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Il colletto bianco che ha avuto un ruolo chiave nello schema imprenditoriale creato dal clan Pillera e scoperchiato dalle fiamme gialle nell’ambito del blitz Filo Conduttore è Domenico Lombardo.
L’indagato, da martedì ai domiciliari, è accusato di bancarotta fraudolenta patrimoniale post-fallimentare, riciclaggio e bancarotta fraudolenta pre-fallimentare. Grazie al suo ruolo di «procuratore speciale» della Sielte che rappresenta il cuore pulsante del sistema illecito, Lombardo avrebbe «avuto il potere di concedere appalti o subappalti o stipulare altri contratti di opere e d’opera» con imprese riconducibili alla rete di «imprese del gruppo Messina – Zingale – Finocchiaro».



Nel network ci sarebbe la Catania Impianti, che appena viene affidata a un amministratore giudiziario perde molti lavori. Lombardo, cognato del vertice Salvatore Turrisi, non lavora più con Sielte da oltre un anno. Ha deciso di dedicarsi alla vinicoltura.
Lombardo sarebbe stato un pezzo fondamentale «del sistema di spoliazione» delle imprese e, in generale, avrebbe innescato un netto «favoritismo nei confronti della famiglia mafiosa dei Pillera».






L’accusa del gip

La gip Simona Ragazzi cita alcuni passaggi cruciali delle conversazioni finite agli atti dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dai pm Assunta Musella e Fabio Saponara.
Santo Finocchiaro, figlio della sorella del boss Turi Pillera e socio unico di una delle ditte a cui sono stati dirottate le commesse, in un’occasione «preannuncia di dover parlare direttamente con Lombardo per ottenere il pagamento delle somme dovute alla sua impresa».

Le mosse degli indagati

Gli indagati quando hanno capito di essere stati scoperti. Hanno cercato di depistare e di smentire l’amministratore giudiziario di Catania Impianti che aveva messo una pulce nell’orecchio dei finanzieri. Un altro iter che fa capire il ruolo del dirigente della società di impianti elettrici e telefonici, che avrebbe contribuito alle «manipolazioni dei dati per impedire che l’amministratore giudiziario consolidasse il proprio sospetto di stare subendo il prosciugamento delle commesse». «Attività – ritiene la gip – avallate da Lombardo e concretamente operate da dipendenti di estrema fiducia».
Il nipote del boss Finocchiaro rassicurava tutti dopo il subentro dell’amministrazione giudiziaria alla Catania Impianti: «Torna tutte cose al suo posto [..] tornano tutte cose… non si perde niente». Il trucchetto però, anche se dopo anni, è stato scoperto

 

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