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Nel corso di un giudizio di divisione ereditaria i convenuti hanno proposto impugnazione avverso l’aggiudicazione di uno degli immobili in comunione e proposto opposizione agli atti esecutivi avverso il decreto di trasferimento di detto immobile, ai sensi dell’art. 617 c.p.c..

L’opposizione è stata accolta dal Tribunale che ha dichiarato la nullità del decreto di trasferimento.

Tale pronuncia è stata oggetto di gravame dinanzi alla Corte di Cassazione che, in accoglimento del ricorso proposto, ha cassato con rinvio al Giudice Territoriale.

La riassunzione del giudizio, avvenuta con ricorso, è stata tuttavia ritenuta tardiva dal Tribunale che ha dichiarato estinto il giudizio ai sensi dell’art. 393 c.p.c..

In particolare, da una parte, il Giudice Territoriale, sul presupposto che la riassunzione dovesse avvenire con citazione e non mediante ricorso, ha rilevato che l’errore della parte nella scelta del modello dell’atto di introduzione o riassunzione del giudizio, o di una sua fase, costituisca mera irregolarità, comunque oggetto di sanatoria in base al principio generale di conservazione degli atti processuali, allorché esso contenga tutti i requisiti di forma e contenuto necessari per il raggiungimento dello scopo. Per altra parte, il Tribunale ha ritenuto la riassunzione tardiva, posto che il rispetto di eventuali termini di decadenza è assicurato solo dalla attivazione (o riattivazione) del rapporto processuale con il compimento della prima formalità relativa al modello di atto effettivamente da porre in essere, con la conseguenza che, ove la introduzione/riassunzione del giudizio avvenga con ricorso, invece che con atto di citazione, rileva a tale ultimo fine la data di notificazione dell’atto e non il suo deposito in cancelleria, e viceversa.

Avverso la pronuncia in oggetto, con unico motivo di ricorso, è stata adita la Corte di Cassazione.

In particolare, i ricorrenti hanno sostenuto che trattandosi di opposizione esecutiva, la riassunzione avrebbe dovuto ritenersi correttamente effettuata con ricorso invece che con atto di citazione.

Tale motivo di gravame è stato ritenuto dalla Corte manifestamente infondato posto che non solo è lo stesso espresso disposto dell’art. 392 c.p.c., comma 2 a prevedere che la riassunzione della causa davanti al giudice del rinvio debba essere effettuata con atto di citazione, ma è altresì indirizzo costante che l’instaurazione del giudizio di merito a cognizione piena delle opposizioni esecutive, ai sensi degli art. 616 e 618 c.p.c., debba avvenire con atto di citazione, salvi i casi (peraltro non ricorrenti) di applicabilità di un rito speciale, in ragione della materia sottostante, che preveda il ricorso come atto introduttivo.

Di conseguenza, se il giudizio di merito dell’opposizione a cognizione piena deve avvenire con atto di citazione, in ragione dell’applicabilità del rito ordinario di cognizione, nella stessa forma dovrà avvenire la sua riassunzione a seguito di cassazione con rinvio della decisione di merito e, se la suddetta riassunzione avvenga erroneamente con ricorso anziché con atto di citazione, essa potrà ritenersi tempestiva, secondo le regole generali, solo nel caso in cui la notificazione del ricorso sia effettuata entro il termine perentorio previsto dall’art. 392 c.p.c., comma 1.

Cass., Sez. III, 03 dicembre 2021, n.38323

Ilaria Piroddi – i.piroddi@lascalaw.com

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