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Un quinto delle case all’asta in Italia si trova in Sicilia, 2.770 unità per la precisione. E ben 945 di queste nella sola provincia di Catania. Il dato viene dal centro studi di Sogeea, Real estate service provider, che sottolinea nel proprio rapporto semestrale come il numero di immobili residenziali sottoposti a vendita forzata sia aumentato del 20,2 per cento in sei mesi e del 59,5 per cento in un anno e mezzo: le procedure in corso oggi sono 13.764, a fronte delle 11.444 rilevate a luglio 2021. E fra queste “la Sicilia è insieme al Lazio l’unica regione a due cifre, con il 20,12 per cento di tutti gli immobili all’asta, mentre il Lazio è fermo al 18”, spiega a FocuSicilia il presidente e direttore del centro studi di Sogeea, il professore Sandro Simoncini.

Il riepilogo per gli immobili residenziali per Regione – tabella tratta dal Rapporto semestrale del Centro Studi Sogeea

Catania seconda dopo Roma, ma prima in rapporto ai residenti

Nella classifica nazionale per regioni seguono la Campania (1455 immobili) e il Piemonte (1308 immobili). Ma il dato provinciale di Catania è certamente quello maggiormente significativo: la città metropolitana, con 945 immobili all’asta su un milione e 100 mila abitanti, il 7,18 per cento del totale nazionale, è seconda solo a Roma che da sola conta 1240 immobili all’asta (9,42 per cento del totale nazionale), “ma su una popolazione di quasi quattro volte superiore, pari a 4 milioni e 300 mila abitanti. E Roma, per numero di condomini e densità abitativa, è storicamente la prima in Italia”, sottolinea Simoncini. Un dato che pone Catania in rapporto al numero di residenti prima in Italia, e che resta valido, anche se con una differenza meno marcata, se si considera il rapporto tra il numero di immobili all’asta e le superfici edificate sui territori, pari a 5 milioni e 300 mila metri quadri per la Città metropolitana di Roma Capitale, a fronte dei 3,5 milioni di metri quadri della provincia etnea, che “resta comunque il dato sicuramente più preoccupante” sottolinea Simoncini.

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A Palermo metà delle aste di Catania

A completare il quadro siciliano, Palermo, con una popolazione di un milione e 260 mila abitanti e una superficie degli immobili di poco inferiore a quella di Roma (poco più di 5 milioni di metri quadri), conta un totale di 484 immobili all’asta, circa la metà di quelli di Catania e il 3,68 per cento del totale nazionale. Segue Siracusa con 385 immobili (2,92 per cento del totale nazionale), Agrigento, con 354 immobili (2,69 per cento del totale), Ragusa con 257 (1,95 per cento), Caltanissetta con 201 aste (1,53 per cento), Trapani con 97 (0,74 per cento). Pochi, appena 16, gli immobili all’asta a Messina al momento della rilevazione effettuata da Sogeea a metà febbraio. Si tratta della terza provincia siciliana per popolazione (oltre 600 mila abitanti), e con superficie paragonabile a quella etnea (tre milioni e 266 mila metri quadri): rappresentano lo 0,12 per cento nazionale. Ad Enna, al momento della rilevazione presente nello studio, un solo immobile all’asta. Secondo la società, interpellata su queste due province con dati particolarmente in controtendenza rispetto al resto della Sicilia, “sono situazioni singolari ma che possono verificarsi nel corso di un anno, le nostre rilevazioni hanno come fonte le aste pubblicate dai tribunali di tutta Italia”

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Il 64 per cento delle aste sotto i 100 mila euro

La crescita delle aste, che Sogeea definisce “allarmante”, va inoltre in controtendenza rispetto a quanto emerso la scorsa estate, quando si era registrato un calo di oltre il 24 per cento rispetto all’inizio dell’anno. L’aumento va di pari passo in tutte le zone d’Italia tranne che al nord, dove si registra un calo dell’8,4 per cento passando dalle 3.438 unità alle 3.170 attuali. Nel resto del Paese l’aumento è stato rilevato in tutte le aree: più 56,4 per cento nelle isole (3358 unità contro le 2174 del semestre precedente), più 46 per cento al Sud (3162 contro le 2519) e più 23 per cento al Centro (4074 a fronte delle 3313 di luglio 2021). “Inoltre – prosegue Simoncini -, è da sottolineare come la diminuzione delle aste al Nord e l’aumento al Sud abbia influito anche sul prezzo medio di asta: il 64 per cento delle case all’asta ha prezzo inferiore 100 mila euro, e in generale ci si attesta su cifre modeste considerando che l’88 per cento sono invece case fino a 200 mila euro”, spiega l’ingegnere e docente universitario. A riguardo nello studio si sottolinea come “Nella stragrande maggioranza dei casi, insomma, non si tratta certo di abitazioni di particolare pregio. Tanti impiegati, piccoli imprenditori, artigiani, commercianti, per anni capaci di fare fronte alle crescenti difficoltà, sul lungo periodo si sono trovati a versare un dazio altissimo, arrivando a intaccare anche il patrimonio più prezioso: la prima casa. Di contro, considerando il punto di vista di chi è interessato ad acquistare, la presenza sul mercato di così tante abitazioni offre notevoli opportunità d’investimento. Molti istituti bancari mettono a disposizione strumenti finanziari ad hoc per procedere all’acquisto e i meccanismi di vendita all’asta sono trasparenti e tutto sommato semplici: chi ha disponibilità di denaro può realizzare dei veri e propri affari”

Il riepilogo delle aste per strutture ricettive per Regione – tabella tratta dal Rapporto semestrale del Centro Studi Sogeea

Alberghi in vendita forzata, in Sicilia sono 19

Allarmante, secondo il centro studi, anche l’aumento degli alberghi in vendita forzata. Il numero delle strutture turistico-ricettive all’asta in Italia è aumentato del 9 per cento in sei mesi e del 22 per cento in diciotto mesi. Le procedure in corso che riguardano alberghi, bed & breakfast, motel, villaggi e simili oggi sono 158, a fronte delle 145 rilevate all’inizio di Luglio 2021. L’aumento evidenziato nell’anno precedente, quindi, è stato confermato. La tendenza ha proseguito la sua marcia trainata soprattutto dal centro e nelle isole, più contenuta nel Nord e al Sud. E la Sicilia è anche in questo caso protagonista in negativo: il 55 per cento degli immobili oggetto dell’analisi è localizzata in cinque regioni: la Sardegna con 20 alberghi, in Sicilia con 19, Lazio e Toscana 18 e la Campania con 17. “Come accade nel comparto residenziale – spiega ancora Simoncini – anche in questo caso a pagare dazio sono soprattutto le realtà imprenditoriali di dimensioni contenute: il 55 per cento dei complessi turistico ricettivi finiti all’asta ha un prezzo inferiore al milione di euro, una quota del mercato assolutamente in linea con quella rilevata nello studio di luglio 2021”.

All’Erario 160 milioni di introiti

Sogeea dà infine una stima del valore finanziario delle transazioni rilevate: in questo secondo semestre è di circa 1,5 miliardi di euro, di cui, tolte le spese per le procedure, sono circa 1,4 miliardi destinati alle banche. Si può approssimare a circa 160 milioni di euro il valore degli introiti per l’Erario con l’imposta di registro. Stimabile in circa un miliardo di euro, invece, l’ammontare delle ristrutturazioni che seguiranno l’acquisizione degli immobili. In questo caso, le entrate per le casse dello Stato tra Iva e tasse possono essere quantificate in circa 270 milioni. “Il quadro che ne scaturisce è quello di un Paese che favorisce il potere delle banche che generano entrate all’erario”, prosegue Simoncini, e questo nonostante “l’aggressività degli istituti bancari sia sicuramente minore nell’ultimo periodo, perché rischiano altrimenti di non recuperare il proprio capitale. Si deve trovare una soluzione che consenta, alle persone che si trovano in difficoltà economico-finanziaria, di uscire dal buio della crisi dalla quale, senza misure adeguate, non usciranno”, conclude il presidente di Sogeea.



 

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