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L’accordo con l’Agenzia delle Entrate mette al riparo da accertamenti e definisce in anticipo l’ammontare delle imposte da versare nei due anni successivi.

È ormai legge il nuovo “concordato preventivo biennale“. Di cosa si tratta? Il Concordato Preventivo è una nuova misura approvata dal Governo Meloni che prevede un accordo tra contribuente e fisco.

In questo accordo, il contribuente si impegna a pagare le tasse pre-concordate con l’amministrazione fiscale, pertanto definite in maniera forfettaria; in cambio, il fisco si astiene dal condurre ulteriori attività di accertamento fiscale per un periodo di due anni.

A chi è indirizzato il Concordato Preventivo?

Il concordato preventivo si rivolge a

lavoratori autonomi, piccole imprese, contribuenti nel regime forfettario e imprenditori con un fatturato fino a 5,1 milioni.

L’Agenzia delle Entrate proporrà a questi contribuenti un importo di imposte da versare per il biennio successivo, basato sui dati già in possesso dell’amministrazione, come dichiarazioni precedenti e fatturazione elettronica.

Inizialmente era stato proposto di ammettere al concordato solo i contribuenti “modello”, quelli cioè che avevano un voto Isa di minimo di 8 su 10. Alla fine il Governo ha deciso di eliminare tale requisito concedendo la possibilità di aderire al concordato chiunque. Si tratta di un cambiamento significativo poiché la soglia precedente avrebbe escluso circa il 56% degli autonomi. Ora, invece, tutti gli autonomi verranno ammessi al concordato.

Come funziona l’adesione al Concordato?

Per aderire al concordato, i contribuenti devono accettare la proposta del fisco, inviare la dichiarazione dei redditi per l’adesione entro il 15 ottobre 2024 e versare il secondo acconto 2024

, integrato con l’eventuale differenza dovuta all’adesione, entro il 30 novembre.

Durante il biennio di validità del concordato, i contribuenti non saranno soggetti ad accertamenti fiscali, a meno che non si verifichino fatti gravi che portino alla decadenza dal regime.

Attenzione però: per i contribuenti e i professionisti che sono in regime forfettario il concordato preventivo, per l’anno d’imposta 2024, sarà limitato in via sperimentale a una sola annualità. La naturale cadenza biennale sarà, infatti, operativa solo dall’anno d’imposta 2025 quando l’amministrazione finanziaria potrà utilizzare i dati della fatturazione elettronica anche per chi è in regime di Flat Tax.

Le semplificazioni del Concordato Preventivo

Non c’è solo la certezza di un reddito (per le imposte sui redditi: Irpef e Ires) bloccato per due anni. L’accesso al concordato preventivo biennale una serie di benefici che vanno dalla semplificazione delle procedure su rimborsi e compensazioni all’esclusione dal regime delle società di comodo, fino ad arrivare allo stop a una serie di accertamenti come quelli basati sulle presunzioni semplici. Sul fronte dell’utilizzo dei crediti fiscali, tra l’altro, l’ultimo (in ordine di tempo) decreto attuativo della delega fiscale pubblicato in «Gazzetta Ufficiale» (il Dlgs 1/2024 sugli adempimenti) ha innalzato le soglie per le compe

Gli obiettivi del Governo

Il governo spera che il dialogo con i contribuenti porti a un aumento della base imponibile e del gettito fiscale, anche se non ha fornito stime precise. Tuttavia, le opposizioni parlamentari criticano la misura, definendola un “regalo agli evasori“, in quanto potrebbe favorire coloro che precedentemente hanno evaso le tasse.

Per il Governo il nuovo strumento offrirà una leva potente per aumentare l’adesione spontanea (compliance) agli obblighi tributari, per le opposizioni maschererà una sorta di condono preventivo. Ma per il momento la battaglia è teorica. Tutto dipenderà da come saranno costruite le proposte di reddito che il Fisco presenterà.

Quando conviene il Concordato Preventivo

Sicuramente il principale vantaggio del concordato preventivo è di evitare il rischio di essere sottoposti a controlli, rischio che però riguarda ogni anno solo il 5% dei contribuenti. Con percentuali di questo tipo, è chiaro che all’Erario conviene che sia lo stesso contribuente a far emergere i propri redditi senza doverli andare a cercare. Il Governo si aspetta che, facilitando il dialogo con i contribuenti, si possa aumentare la base imponibile e, di conseguenza, il gettito fiscale.

Ma, dall’altro lato, il contribuente potrebbe preferire un rischio minimo di controlli (come detto, solo del 5%) piuttosto che scommettere sul proprio reddito futuro. E qui viene l’aspetto negativo del concordato: in periodi di economia altalenante, dove non ci sono previsioni di crescita, ma al contrario di contrazione, non conviene concordare in anticipo la misura di un reddito che potrebbe invece essere inferiore rispetto al previsto.

L’intesa infatti, cristallizzando il reddito, rende di fatto esentasse la quota di guadagni che dovesse superare la soglia individuata dal Fisco, ma questi incrementi sarebbero ovviamente più frequenti in fasi di crescita più vivaci di quella stimata per quest’anno e per il prossimo.

Conclusioni

Se gestito correttamente sia dal governo che dall’amministrazione fiscale, il concordato potrebbe rafforzare l’idea, sostenuta anche a livello internazionale da enti come l’OCSE, che risultati positivi nella conformità fiscale possano essere ottenuti con metodi meno invasivi. Questa modalità potrebbe essere vista come un’evoluzione del concetto di “

Fisco amico“. L’adozione del concordato, richiedendo un impegno significativo, potrebbe rappresentare una svolta culturale nel rapporto tra contribuenti e fisco.

Per raggiungere questi obiettivi, è necessario che le richieste fiscali siano equilibrate, evitando proposte eccessivamente basse, specialmente considerando l’apertura ai contribuenti con un voto Isa inferiore a 8. Un altro aspetto cruciale è la necessità di rafforzare i controlli fiscali senza essere eccessivamente punitivi. È essenziale che chi si muove nell’ambito dell’evasione percepisca un rischio reale di essere scoperto. In caso contrario, l’adesione al concordato potrebbe tradursi in impunità anziché in un condono preventivo.

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