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Con un emendamento al decreto Ristori, lo scorso dicembre, è stata infatti prevista la possibilità di depositare pratiche familiari evitando inutili e dispendiose duplicazioni. E il legislatore ha introdotto l’esdebitazione anche per l’incapiente, una sola volta nella vita. La nuova disciplina dovrebbe confluire all’interno del nuovo codice della crisi d’impresa che dovrebbe partire a settembre

Sblocco dello stop ai pignoramenti, fine del divieto di licenziamento, invii di cartelle esattoriali. Si prospetta un autunno caldo per gli italiani, sempre più indebitati. Con il rischio concreto di far schizzare le domande di aiuto attraverso la legge 3 del 2012, la cosiddetta Salvasuicidi. La cui platea dei beneficiari però è stata ampliata: con un emendamento al decreto Ristori, lo scorso dicembre, è stata infatti prevista la possibilità di depositare pratiche familiari evitando inutili e dispendiose duplicazioni. E il legislatore ha introdotto l’esdebitazione – cioè la liberazione dai debiti residui – anche per l’incapiente, cioè chi non è in grado di pagare il dovuto, anche se per una sola volta nella vita. “Due importanti novità che saranno in grado di aiutare i debitori che non sono più in grado di restituire il denaro preso in prestito”, spiega Gianmario Bertollo, fondatore e consulente di Legge3.it, gruppo di professionisti specializzato nella soluzione a casi di sovraindebitamento.

Nella pratica, la procedura resta identica: è possibile beneficiare della legge 3 se il debitore non si è sovraindebitato per sua colpa, se non è sottoposto ad altra procedura concorsuale e non ha già beneficiato della legge 3 nei precedenti 5 anni. L’interessato presenta istanza all‘Organismo di composizione della crisi (Occ) per definire una proposta di accordo finalizzata a ripagare parte del debito in funzione delle risorse di reddito e patrimoniali disponibili. In generale l’intesa, che deve ottenere il via libera della maggioranza dei creditori, viene poi poi depositata in tribunale per l’omologa con cui scatta l’effettivo rimborso dilazionato del debito decurtato.

Rispetto al passato, poi, oggi i componenti di una stessa famiglia (parenti entro il quarto grado ed affini entro il secondo) possono presentare un’unica richiesta di procedura di sovraindebitamento quando sono conviventi oppure quando il debito ha un’origine comune. In questo modo, si abbatte il costo della procedura, incluso il compenso dovuto all’Occ che sarà ripartito fra i membri della famiglia proporzionalmente ai debiti di ognuno. Inoltre, la nuova disciplina offre al debitore incapiente la possibilità di ripartire da zero una volta nella vita. La procedura viene attivata su richiesta del diretto interessato all’Occ in base dell’analisi della situazione del debitore. E’ un’opportunità importante in una situazione estremamente delicata con gli italiani sempre più indebitati (+3,7% a marzo 2021, dati CRIFF) e la maggioranza delle famiglie (il 60%) che dichiara di avere difficoltà ad arrivare a fine mese (Bankitalia, indagine di maggio).

La nuova disciplina dovrà poi confluire all’interno del nuovo codice della crisi d’impresa che dovrebbe partire a settembre. Il condizionale è d’obbligo visto che gli esperti si attendono uno slittamento alla primavera per l’entrata in vigore del nuovo corpo. Tempo necessario per evitare ulteriori problemi ad imprese e famiglie. Il nuovo codice prevede infatti degli automatismi nella registrazione di segnali di rischio sovraindebitamento attraverso le morosità registrate dall’Agenzia delle entrate e dall’Inps. Così, in questa fase, se entrasse in vigore, finirebbe col danneggiare le imprese colpite dall’emergenza Covid. Incluse quelle che normalmente hanno lavorato bene e all’interno delle regole e che oggi si trovano in affanno per effetto dell’impatto economico della pandemia. “La situazione è estremamente delicata – conclude l’esperto – ci vorrà del tempo prima che si possa far entrare in funzione il nuovo sistema di norme. Intanto è necessario usare al meglio gli strumenti della legge 3 per evitare pesanti pressioni su un numero crescente di famiglie e di imprese”. Anche perché già prima dell’emergenza sanitaria, in Italia c’erano 2,5 milioni di famiglie sovraindebitate in maniera irreversibile.

 

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