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Le tracce dell’inchiesta “Keu” e il grave silenzio sullo scandalo in tempo di elezioni

I primi di ottobre in Toscana, nel collegio elettorale di Siena, “Toscana 12”, si voterà per eleggere un nuovo rappresentante in Parlamento che dovrà sostituire il deputato Pier Carlo Padoan (diventato presidente della Banca Unicredit). Tra i candidati di spicco vi è il nome dell’attuale segretario del Pd, Enrico Letta, che però non correrà col simbolo del partito.
Il quotidiano “Domani”, ripercorrendo le carte dell’inchiesta della Dda di Firenze, “Keu”, pone l’accento sui gravi silenzi che proprio la politica, impegnata nella campagna elettorale, sta conducendo rispetto ad un problema grave ed urgente come quello dello smaltimento dei rifiuti tossici nella Regione Toscana. 
Il blitz era scattato lo scorso aprile e dalle indagini era emerso come la ‘Ndrangheta abbia messo le mani anche su questo settore. 
In particolare, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, alcuni vertici dell’Associazione Conciatori di Santa Croce hanno rappresentato il fulcro decisionale di tutto il sistema che operava mescolando le ceneri di risulta dei rifiuti conciari classificati ‘Keu’, ossia altamente inquinanti, con altri materiali e riutilizzati in attività edilizie, tra cui circa 8mila tonnellate usate nella realizzazione del V lotto della Strada 429, nel tratto che collega le cittadine di Empoli e Castelfiorentino. Contestati a vario titolo i reati di associazione a delinquere aggravata dall’agevolazione mafiosa, traffico illecito di rifiuti, inquinamento e impedimento del controllo da parte degli organi amministrativi e giudiziari. 
Un ruolo centrale nell’inchiesta lo ha Francesco Lerose, di origine cutrese, ritenuto dalla Dda “legato alla cosca Grande Aracri” e loro referente per gli affari toscani.
Si era visto applicare la misura cautelare in carcere proprio per via delle attività orientate allo smaltimento illegale di scarti di lavorazione e altri rifiuti. 
Molti di questi sono finiti nel territorio di Bucine dove i rilievi hanno riscontrato la presenza di massicce dosi di inquinanti impiegate in un terreno dove sono state costruite delle abitazioni. 
Ma le tracce dei rifiuti si spingono anche in altri comuni e a quanto pare risulterebbe l’impiego di materiali inquinanti anche nei lavori per la costruzione di un tratto della strada provinciale 429 e della pista dell’aeroporto militare di Pisa, solo per citare gli esempi più eclatanti. 
Al centro dell’inchiesta, oltre a Lerose e ai presunti referenti delle cosche, anche rappresentanti delle famose concerie di Santa Croce sull’Arno, in provincia di Pisa, e diversi esponenti (vecchi e nuovi) dell’Associazione conciatori che avrebbero esercitato la loro influenza – sventolando consistenti pacchetti di voti – anche sulla politica al fine di ottenere favori e agevolazioni come “l’emendamento della vergogna” (approvato dal consiglio regionale nel maggio 2020) che di fatto interveniva, allentandole, sulle norme ambientali sullo smaltimento. 
Così nell’inchiesta sono finiti anche i nomi dell’allora capo di gabinetto del presidente della Regione Toscana, Ledo Gori (immediatamente silurato), e l’ex presidente della Provincia di Pisa, oggi consigliere regionale del Pd, Andrea Pieroni. 
Entrambi indagati per corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio.
In particolare la procura distrettuale antimafia ritiene che Gori abbia svolto il ruolo di intermediario tra l’Associazione dei Conciatori e i vertici della Regione, seguendo personalmente pratiche, spostamenti di dirigenti e la redazione di leggi. Secondo l’ipotesi accusatoria, Gori avrebbe “agevolato” l’Associazione dei Conciatori “nel rilascio delle concessioni autorizzative e nelle emissioni di provvedimenti normativi, nonché ostacolando i controlli dell’autorità”. 
Nel registro degli indagati anche la sindaca di Santa Croce sull’Arno, Giulia Deidda, con le accuse di corruzione, abuso di ufficio e anche di associazione a delinquere in concorso con un gruppo di imprenditori, alcuni dei quali considerati legati alle cosche di ‘Ndrangheta. 
Allo stato né Pieroni, né la sindaca Deidda sono stati rimossi dal loro incarico o si sono dimessi. Eppure le accuse hanno un certo peso. Diversamente, l’emendamento “incriminato” è stato ritirato.

Letta silente
Nell’articolo del quotidiano “Domani”, viene messa in evidenza la vicinanza fisica tra il collegio per il quale corre Enrico Letta e le zone attenzionate dalla Dda di Firenze, e un accento viene posto al dato che in questa campagna elettorale tutti parlano degli argomenti più disparati, ma nessuno affronta le questioni evidenziate dalle indagini. 
Una sorta di “rimozione collettiva” volta magari a non porre l’accento sulle infiltrazioni che le criminalità organizzate hanno nel territorio, come ampiamente dimostrato da decine e decine di indagini. 
“Ciò che veramente non torna in tutta questa storia – scrive il Domani – è il tentativo della politica (non solo del Pd che governa la Toscana da sempre ma anche di tutti gli altri partiti, con piccole eccezioni) di far finta che sia una questione nuova e imprevista” quando però “lo scandalo dei rifiuti tossici è all’ordine del giorno dal secolo scorso”. 
A tal proposito sono state ricordate le indagini dei primi anni Novanta nei confronti di Cipriano Chianese, “l’inventore delle ecomafie in Campania”. Un’indagine che svelò persino alcuni collegamenti con il piduista Licio Gelli
In un’altra indagine della Dda napoletana che aveva mandato alla sbarra il gotha dei casalesi, anni 2016-2017, per fatti risalenti ai primi anni duemila, alcuni collaboratori evidenziavano come “la monnezza” fosse l’oro.
Già allora Gaetano Vassallo, per vent’anni uno stratega dello smaltimento rifiuti tra Napoli e Caserta, alla fine pentito sotto protezione, rivelava: “Abbiamo scaricato tutti i fanghi della conceria di Santa Croce sull’Arno… Il clan aveva una base in Toscana. Il primo del mese andavo in Toscana a incassare da 700 a 900 milioni di lire. Meglio di un bancomat”. Un altro parlò di rifiuti speciali da Santa Croce, da Firenze, Prato, Lucca (il pulper? ndc) e dalla zona di Viareggio. 
Adesso il keu, scarto di livello cancerogeno, è finito sotto le strade dell’empolese, nei cantieri dell’aretino e nel sottofondo dell’aeroporto di Pisa. Un business che coinvolge personaggi in odore di clan, e che in un colpo solo invischia imprenditoria e politica. Mentre le indagini dei carabinieri proseguono: i veleni potrebbero essere stati seppelliti ovunque.
E nel frattempo la politica, nella migliore delle ipotesi silente, nella peggiore complice, guarda dall’altra parte. Come sempre.

 

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