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Chi non ha più un euro perché sta affogando nei debiti ha una via d’uscita. È la legge 3 del 2012, che permette al debitore una via d’uscita compatibile proprie risorse. Peccato però che per presentare domanda bisogna avvalersi di un Organismo di composizione della crisi, procedura che ha un costo alto, insostenibile soprattutto per un sovraindebitato. A segnalare il paradosso è, nel corso di un convegno alla Camera, il presidente di Protezione sociale italiana, ente del Terzo settore. Per l’avvocato Letterio Stracuzzi è «un nodo che va sciolto, con la nascita di un Fondo per salvare migliaia e migliaia di famiglie».

Il dramma del sovraindebitamento è alimentato ultimamente da rincaro di molti mutui e dalla rottamazione quater, la cui prima rata scade a fine mese. A segnalare il caso è una donna di Catania, Carola Sapone, che ha scritto una lettera anche al Presidente della Repubblica per denunciare un problema che ha assunto dimensioni di carattere sociale. La signora ha contratto un importante debito che non riesce più a onorare. L’unica via di uscita per Carola sembra essere la Legge 3, la norma, che nata nel 2012 dopo una serie di suicidi per motivi economici nel Nordest, permette al debitore di trovare una via d’uscita compatibile con le proprie possibilità finanziarie. «Per presentare domanda – spiega la signora catanese – e arrivare quindi di fronte a un giudice bisogna avvalersi necessariamente di un OCC, un Organismo di Composizione della Crisi, la cui procedura ha un costo spesso non sostenibile. Un controsenso».

Letterio Stracuzzi, presidente di Protezione sociale, ha annuncia, nel corso del convegno, di aver costituito un Fondo che possa garantire a chi non avesse la possibilità di accedere alle procedure della Legge 3. Un problema diffuso: «Circa il 30% delle imprese e delle famiglie indebitate – ha spiegato Stracuzzi- non riesce ad attivare la procedura. Il che non è francamente accettabile. A volte intervengono i Comuni ad aiutare le persone a coprire le spese. Altre volte intervengono le Fondazioni o la Caritas. Ma si tratta di interventi spot. Necessario per questo motivo introdurre un vero e proprio Fondo a cui poter accedere in maniera continuativa e sistematica per le persone bisognose».

Concorda la Caritas ambrosiana: «È necessario – ha aggiunto il direttore Luciano Gualzetti – perché la Legge 3 è uno strumento utile per prevenire l’usura. Come sarebbe necessario utilizzare il Fondo di prevenzione previsto dalla Legge anti-usura proprio per attivare la procedura della Legge 3, magari rendendolo usufruibile anche per i privati». «Lavorerò in tal senso – si è impegnata l’onorevole Laura Cavandoli, membro della Commissione Finanza- perché si tratta di un Fondo che è pensato proprio per raggiungere gli stessi obiettivi». «La Legge 3 è poco conosciuta – ha spiegato l’onorevole Simonetta Matone, membro della Commissione Giustizia e Affari sociali – e andrebbe costruita una campagna di comunicazione ad hoc».

Protezione Sociale Italiana ha attivato un proprio Fondo: «Lo abbiamo dotato di 50mila euro – dice il presidente – e lo finanzieremo, ogni anno, con parte delle quote associative e dei contributi delle nostre sedi territoriali e dei gestori della crisi che operano presso i nostri OCC». Attenzione al problema arriva anche dalla Federorafi: «Aiutare chi è in difficoltà – ha sostenuto Alessia Crivelli che di Federorafi è la vicepresidente- è un dovere morale e noi, che apparteniamo a un settore del lusso, non gireremo lo sguardo dall’altra parte».

Persone da salvare che purtroppo stanno aumentando in questo periodo a causa del caro-mutui, con le famiglie che non riescono più a pagare le rate. Secondo la Fabi, la Federazione autonoma bancari italiani, la somma non saldata è pari 14,9 miliardi e riguarda quasi un milione di nuclei familiari. Un esercito di persone che hanno come unica soluzione proprio la Legge 3. Gli Occ hanno registrato un aumento di richieste tra il 35% e il 70%.

 

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