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Nuovo piano “Salva casa”: quanto bisogna pagare al Comune per ottenere la sanatoria degli abusi edilizi?

Con l’approvazione del piano “Salva casa”, il nuovo condono edilizio promosso da Salvini per regolarizzare i piccoli abusi edilizi interni, molti si domandano quanto costerà ottenere la sanatoria.

Il costo per regolarizzare le difformità edilizie, come previsto dal recente decreto “Salva casa”, varierà da un minimo di mille euro fino a un tetto massimo di 30.984 euro. Questa sanzione è proporzionata all’aumento di valore che l’immobile ha guadagnato a seguito delle modifiche non autorizzate, come l’aggiunta di una stanza o la trasformazione di una veranda in spazio chiuso. È importante sottolineare che le sanzioni coprono solo le irregolarità parziali rispetto ai progetti originari depositati in Comune; le costruzioni realizzate completamente abusivamente, ovvero senza alcun titolo edilizio, non sono sanabili.

Cosa cambia con il nuovo decreto per la regolarizzazione degli abusi edilizi?

Il decreto “Salva casa” introduce importanti novità nella gestione degli abusi edilizi, semplificando la procedura per molti casi di difformità. Tradizionalmente, per sanare un’irregolarità, era necessario dimostrare la cosiddetta doppia conformità: l’allineamento dell’opera sia alla normativa urbanistica ed edilizia vigente al momento della sua realizzazione sia a quella al momento della presentazione della domanda di sanatoria. Questo requisito spesso trasformava la regolarizzazione in un percorso complesso e proibitivo, lasciando molti immobili in una sorta di limbo legale.

Le nuove regole mantengono il requisito della doppia conformità solo per i casi di

abusi totali, che rimangono di fatto ingiustificabili. Per le difformità parziali, invece, basta che l’opera sia conforme alla normativa urbanistica in vigore al momento della presentazione della domanda o a quella edilizia all’atto della realizzazione dell’intervento. Per avviare il processo di sanatoria, sarà necessario presentare una Segnalazione Certificata di Inizio Attività (Scia) o richiedere un permesso di costruire in sanatoria, pagando una sanzione che può variare da mille a quasi 32mila euro, a seconda dell’incremento di valore dell’immobile derivante dalle modifiche non autorizzate.

Quali sono le condizioni aggiuntive per la regolarizzazione?

L’ufficio edilizia del Comune potrà subordinare l’approvazione della regolarizzazione a interventi aggiuntivi, necessari per garantire il rispetto delle normative igienico-sanitarie, di sicurezza, di efficienza energetica o di eliminazione delle barriere architettoniche. Questo approccio mira a assicurare che ogni edificio regolarizzato risponda pienamente agli standard attuali, promuovendo così un ambiente urbano più sicuro e accessibile.

Cosa prevede il nuovo piano “Salva Casa” ossia il condono edilizio?

Il piano “Salva Casa”, ossia il nuovo condono edilizio, tende a semplificare significativamente la verifica della legittimità di un immobile, soprattutto in caso di piccole difformità formali.

Di norma, per confermare la legittimità di un immobile, era necessario ricostruire l’intera storia dei titoli edilizi, un processo complesso e prolungato che poteva bloccare i lavori di ristrutturazione per mesi. La novità introdotta dal decreto è che ora basta verificare l’ultimo titolo edilizio rilasciato, facendo affidamento sul lavoro già svolto dagli uffici tecnici comunali. Questo approccio impedisce alle amministrazioni di contestare difformità precedentemente considerate non rilevanti, garantendo ai cittadini maggiore certezza e velocità nelle procedure autorizzative.

Come cambia la gestione delle difformità interne?

Il decreto rivoluziona le regole sulle tolleranze costruttive, ossia quelle piccole differenze rispetto ai progetti approvati che non configurano

irregolarità se rientrano entro certe percentuali stabilite. Fino al 24 maggio 2024, la tolleranza permessa è aumentata:

  • per immobili superiori a 500 metri quadrati, la tolleranza è del 2%;
  • per immobili tra 300 e 500 metri quadrati, la tolleranza sale al 3%;
  • per quelli tra 100 e 300 metri quadrati, la tolleranza è del 4%;
  • per immobili inferiori a 100 metri quadrati, si applica una tolleranza del 5%;

Questo significa che, ad esempio, un appartamento di 100 metri quadrati potrebbe avere legalmente fino a 4 metri quadrati di superficie in più rispetto a quanto dichiarato nel progetto, senza che ciò sia considerato un illecito.

Cosa cambia nelle tolleranze esecutive?

Il decreto apporta modifiche anche alle cosiddette tolleranze esecutive, che riguardano le differenze tra quanto realizzato materialmente e quanto indicato nei progetti. Le novità riguardano:

  • tolleranza per il “minore dimensionamento dell’edificio”;
  • accettazione di elementi architettonici non strutturali non realizzati;
  • approvazione di modifiche minori alle finiture;
  • accettazione di piccole irregolarità costruttive in muri interni ed esterni;
  • accettazione della diversa ubicazione delle aperture interne;
  • correzioni di errori progettuali direttamente in cantiere e di errori materiali di rappresentazione progettuale.

Tale approccio permette una maggiore flessibilità e comprensione verso le esigenze reali di chi lavora sul campo, limitando le penalizzazioni per variazioni minime e spesso inevitabili durante la fase di costruzione.

Viene, infine, allargato il perimetro dell’edilizia libera, facendoci rientrare le tende da sole «con strutture fisse necessarie al sostegno e all’estensione dell’opera».

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