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«Serve un fondo per permettere a tutti di accedere ai benefici della legge 3 contro il sovraindebitamento. Anche per chi non ha le risorse economiche per pagare le spese di avvio della procedura». Non ha dubbi l’avvocato Letterio Stracuzzi, presidente dell’Ets Protezione Sociale Italiana e uno dei massimi esperti della legge 3, denominata salva suicidi, che ha permesso a tanti tra imprenditori e famiglie di liberarsi dalla morsa di debiti. Passivi che, in molti casi, li stava stritolando e riducendo a una condizione di profondo disagio economico e sociale. Una situazione, quella del sovraindebitamento, acuitasi con la crisi economica indotta dalla pandemia prima e dalla guerra in Ucraina poi.​ La legge 3 (ora inserita nel Codice della crisi) consente al debitore di onorare le somme che riesce a pagare secondo le attuali condizioni economiche e di cancellare i rimanenti. Purtroppo, però, non tutti i diretti interessati riescono ad accedere ai benefici previsti da questa legge. «Circa il 30% delle persone indebitate – spiega Stracuzzi – non è in grado di sostenere i costi di accesso alla procedura. Dall’inizio della nostra attività, abbiamo assistito 736 famiglie per un ammontare di debiti stralciati superiore 130 milioni di euro. Tuttavia, l’allarme resta alto. Nel 2022 si sono rivolti alle sedi dei nostri organismi di composizione della crisi della Lombardia e della Sicilia, oltre 3mila tra imprese e famiglie. Di queste, quasi 1.000 non sono riuscite ad accedere ai benefici della legge 3 perché non possiedono alcuna disponibilità economica per pagare le spese della procedura». Per questo motivo Stracuzzi lancia una proposta alle istituzioni e alla Chiesa per la creazione di un Fondo ad hoc utilizzando anche le dotazioni del Fondo unico di giustizia. «In sostanza – dice l’avvocato – migliaia di famiglie e imprese non possono accedere alla legge 3 e ottenere il beneficio dell’esdebitazione (la cancellazione dei debiti che non si riescono a pagare) perché, essendo indebitate, non hanno la possibilità di pagare le spese di accesso. Si tratta davvero di un contro senso. Se si vuole estendere a tutte le persone indebitate la possibilità di rifarsi una vita: cancellando i debiti; allora è necessario un fondo che copra le spese di accesso alla legge 3 per le famiglie che non hanno le risorse per pagarle. A volte intervengono i Comuni ad aiutare le persone a pagare le spese della procedura. Altre volte intervengono le fondazioni o la Caritas. Ma si tratta di interventi spot. Sarebbe necessario introdurre un vero e proprio fondo a cui poter accedere in maniera continuativa e sistematica per le persone bisognose». Nel dettaglio, «lo Stato potrebbe destinare al Fondo una percentuale delle dotazioni del Fondo unico di giustizia. Le dotazioni del Fondo comprendono somme di denaro e gli altri proventi relativi a titoli al portatore, crediti pecuniari, conti correnti, libretti di deposito e ogni altra attività finanziaria a contenuto monetario o patrimoniale sequestrati e/o confiscati nell’ambito di procedimenti penali, dell’applicazione di misure di prevenzione o di irrogazione di sanzioni amministrative. La Chiesa tramite le Caritas o il 5xmille potrebbe incrementare il fondo. Ci sono ancora molte persone da salvare e bisogna intervenire il prima possibile». Nella lotta al fenomeno dell’usura e del sovraindebitamento, proprio in questi giorni la fondazione San Mamiliano e Rosalia, da sempre attiva in Sicilia, ha siglato un nuovo accordo con Banca Mediolanum, firmando la prima convenzione di prestito legato alla legge 3/2012. Un primo passo importante a testimonianza di una urgenza che ha sempre più bisogno di un intervento nazionale.

 

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