennio 2024-2025 a prescindere dall’effettivo andamento della propria attività. Il “conto” dovuto non cambierà in caso di redditi superiori, ma la stessa cosa succederà in caso di redditi effettivi inferiori, ad eccezione di specifiche casistiche che dovranno essere individuate dal MEF.

Solo in presenza di circostanze eccezionali dalle quali deriveranno minori redditi effettivi o minori valori della produzione netta effettivi superiori al 50 per cento, il concordato cesserà i propri effetti nell’immediato.

E qui si gioca il binomio pro e contro, da valutare attentamente e singolarmente sulla base delle specifiche di ciascuna attività.

Sul tema un quadro chiaro dell’impatto del concordato preventivo biennale è fornito dal Dossier al decreto legislativo n. 13/2024 del Servizio Bilancio dello Stato della Camera il quale, ipotizzando che contribuente che decide di aderire abbia razionalmente effettuato tale scelta in esito ad un ragionamento di tipo utilitaristico, individua due casistiche per le quali l’adesione potrà concretizzarsi:

  • nel caso in cui si ritenga che il CPB, considerati i possibili orizzonti di sviluppo della propria attività, possa garantire dei benefici economici;
  • al fine di usufruire della premialità offerta dall’istituto, declinabile anche in termini di minori oneri connessi alla gestione, da parte del contribuente, delle attività di controllo dell’Amministrazione finanziaria e, quindi, alla riduzione delle occasioni di conflitto e dei conseguenti contenziosi.

Ed è sull’ultimo punto che è quindi necessario soffermarsi per capire quali sono i benefici previsti per chi aderisce al concordato preventivo biennale.

Concordato preventivo biennale, perché conviene: i benefici previsti per le partite IVA

Non c’è solo l’irrilevanza ai fini fiscali e contributivi di eventuali maggiori redditi effettivi conseguiti nel periodo di riferimento: vi sono due ulteriori categorie di benefici collegati all’adesione al concordato preventivo biennale.

I titolari di partita IVA che accetteranno la proposta elaborata dall’Agenzia delle Entrate entreranno automaticamente tra i destinatari dei benefici premiali ISA, tra cui l’esonero dall’apposizione del visto di conformità per le compensazioni IVA fino a 50.000 euro e fino a 20.000 euro in relazione ai crediti IRPEF, IRAP e IRES. Stop inoltre agli accertamenti basati su presunzioni semplici e anticipo dei termini di decadenza per le attività di accertamento.

L’adesione al concordato preventivo biennale limiterà i poteri di controllo del Fisco, che per i periodi d’imposta accordati non potrà effettuare gli accertamenti previsti dall’articolo 39 del DPR n. 600/1973 in relazione al reddito di impresa, di lavoro autonomo e ai fini Irap.

Di contro, l’occhio del Fisco si concentrerà su chi non aderirà al concordato preventivo biennale, con la previsione di controlli specifici.

Concordato preventivo a rischio quasi zero per i forfettari

Nell’analisi di pro e contro del concordato preventivo biennale è necessario soffermarsi sulle regole specifiche previste per i forfettari.

In questo caso la proposta che verrà elaborata dall’Agenzia delle Entrate sarà limitata ad una sola annualità. Un concordato annuale, per il 2024, al quale sarà possibile aderire come nella generalità dei casi entro il mese di ottobre.

Il concordato perde in questo caso il suo rischio principale, ossia quello di accordarsi in anticipo con il Fisco su reddito e imposte dovute in assenza di “elementi di riscontro”: arrivati al mese di ottobre i forfettari avranno ben chiaro l’andamento del periodo d’imposta, e non dovranno scommettere sul 2025 ma valutare esclusivamente la proposta elaborata per il 2024.

Ovviamente, in questo caso così come nella generalità delle ipotesi, a fare la differenza sarà il reddito che verrà proposto dal Fisco. Si tratterà gioco forza di valori superiori rispetto allo storico precedente, ma ancora non è chiaro di quanto potrà essere lo scostamento effettivo.

Per una valutazione chiara di pro e contro del concordato preventivo biennale serve quindi attendere la messa a terra delle prime proposte dell’Agenzia delle Entrate.

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