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Concordato preventivo biennale per le partite IVA, dall’adeguamento agli ISA all’analisi dello storico degli anni passati: il calcolo del reddito ai fini dell’elaborazione della proposta del Fisco sarà strutturato in quattro step. I primi dettagli operativi

Concordato preventivo biennale, quattro step per il calcolo del reddito che verrà proposto dal Fisco.

I primi dettagli operativi sull’elaborazione della proposta da parte dell’Agenzia delle Entrate arrivano dopo la riunione del 15 marzo tra il Comitato degli esperti e i vertici Sose e Sogei. Ad anticiparli è il quotidiano ItaliaOggi.

Rilevanti saranno i dati degli ISA, sia ai fini dell’adeguamento dei parametri ritenuti insufficienti che sul fronte dell’andamento settoriale. Al confronto del reddito medio del triennio precedente si affiancheranno poi le previsioni di crescita del PIL.

L’obiettivo ambizioso è portare tutte le partite IVA al 10 in “pagella” nel corso del biennio, con il rischio però che per i meno affidabili aderire al concordato preventivo biennale risulti tutt’altro che vantaggioso.

Concordato preventivo biennale, calcolo del reddito in 4 passaggi

Sarà spalmato sulle due annualità il piano del Fisco per consentire alle partite IVA che aderiranno al concordato preventivo biennale di raggiungere il grado massimo di affidabilità fiscale.

In sostanza, nei due periodi d’imposta per i quali verrà elaborata la proposta, si andrà verso l’adeguamento agli ISA graduale, con l’effetto di un reddito che aumenterà per un 50 per cento in relazione al 2024 e per la restante quota per il 2025.

A spiegare i criteri specifici che guideranno l’elaborazione del reddito oggetto di concordato preventivo biennale sono stati Sose e Sogei, nel confronto avvenuto il 15 marzo con la Commissione degli esperti istituita per l’applicazione degli ISA alla quale partecipano Organizzazioni economiche di categoria e degli Ordini professionali, insieme ad Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza.

Quattro i passaggi operativi specifici resi noti da ItaliaOggi:

  • si partirà dalla valutazione degli incrementi di reddito da prevedere per ciascuna annualità ai fini di consentire il raggiungimento di un punteggio ISA positivo sul fronte degli indicatori che, sulla base delle ultime dichiarazioni dei redditi, risultano invece sotto-soglia;
  • l’Agenzia delle Entrate terrà inoltre conto della storia reddituale del contribuente, confrontando il reddito da concordato con la media degli ultimi tre anni;
  • saranno inoltre rilevanti i minimi settoriali e, in particolare, la spesa relativa al lavoro dipendente per il settore di appartenenza sarà presa come parametro minimo di redditività;
  • ad ultimo, ma non meno rilevanti, saranno i dati relativi ai coefficienti macroeconomici presi in esame e, per l’elaborazione della proposta di concordato per il biennio 2024-2025, si guarderà alle previsioni di aumento del PIL. Il reddito sarà quindi rivalutato tenuto conto delle previsioni di crescita previste per il periodo in oggetto.

Dai dati degli ISA, fino alle dinamiche economiche del periodo, il reddito proposto ai fini del concordato preventivo biennale punta quindi a fotografare la situazione ideale che dovrebbe caratterizzare l’attività svolta dal titolare di partita IVA.

Concordato preventivo biennale, obiettivo 10 in pagella per tutte le partite IVA: reddito in aumento nel 2024 e nel 2025

Il successo o meno del concordato preventivo biennale si gioca tutto sull’effettivo valore del reddito che verrà proposto dall’Agenzia delle Entrate e sui relativi calcoli di convenienza che ciascun titolare di partita IVA potrà fare prima dell’adesione.

Quel che è certo, sulla base delle ultime novità emerse, è che lo strumento punta a portare tutti gli aderenti alla piena affidabilità fiscale: l’obiettivo ultimo è quindi quello di consentire di raggiungere il punteggio ISA pari a 10, secondo un piano strutturato su due annualità.

Alla luce di ciò, e considerando i quattro passaggi che guideranno la messa a terra della proposta di concordato, è evidente che per le partite IVA meno affidabili agli occhi del Fisco, il reddito che verrà elaborato risulterà evidentemente molto più alto rispetto a quello “effettivo”.

Proprio per i contribuenti meno affidabili sulla base del punteggio ISA – e quindi per coloro che sono ritenuti “in odore di evasione” – accettare la proposta di concordato preventivo biennale potrebbe essere tutt’altro che conveniente, dovendo di fatto versare imposte in misura maggiore rispetto a quelle effettivamente dovute, sulla base dei redditi dichiarati.

Lo scenario si capovolge se invece si considerano le partite IVA che già partono da un punteggio ISA elevato, per le quali l’accettazione della proposta di concordato presenterebbe soltanto vantaggi.

Il concordato preventivo biennale rischia di essere un flop? Si attendono le regole nel dettaglio

Ed è proprio su questo binomio che si gioca la partita del successo, o del flop, del concordato preventivo biennale per le partite IVA, che punta a portare in su i redditi dei contribuenti e conseguentemente le entrate fiscali per l’Erario.

Professionisti e imprese chiamati a valutare la proposta che verrà elaborata dall’Agenzia delle Entrate potranno scegliere se aderire o meno al concordato preventivo biennale.

Una scelta che evidentemente si giocherà tutta sul valore dell’aumento di reddito che verrà proposto e per la quale sarà determinante attendere anche quelle che saranno le cause eccezionali che consentiranno di “tirarsi indietro”.

Il decreto legislativo n. 13/2024 prevede infatti che il MEF, con apposito decreto, individuerà le circostanze eccezionali che consentiranno di fuoriuscire in corso d’opera dal concordato in caso di riduzioni di reddito superiori al 50 per cento.

Casistiche da valutare quindi, per capire quando eventuali situazioni peggiorative sul fronte reddituale consentiranno di tornare sul terreno ordinario di determinazione di reddito e imposte.

Quel che appare chiaro è quindi che il concordato preventivo biennale è un terreno ancora inesplorato su più fronti, per il quale resta fondamentale attendere che venga concluso l’iter procedurale di definizione delle regole operative. Il tutto entro il mese di giugno, alla luce dell’avvio della fase di elaborazione delle proposte del Fisco.

 

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