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Maracalagonis, demolizione complesso abusivo in loc. Baccu Mandara (2002)

 

Vecchia storia: i Comuni hanno poca voglia di verificare le costruzioni in odore di abusivismo edilizio, ancor meno voglia di eseguire in via amministrativa gli ordini di demolizione contenuti nelle sentenze penali passate in giudicato.   E’ vero, spesso il personale a disposizione è scarso e ancora più scarsa è la disponibilità della Regione autonoma della Sardegna a fornire supporto professionale e materiale. Assolutamente nulla la volontà di eseguire interventi sostitutivi

Qualche volta, però, sono proprio i Comuni il primo baluardo difensivo per l’abusivismo edilizio.

Sono tutti compiti previsti dalla legge, qui è disponibile un dossier in materia.

Ci pensa, ancora una volta, la magistratura.

Gruppo d’Intervento Giuridico

 

Alghero, Porto Conte, campeggio S. Igori

da La Nuova Sardegna, 18 gennaio 2012

Abusi edilizi, l’ultimatum della Procura. Uffici tecnici a rilento e sentenze di demolizione mai eseguite: cinque Comuni nei guai. Una quarantina i casi nel mirino Dirigenti e funzionari convocati in tribunale dal pm Riccardo Rossi. Giampiero Cocco

OLBIA. Nel mirino della procura gallurese sono entrate le case coloniche e le villette sul mare, e poi le piscine, terrazze, dependance e quant’altro realizzato abusivamente, denunciato dalle diverse forze dell’ordine e che non è stato ancora possibile definire – nel bene o nel male – sotto l’aspetto giudiziario. Il sistematico “disinteresse” alle richieste di verifiche e chiarimenti disposte dalla magistratura mostrato dagli uffici tecnici dei comuni di Loiri Porto San Paolo, Olbia, Palau, La Maddalena e Santa Teresa, ma anche i ritardi nel far eseguire o disporre le diverse sentenze di demolizione o di ripristino dei luoghi – nonostante la esecutività sancita da giudici o tribunale su almeno una decine di casi trattati e definiti – è il nuovo fronte di accertamento avviato dalla procura della Repubblica.
 Che ieri, rompendo ogni indugio, ha deciso di intervenire con il pugno di ferro chiedendo lumi direttamente ai responsabili degli uffici tecnici delle amministrazioni interessate (cinque, in tutta la Gallura) e imponendo alla polizia locale, che si occupa di irregolarità urbanistica e vigilanza ambientale, di procedere con la dovuta celerità a “notiziare” come si dice in gergo, l’autorità giudiziaria.
 A rendersi conto che c’erano una quarantina di casi non ancora definiti è stata la sezione di polizia giudiziaria addetta agli abusi edilizi della procura della Repubblica, nella quale lavorano un vigile urbano, Annalisa Diana, e l’ispettore del corpo di vigilanza ambientale regionale Gianluca Spano.
 Le loro ripetute richieste di documentazione o accertamenti inviate ai diversi comuni, negli ultimi tre anni, sono cadute nel vuoto.
 Sin quando a metterci mano non è stato il sostituto procuratore della Repubblica Riccardo Rossi, che ieri ha convocato in Procura i capi degli uffici tecnici e i comandanti della polizia municipale delle amministrazioni inadempienti.
 Le disposizioni impartite dal magistrato al gruppo di tecnici e vigili urbani sono state chiare e incontrovertibili. Dare risposte, entro un lasso di tempo (il più breve possibile), onde evitare incriminazioni per i pubblici ufficiali.
 La corsa contro il tempo è già cominciata, e i fronti su cui operare sono diversi. In alcuni casi si tratta di dar corso alle demolizioni dei manufatti dichiarati abusivi con sentenza passata in giudicato, in altri di procedere agli accertamenti (documentali e sul terreno) delle presunte violazioni denunciate, e infine di chiarire, affinchè il fascicolo processuale possa avere il suo corso, se per diverse e presunte irregolarità edilizie vi sia o meno la possibilità di un intervento in sanatoria. Dopo la convocazione in Procura i capi degli uffici tecnici sono corsi nei rispettivi Comuni per verificare di persona le richieste ancora pendenti, mentre la polizia urbana è già pronta a mettere in atto le sentenze esecutive.
 

 

Cabras, rustici edilizi nel Sinis

Accordo tra la Procurae la facoltà di Fisica di Cagliari per sfruttare le immagini dal cielo. Il satellite per svelare i reati.  Nuova frontiera nella lotta contro l’abusivismo edilizio.  Il territorio sarà monitorato Tempi duri anche per la coltivazione di piante per la droga e per chi inquina. Enrico Carta
ORISTANO. La lotta all’abusivismo edilizio comincia dall’alto. Da molto in alto. Occhi molto attenti e lontani decine di migliaia di chilometri da ora si affiancano a quelli più vicini di chi vigila sul territorio per impedire abusivismo edilizio, inquinamento e coltivazione di droga.
 L’accordo di collaborazione siglato tra la procura della Repubblica e il dipartimento di Scienze della terra della facoltà di Fisica dell’università di Cagliari, consentirà infatti di usare gli occhi dei satelliti per monitorare dall’alto il territorio. La collaborazione con l’università si rende necessaria perché lì esiste il personale capace di elaborare la serie di dati che il satellite invia e che altrimenti sarebbero di difficile interpretazione.
 Il satellite è infatti in grado di monitorare il territorio dall’alto garantendone una veduta d’insieme e nel dettaglio. Diventa così più semplice andare a scoprire certi tipi di reati, legati in particolare alla modifica dello stato dei luoghi. In prima battuta sarà più facile la lotta all’abusivismo edilizio e all’inquinamento ambientale, anche se in provincia non sono presenti grosse realtà industriali, per cui i fenomeni di inquinamento sono abbastanza limitati. Dall’alto e con la precisione che solo i satelliti possono avere si fa più dura anche la vita per chi pratica coltivazioni illegali di piante dalle quali si ricavano poi le droghe. Non esageratamente diffusa in provincia, la coltivazione di cannabis ha comunque preso piede come in altre parti dell’isola dove viene praticata però in maniera assai più intensiva.
 Ebbene, il satellite, che è in grado di fermare il proprio obiettivo e regalare dettagli sino a venti centimetri di distanza dall’oggetto interessato dall’osservazione sarà un’arma in più a disposizione di chi indaga e cerca di prevenire e contrastare i reati.
 Gli strumenti sin qui a disposizione erano quelli classici, ma la procura oristanese, dove in particolare si occupano di abusivisimo edilizio i magistrati Andrea Padalino Morichini e Armando Mammone, ha deciso di sfruttare tutti i vantaggi che la tecnologia offre.
 Il paragone che viene da fare immediatamente è quello con uno dei siti più utilizzati per le vedute aeree dal satellite, ovvero Google Maps. In questo sito però non tutto è visibile e spesso le immagini vengono trattate per cui non sarebbero utilizzabili nell’ambito di un’inchiesta giudiziaria. Serve quindi chi sappia leggerli e interpretarli. Ecco allora la mano tesa con la facoltà cagliaritana di Fisica e i professori Marini e Anedda. Il dipartimento di Scienze della terra ha la disponibilità di un drone, ovvero un robot in grado di decriptare al meglio i dati che il satellite manda e di tradurli in immagini.
 Ovviamente è la procura a dare le indicazioni sulle zone di territorio da esaminare e ogni quindici giorni, al passare del satellite, l’università darà le proprie indicazioni e stabilirà se ci sono state delle modifiche. Per alcune inchieste già in corso, la collaborazione con l’università è già partita. Per l’abusivismo potrebbe essere un duro colpo difficile da parare.

Teulada, demolizione parte abusiva Baia delle Ginestre (2001)

(foto C.F.V.A., per conto GrIG, S.D., archivio GrIG)

 

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