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L’agente immobiliare si trasforma in senso digitale, seguendo il fenomeno del proptech. Ecco i risultati dell’indagine RockAgent.

Secondo quanto rilevato dalla survey  RockAgent Proptech Trends 2019, indagine svolta su oltre 500 agenti immobiliari italiani, è emerso un nuovo rapporto con tecnologie e modelli innovativi che stanno cambiando il real estate, che sta modificando la professione. In sintesi, il 37% degli agenti stima nei prossimi 5 anni un calo di fatturato superiore al 50% se non verranno adottati approcci e strumenti innovativi nell’esercizio della professione.

I principali trend tecnologici che stanno investendo il settore – agenzie ibride (online), blockchain, realtà virtuale,  algoritmi di valutazione immobiliare e AI – sono visti come opportunità per stare al passo con le mutate esigenze di chi compra e vende casa. Tra i pochi che si sentono minacciati dalla digitalizzazione del settore, pesa di più il cluster degli agenti maturi (45-54 anni), per cui l’acquisizione di nuove competenze e modus operandi rappresenta probabilmente un passaggio più difficile da affrontare.

“Sebbene la competenza del professionista sia insostituibile, senza un approccio innovativo al real estate e l’adozione di strumenti tecnologici gli agenti hanno capito che si troveranno a perdere una parte consistente del loro giro d’affari”, ha affermato Daniel Debash, founder di RockAgent. “Attualmente il mediatore è gravato da troppi impegni – dalla ricerca delle opportunità in zona, alla realizzazione di foto e piano marketing, fino alla negoziazione con acquirenti e relativa burocrazia. Attraverso la centralizzazione dei processi e la tecnologia si può finalmente contare su team specializzati che sgravano gli agenti da molti di questi compiti, consentendo loro di concentrarsi solo su fasi critiche come ad esempio quella della mediazione tra le parti, che rendono il ruolo dell’agente insostituibile. Per questo le capacità richieste saranno sempre più verticali e il consulente immobiliare acquisterà una rinnovata importanza. In RockAgent abbiamo individuato una grande opportunità e affianchiamo gli agenti in questo percorso di digital transformation, con l’obiettivo di reclutarne almeno 500 nei prossimi 5 anni”.

Immobiliare digitale: minaccia o opportunità?

L’utilizzo di strumenti tecnologici a supporto del lavoro permette di risparmiare tempo in attività manuali e ripetitive, facilitare il remote working e migliorare il rapporto con i clienti, grazie a servizi innovativi più in linea con gli attuali bisogni di chi compra e vende casa. Ne è consapevole più della metà degli agenti (51,6%), per cui il mancato utilizzo di tali strumenti potrebbe incidere fra il 30% e il 50% in termini di calo di fatturato. Tra i soggetti intervistati, sono proprio quelli con la maggiore esperienza (oltre 10 anni) a confermare queste stime: oltre la metà di loro (55%) teme che possa dimezzarsi il proprio giro d’affari nei prossimi 5 anni, e quasi il 40% colloca la possibile contrazione tra il 30 e 50%. Un valore che potrebbe pesare per alcune centinaia di milioni di euro su un mercato che oggi realizza circa 3 miliardi di euro all’anno in provvigioni.

Agenzie immobiliari “ibride”: un modello vincente

In un momento in cui internet prova a disintermediare, in tutto il mondo si sta affermando in modo dirompente il modello di agenzia ibrida. Tale modello si definisce “ibrido” in quando pur operando online, (senza più ausilio delle costose vetrine su strada), non abbandona la figura dell’agente immobiliare di zona, anzi lo potenzia con strumenti di ultima generazione per supportare al meglio il cliente. Inoltre l’utilizzo della tecnologia consente all’agenzia di offrire servizi di altissimo livello a fronte di una tariffa fissa per chi vuole vendere casa e una provvigione percentuale per l’acquirente, concorrenziale rispetto al mercato.

Per la maggior parte degli agenti (56%), questo nuovo modello – lanciato in Italia da RockAgent – contribuirà a rilanciare la figura dell’agente immobiliare. A pensarlo è soprattutto il cluster dei giovani-adulti (35-44 anni), con oltre 2 esponenti su 3 d’accordo su questo aspetto. Circa 1 agente su 3 (31.3%) si rende conto che sarà un’evoluzione necessaria per restare competitivi

Tra gli aspetti più apprezzati, sono indicati dal 64% del campione il supporto offerto in termini di marketing per facilitare l’acquisizione di nuovi clienti e il vantaggio di lavorare con una tech company sempre in evoluzione, con l’obiettivo di migliorare il lavoro dell’agente e renderlo più efficiente. Più di un terzo degli intervistati vede positivamente anche il ruolo della tecnologia per ottimizzare il lavoro quotidiano (35%) e la presenza di servizi migliori e più interattività tra clienti e agenti (34%).

In generale le agenzie ibride vengono viste come un’opportunità dal 93% del settore, in quanto trasmettono all’agente immobiliare la sicurezza di non essere “disintermediato”, ma di essere rilanciato attraverso innovazione, efficienza e trasparenza nei processi.

La blockchain nell’immobiliare

Nonostante siano ancora minime le applicazioni pratiche sul mercato italiano, l’affermarsi della blockchain nell’immobiliare è un trend già percepito da molti professionisti: solo il 6% degli intervistati dichiara di non averne mai sentito parlare e l’86% lo vede come opportunità per il settore. La maggior parte degli agenti (61%) individua tra i principali vantaggi la possibilità di reperire più facilmente le informazioni su un immobile e velocizzare il processo di compravendita. Un agente su 3 ne apprezza anche la capacità di automatizzare la burocrazia.

Solo una stretta minoranza (14%) si sente minacciata dal potere di disintermediazione di questa tecnologia, basata su un database condiviso (e inviolabile) di dati, che permette di registrare in modo automatico transazioni, dati di proprietà di un immobile, contratti tra parti coinvolte in una compravendita o affitto e molto altro.

La realtà virtuale nelle visite immobiliari

Anche la diffusione delle tecnologie di VR è ben vista dalla maggior parte degli agenti (84%), che la ritiene un’opportunità. Usare uno smartphone e un visore per realizzare una visita virtuale dell’immobile, estremamente realistica e immersiva, consente soprattutto di ottimizzare le visite, vantaggio che viene apprezzato dal 63% degli intervistati. La realtà virtuale quindi permette di ridurre costi, migliorando l’efficienza, ma anche di aumentare il fatturato. Tra i benefici principali apportati da questa tecnologia, infatti, viene indicata anche la possibilità di allargare il mercato ad acquirenti internazionali: lo conferma il 58% dei professionisti. Per molti (56%) può fare la differenza anche nel promuovere una nuova costruzione non ancora realizzata o in fase di costruzione. Tra i pochi che la avvertono come minaccia al proprio lavoro pesa soprattutto il gruppo degli over 54, che esprimono diffidenza in un caso su 4.

Algoritmi di valutazione immobiliare

Gli agenti hanno iniziato a guardare con attenzione alla diffusione dell’intelligenza artificiale nell’immobiliare. La diffusione di sistemi che calcolano in automatico la valutazione dell’immobile e si aggiornano con il variare delle condizioni –  unendo parametri standardizzabili (quartiere, metratura, piano, balconi,posto auto etc.), dati su transazioni reali effettuate nei mesi precedenti e dati pubblici offerti dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate – è vista come un vantaggio dalla maggior parte dei professionisti (88%). Il 71% infatti pensa che questa  tecnologia potrà affiancare la valutazione dell’agente, e solo il 17% crede che si sostituirà al ruolo del professionista in questa fase della compravendita. Interessante constatare l’esistenza di un 12% che la ritiene inutile, composto soprattutto da agenti esperti (quasi i due terzi del totale). Dubbi sollevati dalla difficoltà di standardizzazione del patrimonio immobiliare italiano, fatto di strutture molto eterogenee e diverse tra loro, rispetto al panorama real estate di altre realtà nazionali (un caso su tutti, gli Stati Uniti, dove sono molto diffusi quartieri di abitazioni a schiera o edifici costruiti in tempi più recenti, con parametri identici).

Gli agenti maturi: il cluster più a rischio?

Analizzando le risposte emerge chiaramente una preoccupazione maggiore rispetto alla digital transformation del settore tra i professionisti maturi (fascia 45-54). Un timore probabilmente alimentato dalla difficoltà, per alcuni, di cambiare il proprio modus operandi ed acquisire nuove competenze a questo punto del proprio percorso personale e lavorativo.

Ad esempio, tra i pochi che si sentono minacciati dall’affermarsi inevitabile del modello di agenzia ibrida rientra 1 esponente su 5 di questo cluster.

In almeno un caso su 4 c’è il timore che gli algoritmi si sostituiscano al proprio ruolo e quasi un terzo degli intervistati maturi li ritiene inutili. Infine, sono più del 21% quelli, tra loro, che ne avvertono soprattutto gli svantaggi.

Anche rispetto alla diffusione della blockchain pesa di più la componente dei professionisti maturi quando analizziamo i dati di chi si sente minacciato: sono il 17% gli agenti maturi preoccupati, su una media del 14% per l’intero campione.

 

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