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di Monia Orazi

Nocciole destinate a diventare prodotti Loacker nelle Marche, spuntano i primi terreni destinati alla coltivazione di questa pianta, mostrati ieri pomeriggio per il progetto “Noccioleti italiani” della Loacker, nel corso dell’incontro tenutosi alle cantine Murola di Urbisaglia. Le piante di nocciole si trovano a Castelplanio, dove sono state messe a dimora nell’ottobre 2019, a Loro Piceno (19 ettari) dove sono state piantate nell’ottobre 2019. Altri terreni si trovano in Veneto a Bussolengo (6 ettari), a Roncade (29 ettari). Nelle Marche si stima che possano essere destinati a noccioleti 120 ettari di terreno, una settantina quelli che potenzialmente interessano alla Loacker, come espresso nel convegno sul tema tenutosi l’anno scorso all’Abbadia di Fiastra. A presentare la realtà della Loacker è stata Wanda Hager componente del consiglio di amministrazione del gruppo. «Solo quando una filiera produttiva incontra l’agricoltura di qualità si può parlare di sostenibilità e sviluppo di una sinergia reale. Il nostro progetto per una filiera tutta italiana di noccioleti è a lungo termine. Vogliamo riportare la coltivazione delle nocciole in Italia, far credere alla gente che si può investire nell’agricoltura professionale, puntare sui giovani per dare loro speranza, grazie ai nostri contratti a lungo termine iniziare questa avventura insieme, noi non ci tireremo indietro».

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È stato il direttore tecnico dell’azienda Felix Niedermayr ad illustrare un piano economico per l’impianto di nuovi noccioleti. Per i primi anni il costo per gestire un ettaro di terreno è di 7500 euro, il pareggio nelle spese si raggiunge tra il decimo e l’undicesimo anno, con il costo per ettaro stimato in 2500 euro ed il guadagno di 3200 euro, stimando una produzione di 22 quintali di nocciole l’ettaro per un prezzo pagato all’agricoltore di 2 euro e 50 al kg. Ha affermato Niedermayr: «Il nostro progetto Nocciole Italia punta su Toscana, Umbria, Marche e Veneto per la filiera italiana e non sulle regioni di produzione storica come Piemonte, Lazio e Campania, perché abbiamo deciso di dare un’alternativa all’agricoltura locale. Il trend di consumo delle nocciole è in aumento e noi cerchiamo un prodotto di qualità. Effettuiamo uno studio iniziale del terreno molto accurato, solo se ci sono i presupposti partiamo con il progetto, altrimenti non si raggiungono i numeri di produzione forniti nel business plan, la varietà prevalente è la Tonda di Giffoni per il 70 per cento dell’impianto, altre specie sono utilizzate per l’impollinazione». Il contratto Loacker prevede il collocamento garantito della produzione, chi voglia uscire prima dei 15 anni minimi paga una penale. L’azienda ha anche un accordo con Intesa San Paolo per prestiti agevolati, per chi vuole investire nei noccioleti, con il supporto degli uffici Coldiretti. Il prezzo di vendita viene fissato da Loacker a settembre, sulla base del confronto tra la borsa di Viterbo e la borsa Ismea, subisce un lieve calo o aumento, a seconda della seconda quotazione di gennaio dell’anno successivo al raccolto. Secondo i dati forniti da Loacker il prezzo medio pagato negli ultimi dieci anni è di 2 euro e 80 centesimi al quintale. Durante il dibattito con il pubblico sono emerse le criticità del dover difendere i noccioleti dai cinghiali che ne sono molto golosi, ricordato anche lo studio dell’università Politecnica delle Marche secondo cui i terreni migliori per i noccioleti si trovano nella zona interna dell’Ascolano, storicamente coltivati a castagneti, mentre il resto delle Marche presenta terreni a vocazione media, per coltivare noccioli.

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Ieri pomeriggio fare gli onori di casa, durante l’incontro moderato da Giordano Nasini direttore Coldiretti Macerata, è stato Jurek Mosiewicz, proprietario delle cantine Murola: «Siamo onorati che un’azienda del calibro della Loacker abbia scelto di venire da noi, per presentare questo progetto, nella terra dei miei avi». Ad aprire l’incontro Francesco Fucili presidente Coldiretti Macerata: «Coltivare nocciole rappresenta per le aziende di diversificare la produzione ed avere nuove opportunità di reddito. Le nocciole nascono nel nostro territorio erano piantate come specie rustiche, che resistono senza grandi trattamenti chimici. Loacker ha un solido progetto di sviluppo della filiera per diffondere la coltivazione delle nocciole nelle Marche, rappresenta un’opportunità per le aziende per questo ci siamo messi a disposizione».

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È toccato poi a due esperti dell’università della Tuscia di Viterbo, presentare alcuni aspetti di cui tenere conto nella coltivazione delle nocciole. Valerio Cristofori ha evidenziato come in dieci anni in Italia si sia passati in Italia negli ultimi 10 anni da 71 mila ettari coltivati a nocciole a 84 mila ettari, nelle Marche si è passati da 13 a 21 ettari. «Il nocciolo ha conquistato le aree marginali, anche per il contrasto all’erosione. La sfida è di trovare terreni fertili e meccanizzabili. L’obiettivo è l’intensificazione sostenibile delle coltivazioni di nocciole, la realizzazione di veri e propri frutteti aziendali. Le richieste dell’industria dolciaria assorbono il 90 per cento della produzione, si preferiscono nocciole tonde, aromatiche, facili da pelare. La pianta non tollera bene la scarsità di acqua. Il collo di bottiglia è la raccolta delle nocciole, quella meccanica con macchine aspiratrici permette un intervento rapido». Le nocciole entrano in produzione dopo circa quattro, sei anni dopo essere state piantate, fondamentale è l’analisi dei terreni, che non devono essere troppo argillosi. Un altro aspetto da considerare è la crescita di rami legnosi alla base, i cosiddetti polloni, per cui si usano a volte prodotti chimici per l’eliminazione. Ha aggiunto il professor Simone Priori: «Un fattore limitante per i noccioleti è la disponibilità di risorse idriche, con suolo sottile e compatibile». La nocciola ha necessità di precipitazioni annuali comprese tra gli 800 ed i 1000 mm, nelle Marche la piovosità media annuale è di 681 millimetri di pioggia. Al termine dell’incontro i partecipanti hanno visitato il noccioleto di Loro Piceno, delle tenute Sorbatti, che conta 19 ettari di piante messe a dimora, dove l’agronomo Loacker ha illustrato nel dettaglio gli aspetti tecnici della coltivazione.

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