Tramonta, dopo mesi di annunci, il «Salva Milano», provvedimento che inizialmente doveva essere contenuto nel decreto Casa approvato a maggio e, dopo il via libera delle Camere, la norma specifica per i grattacieli milanesi è stata tramutata in un emendamento. Il 16 luglio tutti i testi che emendavano il decreto voluto dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e che avrebbero dovuto sciogliere i nodi sollevati dalle inchieste della Procura, sono stati ritirati nel corso della discussione in Commissione ambiente alla Camera. Ma, come ha spiegato il sottosegretario alle Infrastrutture Alessandro Morelli (Lega), «abbiamo valutato l’opportunità di sfruttare il decreto Infrastrutture, in valutazione alla Camera, come strumento normativo utile al passaggio del Salva Milano». Morelli spiega che tra le ragioni del ritiro c’è anche il fatto che ci sono «nuove ulteriori proposte giunte stamattina (ieri per chi legge, ndr) dal Comune di Milano». Da Palazzo Marino però precisano che «attualmente le ipotesi sono le stesse circolate nelle scorse settimane» e che «ieri mattina non è stata fatta alcuna nuova proposta» (in questo articolo gli aggiornamenti).
Proprio dal Comune interviene l’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi: «La notizia dell’esito inconcludente e irresponsabile della norma ci lascia basiti. Per mesi esponenti del governo hanno promesso agli operatori, ai dipendenti del Comune, alle famiglie, a architetti e ingegneri che sarebbe stata approvata una norma chiarificatrice. Invece nulla». Per il Comune «non è più rinviabile una riforma sulla rigenerazione urbana, sulla casa, sulle città metropolitane» e, per ovviare allo stallo seguito alle inchieste giudiziarie su una decina di progetti — che poi ha fatto sì che l’amministrazione attenzionasse 150 iniziative simili — Tancredi annuncia che «cercheremo con i nostri strumenti e le nostre energie di gestire la situazione e continueremo a convincere gli investitori internazionali a puntare su Milano e l’Italia, ma quest’incertezza non aiuta il Paese».
E se i Verdi con il consigliere comunale Carlo Monguzzi esultano per l’affossamento del «Salva Milano» — «speriamo che questa triste giunta ritiri la richiesta di condono e che affronti le questioni urbanistiche nel Programma di governo del territorio» — il Pd attacca la Lega e Salvini. «Per mesi hanno parlato di quello che avrebbero fatto per Milano, con la promessa di risolvere il problema dell’interpretazione delle norme edilizie, e invece andava solo delineandosi l’ennesima farsa di una maggioranza in confusione. Milano non si prende in giro», chiosa la capogruppo dem Beatrice Uguccioni. Replica il Carroccio, con il segretario cittadino Samuele Piscina: «La partita è tutt’altro che chiusa, dal Comune solo forzature».
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