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Il Documento di Economia e Finanza (Def) dell’Italia per il 2024 va rivisto con una revisione al ribasso delle previsioni di crescita del PIL, passando da una stima precedente del Nadef dello scorso autunno (1,2%) all’attuale +1%. Un taglio prudenziale dello 0,2%.

Durante una recente audizione alla Camera, il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha attribuito questa correzione ‘prudenziale’ alle incertezze dello scenario geopolitico attuale, citando le tensioni in Ucraina, a Gaza e nel Mar Rosso.

Il Def, che ha evitato di includere previsioni programmatiche a causa del prossimo cambio delle regole UE sulla rendicontazione di bilancio, ha suscitato reazioni miste. Mentre alcune parti del documento hanno ottenuto consenso, specialmente riguardo la fragilità del contesto internazionale, altri aspetti, come quelli relativi alla sanità, hanno sollevato critiche. I sindacati hanno espresso preoccupazione che l’analisi delle criticità dei conti pubblici venga rimandata a dopo le elezioni europee.

Confindustria, dal canto suo, ha enfatizzato l’importanza di una piena attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per sfruttarne appieno gli effetti benefici. Il Ministro Giorgetti ha evidenziato che la riforma delle regole fiscali europee ha reso necessario posticipare la definizione degli obiettivi programmatici, un passaggio che alcuni hanno considerato non ortodosso.

Nel contesto di queste discussioni, è emerso il costante dibattito sul Superbonus, che Giorgetti ha descritto come una misura nata senza un adeguato controllo e che ha assorbito risorse significative destinate alla sanità. Questa mancanza di monitoraggio ha portato a un’imponente somma di 219,5 miliardi di euro in crediti d’imposta, molto oltre le aspettative.

Nonostante le sfide, il ministro ha affermato che l’aggiustamento delle finanze pubbliche è alla portata del paese e ha sottolineato l’obiettivo di ridurre il rapporto debito/PIL nel medio termine, preservando al contempo la capacità dell’Italia di generare ricchezza e salvaguardare l’inclusione sociale.

La Banca d’Italia ha notato una crescita modesta nei primi mesi del 2024, con un rallentamento nella produzione manifatturiera a causa della debole domanda, anche se i servizi e le costruzioni hanno mostrato segni di recupero.

Infine, l’Ufficio Parlamentare di Bilancio e la Corte dei Conti hanno riconosciuto che le prospettive di crescita sono ragionevoli ma sottoposte a notevoli incertezze, tra cui l’eventuale aumento dei prezzi del petrolio e delle tensioni in Medio Oriente.

Mentre il Paese si prepara a navigare in queste acque turbolente, il governo e il Parlamento sono esortati a considerare attentamente gli impatti delle nuove regole fiscali dell’UE e a valutare misure per non sovraccaricare ulteriormente gli enti locali con restrizioni automatiche.

Con circa 45 miliardi di euro già erogati dal PNRR e molto altro ancora da spendere entro il 2026, l’Italia si trova di fronte a una sfida cruciale per garantire una crescita sostenibile e inclusiva.

 

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