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Una storia che viene da lontano, nel tempo e nel luogo. Si parte da una parola: ‘Simsar’. Termine arabo, giunto nel Sud tra il 600 e l’800 dopo Cristo. Qui, però, è diventato “sensale” e ancora oggi sta a indicare una delle professioni più antiche al mondo: il mediatore di affari, immobiliari innanzitutto. Una figura comparsa a Benevento verso la metà degli anni Trenta. E per trovarlo era sufficiente una passeggiata sul corso Garibaldi. Ma non aveva uno studio, ‘riceveva’ tra un bar e il salone del barbiere, nei pressi della Basilica di San Bartolomeo. Non dei luoghi a caso: era lì che Gaetano Buccirossi cercava e otteneva le informazioni utili a mediare tra domanda e offerta. “Io ero ancora un bambino, ricordo che mio padre faceva stringere le mani alle due parti e poi, a sigillare la conclusione dell’accordo, poggiava la sua sopra. Non c’era bisogno di niente altro. D’altronde era una realtà completamente diversa dalla nostra: più genuina, più sincera”. A raccontarlo è Maurizio Buccirossi, figlio del ‘Sensale’ e leader dell’omonima Agenzia Immobiliare. Perché questa è una storia di successo ma anche una storia di famiglia. Destinata a proseguire considerato l’impegno di un altro – giovane – Gaetano, figlio di Maurizio. Io ho iniziato a 22 anni – prosegue Maurizio. Ricordo che già parlavo di aprire un’agenzia immobiliare. Mio padre era scettico, temeva l’associazione agenzia-tasse. La figura del sensale non era ancora riconosciuta dal punto di vista formale. Ma tutti mi hanno parlato di mio padre – io l’ho perso che ero ancora giovane – come di una persona estremamente seria, diligente, affidabile anche severa. Caratteristica che mi ha trasmesso”.

Sì?

“Se una cosa non si può fare non si fa. Se una cosa non mi convince la lascio ad altri. Se uno vuole affittare un appartamento senza spendere neanche 100 euro per le pulizie e renderlo presentabile può rivolgersi altrove”.

La ritrosia di suo padre, comunque, l’ha superata: l’agenzia è arrivata

“Le cose si evolvono. Mio padre ha sempre interpretato liberamente la sua professione. Ma la figura del sensale negli anni era cresciuta, acquisendo un peso importante. Terminato il liceo, all’università iniziai a studiare questo settore. Per capire come organizzare l’agenzia, come stendere un contratto”.

Gli inizi?

“Nel 1980. Subito un certo successo. Anche perché all’epoca c’era una ricerca esasperata di una casa in affitto. Ma se ne trovavano poche. La domanda era alta ma l’offerta bassa e dunque i prezzi lievitavano. C’era bisogno, dunque, di mediazioni professionali”.

Quante erano le agenzie immobiliari a quei tempi

“Fino a un certo punto c’è stato uno sviluppo regolare, giustificato per le caratteristiche del territorio. Negli ultimi venti anni, invece, qualcosa è cambiato: come se aprire un’agenzia fosse diventato lo sport del momento. “Non so che fare? Vabbè apro un’agenzia… “. E lo dice uno che pensa che la concorrenza sia una cosa sana, positiva“.

Quanto hanno influito gli eventi esterni sull’andamento del mercato?

“Ricordo una frenata tra il 1992 e il 1994 ma è stato un episodio. Anche perché la Città continuava a crescere, a espandersi. Una flessione importante, però, c’è stata agli inizi degli anni duemila, dopo l’attentato alle Twin Towers. Ricordo che nel 2004 ad ‘avvisarmi’ di una corrente negativa in arrivo fu un amico del Nord. E quando una cosa succede lì dopo qualche anno accade anche qui. E infatti il 2006 fu un anno complicato. E non dimentichiamo che era da poco entrato in scena l’Euro. E ancora la globalizzazione. Tutti eventi che sollecitarono una riorganizzazione”.

E la programmazione territoriale quanto ha inciso?

“E’ sempre mancata una pianificazione corretta del territorio, adeguata alle esigenze. Ricordo un boom delle costruzioni tra gli anni Settanta e Ottanta ma senza qualità. Più una aggressione del territorio che altro”.

Per restare agli eventi e ai cambiamenti che questi producono: lei ha aperto l’agenzia nel 1980, poco prima del terremoto

“Sono cambiate le regole dopo il sisma, ma anche la sensibilità dei cittadini. E la stessa cosa sta accadendo adesso, con l’attenzione – sempre più forte – verso le tematiche green. Specie nelle coppie più giovani che entrano in agenzia: questo nuovo approccio alla sostenibilità è evidente”.

Dove piace vivere ai beneventani?

“Siamo cresciuti con una Città ‘pensata’ in tre macro-zone: rione Libertà – considerato il quartiere popolare per la diffusione dell’edilizia pubblica e che resta quello meglio organizzato da un punto di vista urbanistico; rione Ferrovia – che si è rigenerato nel dopoguerra – e poi il Centro Storico. Poi il Centro Storico ha lasciato pian piano spazio alla zona Alta, diventata la più richiesta per la qualità delle costruzioni, innanzitutto”.

Il mercato immobiliare a Benevento oggi?

“L’offerta è superiore alla domanda. C’è un vuoto generazionale evidente, mancano i giovani, la perdita di residenti è importante. Questo, ovviamente, determina prezzi maggiormente competitivi. E’ un mercato che va meglio per chi deve comprare, dunque”.

L’avvento della tecnologia ha stravolto anche la vostra organizzazione, quanto è stato complicato adeguarsi?

“Le racconto una cosa. Io alla fine degli anni Ottanta giravo con un Commodore portatile su cui avevo fatto installare un programma che chiamai Sit, sistema informativo territoriale. Mi serviva una anagrafica dei palazzi. Oggi è il Comune di Benevento ad avere sul suo sistema un Sit.  Insomma, guardavo avanti. Poi certo, le trasformazioni corrono a una velocità superiore e tocca alle nuove generazioni tenere il passo”.

Arriviamo allora a Gaetano, terza generazione di Buccirossi impegnata nel campo dell’immobiliare. E’ un altro mondo adesso?

“Ne parlavo proprio questa mattina con un nuovo collaboratore – spiega Gaetano -. Oggi il sistema classico per la raccolta delle informazioni si usa ancora ma sempre meno. Parlo del porta a porta, della visita nei palazzi per cercare contatti e informazioni. Internet e i social hanno cambiato tutto. Ci consentono ricerche più veloci, mirate. Arrivare a un target è molto più semplice di prima”.

Con lei l’agenzia ha compiuto un passo in avanti notevole: ha portato Buccirossi a Londra

“Tutto è nato dalla mia voglia di intraprendere un’esperienza all’estero. E dal desiderio di costruire qualcosa di mio. Anche perché, una volta laureato, il messaggio di mio padre fu chiaro: “Non puoi cominciare qui, diventeresti un mio copia-incolla”. Aveva ragione. Arrivato per vari motivi a Londra, rientrai in Italia con la convinzione di volermi giocare le mie carte in Inghilterra. Un rischio ‘coperto’ dal supporto di mio padre”.

Ma non c’è stato bisogno di aprire il paracadute

“No, sono trascorsi quattordici anni e ormai ho anche la cittadinanza inglese, così come i miei figli. Il mercato di Londra mi ha dato una grandissima opportunità di crescita, personale e professionale. Anche perché quello che faccio a Londra è una sorta di evoluzione di ciò che si fa in Italia. Anche dal punto di vista giuridico, la disciplina è completamente diversa. Qui l’agente immobiliare lavora soltanto per il venditore, in Inghilterra non sei un mediatore tra due parti. Io sono partito cercando investitori internazionali interessati a Londra, e l’ho fatto sfruttando la rete di rapporti costruita negli anni da mio padre”.

Anche i servizi sono cambiati

“Sì, dopo un po’ di tempo mi sono dedicato anche a un servizio diverso, alla gestione.  A Londra si chiama property management. Molti clienti internazionali erano frenati dall’investire all’estero perché si ponevano il problema della gestione: chi dialoga per me a Londra in una lingua che non conosco? Chi si interfaccia con un sistema giuridico diverso? Chi parla con l’inquilino per le questioni di tutti i giorni? Il primo cliente, da questo punto di vista, un beneventano. Una persona, ovviamente, che aveva grande fiducia in mio padre. Fece un investimento – anche pensando ai figli – su un appartamento che ancora oggi non ha alcuna intenzione di vendere anche perché il valore è raddoppiato. Acquistò su carta, fidandosi di noi perché anche noi avevamo comprato nello stesso progetto. E mi affidò la gestione. Il primo a farlo”.

E oggi?

“Oggi ne gestiamo più di cento, a Londra. Sia immobili residenziali che commerciali. Sicuramente un ruolo importante lo ha giocato il contesto del momento: Londra si apprestava a ospitare le Olimpiadi, mirando gli investimenti sulla parte Est della Città, quella fino a quel punto destinata alle industrie. Le prime operazioni le ho effettuate lì, arrivando ora a Chelsea, centro prestigioso della metropoli”.

Il futuro di Buccirossi Immobiliare?

“Continueremo a spingere su più motori. Da un lato Benevento, dove mio padre ha avuto il merito di costruirsi un target definito: chi viene da noi sa cosa prende. Dall’altro Londra, terzo mercato immobiliare più importante al Mondo. Con un filo comune: la qualità”.



 

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