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  • I fringe benefit agiscono come un incentivo in più rispetto al salario di base, che viene erogato non in denaro, bensì sottoforma di beni e servizi.
  • Con la Legge di Bilancio 2024 arrivano alcune importanti novità sui fringe benefit, con limite innalzato a 1.000 euro per tutti e a 2.000 per i lavoratori con figli a carico.
  • Nel 2024 è possibile includere nei fringe benefit anche le spese per la prima casa, in termini di affitto o interessi sul mutuo.

Nella gestione delle risorse umane, diverse ricerche dimostrano come le imprese che implementano misure di welfare aziendale riscontrano un aumento nella produttività dei loro dipendenti, nonché una maggiore fidelizzazione dei talenti.

In Italia si parla di fringe benefit, una componente aggiuntiva della retribuzione che rappresenta il cosiddetto “compenso in natura”, erogata non sottoforma di denaro, ma di beni e servizi.

Con la legge di conversione del DL 4 maggio 2023 n. 48, la 3 luglio 2023 n. 85 del Decreto Lavoro, sono state introdotte significative modifiche al regolamento dei fringe benefit, tuttavia non sempre i datori di lavoro hanno chiaro il funzionamento delle regole su questi beni.

Inoltre, con la nuova Legge di Bilancio 2024, cambiano nuovamente le soglie di detassazione e vengono incluse anche le spese per mutuo o affitto. Facciamo chiarezza in questo articolo, vedendo anche cosa succede se si superano i limiti previsti.

Che cosa sono i fringe benefit

I fringe benefit, noti anche come benefici o vantaggi accessori, sono una forma di retribuzione indiretta che i datori di lavoro possono offrire ai propri dipendenti oltre al salario base. Possono assumere diverse forme e includono una vasta gamma di beni e servizi, come:

  • buoni pasto;
  • contributi per la previdenza complementare;
  • servizi di assistenza sanitaria, formazione;
  • abbonamenti a palestre;
  • servizi di asilo nido;
  • rimborsi per spese di trasporto;
  • prodotti di tecnologia.

A differenza del salario, che è tassato secondo le normative fiscali standard, i fringe benefit godono di un trattamento fiscale favorevole fino a una certa soglia, per cui vengono detassati.

Ciò li rende particolarmente interessanti sia per i datori di lavoro che per i dipendenti. Per l’azienda, rappresentano uno strumento per migliorare il benessere dei propri lavoratori e, al contempo, aumentare la loro produttività e la loro fedeltà verso l’impresa.

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Come funzionano i fringe benefit

Va notato che i fringe benefit non sono obbligatori per legge, ma rappresentano un accordo volontario tra datore di lavoro e dipendente. Tuttavia, una volta che questi vantaggi sono inclusi nel contratto di lavoro o in accordi collettivi, diventano legalmente vincolanti.

Il quadro normativo che regola questi incentivi in Italia è in gran parte delineato dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR), che definisce le tipologie di benefit esenti da imposizioni fiscali e i limiti entro i quali questi possono essere erogati.

La loro applicazione è tuttavia anche spiegata da ulteriori circolari e linee guida emesse dall’Agenzia delle Entrate e dall’INPS, che forniscono chiarimenti su alcuni aspetti specifici.

I fringe benefit dal punto di vista fiscale sono regolarmente tassati, ma come abbiamo visto, solamente se superano una certa soglia annuale. Gli scorsi anni tale soglia ha subito diverse modifiche ed è stata aumentata con diversi interventi per garantire un sostegno maggiore alle imprese e ai lavoratori quando è arrivata la pandemia.

I datori di lavoro devono poi procedere ogni anno a specificare le erogazioni dei fringe benefit all’interno del libro unico per il lavoro e successivamente nella Certificazione Unica.

Come richiedere i fringe benefit

Per ottenere il fringe benefit, il lavoratore dipendente deve semplicemente fare richiesta al proprio datore di lavoro. Tuttavia, è importante precisare che il datore di lavoro non ha alcun obbligo di fornire fringe benefit. Si tratta quindi di una scelta del tutto volontaria.

Le erogazioni effettuate da parte del datore di lavoro sono deducibili al 100% per le imprese. Se l’azienda accetta la richiesta di concedere il benefit, la legge stabilisce che il datore di lavoro può decidere di erogarlo in due modi:

  • con il rimborso delle spese già sostenute dal lavoratore dipendente che fornisce le fatture;
  • con pagamento diretto da parte dell’azienda delle successive bollette di acqua, luce e gas.

Per quanto riguarda il rimborso delle bollette di acqua, luce e gas, l’Agenzia delle Entrate ha specificato con una circolare che tali utenze possono anche essere quelle del coniuge o dei familiari del lavoratore dipendente. Questo vale indipendentemente dal fatto che il coniuge, i familiari e il lavoratore siano conviventi o meno. Tuttavia, è necessario provare che sia il dipendente a pagare tali bollette.

Per concedere questo benefit il datore di lavoro raccoglie le copie delle fatture e delle bollette dei lavoratori dipendenti, oppure può richiedere un’autocertificazione in cui il lavoratore dipendente attesta tutti gli importi delle fatture e i dati necessari perché il datore di lavoro possa rintracciare la fattura.

È anche necessaria una dichiarazione da parte del lavoratore dipendente che affermi che non ha fatto ulteriori richieste per ottenere il rimborso delle stesse bollette ad altri datori di lavoro.

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Tassazione sui fringe benefit

Tali benefici non sono soggetti a tassazione e possono comprendere buoni spesa, buoni benzina, ma anche incentivi economici volti ad aiutare i propri dipendenti o premi aziendali.

Il beneficio corrisposto ai lavoratori per legge è detassato, tuttavia precedentemente l’importo erogabile senza l’applicazione di imposte era molto più basso. Di conseguenza, su questo tipo di benefici non vengono calcolate le normali tasse sul reddito.

La soglia normale di fringe benefit detassati sarebbe di 258,23 euro, che dal precedente governo Draghi è salita fino a 600 euro. Tuttavia attualmente il nuovo governo l’ha ulteriormente estesa, a 3.000 euro.

Fringe benefit: soglia di detassazione

Anno Soglia di detassazione lavoratori Soglia di detassazione lavoratori con figli
2023 258,23 euro 3.000 euro
2024 1.000 euro 2.000 euro

La Legge 3 luglio 2023 n. 85 aveva sancito una serie di modifiche sostanziali per quanto riguarda i fringe benefit, elevando in un primo momento la soglia di detassazione a 3.000 euro, che per il 2024 è scesa a 2.000 euro, ma solo per i lavoratori dipendenti con figli a carico e per i seguenti vantaggi:

  • beni ceduti e servizi prestati al dipendente;
  • somme erogate per il pagamento delle utenze domestiche come acqua, elettricità e gas.

Per i lavoratori senza figli a carico invece precedentemente il valore dei beni e servizi erogati non doveva superare i 258,23 euro per non essere tassato. Qualsiasi somma che andava oltre questo limite comportava la tassazione in toto.

Non sono mancate le polemiche su questo aspetto. Sono infatti emerse critiche sul carattere discriminatorio della legge, che favoriva solo i lavoratori con figli a carico.

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Con la manovra 2024 sono stati attuati quindi degli aggiustamenti sostanziali di queste componenti, con l’aumento della soglia detassata per tutti i lavoratori a 1.000 euro, mentre per i lavoratori con figli a carico si scende a 2.000 euro. Inoltre i benefici possono nel 2024 andare a vantaggio anche delle spese legate alla prima casa, ovvero per l’affitto e sugli interessi del mutuo.

Prima di procedere con l’erogazione, i datori di lavoro devono informare le rappresentanze sindacali, se presenti. Ai lavoratori è richiesta una dichiarazione con i codici fiscali dei figli a carico, che devono rispettare certe condizioni di reddito come da art. 12, comma 2 del TUIR.

Chi ha diritto ai fringe benefit in busta paga

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In linea generale, i fringe benefit sono offerti ai dipendenti con contratto a tempo indeterminato, ma possono estendersi anche a coloro con contratti a termine, a progetto o part-time, a seconda delle politiche aziendali e delle normative vigenti. Tuttavia, ci sono alcuni fattori da tenere in considerazione:

  • i fringe benefit possono variare significativamente a seconda del livello gerarchico e del tipo di ruolo all’interno dell’azienda. Manager e dirigenti potrebbero infatti avere accesso a un pacchetto di benefit più ampio rispetto ai dipendenti a livelli più bassi;
  • in genere, le grandi aziende hanno la capacità di offrire un ventaglio più vasto di fringe benefit rispetto alle PMI, che fruiscono di un budget decisamente più basso;
  • alcuni settori sono più propensi a offrire specifici tipi di benefit. Ad esempio, nel settore tech è quasi la norma offrire abbonamenti a corsi di formazione e certificazioni;
  • la legge italiana prevede alcuni limiti e condizioni per l’erogazione di fringe benefit in ambito di agevolazioni fiscali;
  • in alcune circostanze, i diritti ai fringe benefit possono essere oggetto di negoziazioni sindacali, che possono estendere o limitare l’accesso a determinate categorie di lavoratori;
  • in alcuni casi, particolari condizioni di salute o esigenze personali possono dare diritto a benefit specifici, come per esempio orari di lavoro flessibili o supporto psicologico per i caregiver;
  • alcune aziende offrono fringe benefit che incrementano con l’anzianità di servizio, come ad esempio pacchetti di previdenza complementare più generosi.

Va notato che l’assegnazione di fringe benefit non deve essere discriminatoria e deve quindi rispettare i principi di uguaglianza e non discriminazione come sancito dalla legge. Pertanto, ogni lavoratore che si trova in condizioni simili dovrebbe avere la stessa opportunità di accedere ai benefit offerti dall’azienda.

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Poche imprese utilizzano i fringe benefit

Una recente ricerca di The European House-Ambrosetti commissionata da Edenred1 rileva come ancora oggi siano poche le imprese ad utilizzare lo strumento del fringe benefit. Sul campione analizzato, di 273 aziende, lo scorso anno solamente il 28% delle attività ha garantito questi strumenti ai lavoratori per un valore fino a 3.000 euro.

Il 40% degli intervistati non ha mai utilizzato questi strumenti per i propri dipendenti e una delle cause principali è rilevata nella volontà degli imprenditori di non causare delle differenze tra i lavoratori.

Il 96% degli intervistati tuttavia ha dichiarato che i fringe benefit possono portare benessere nell’azienda e inclusione per i lavoratori. Un utile strumento quindi, che tuttavia viene ancora poco utilizzato.

Fringe benefit: cosa succede se si superano le soglie

Sui fringe benefit sono quindi stabilite delle soglie precise per la detassazione, che riguarda i lavoratori dipendenti e consente le deduzioni alle imprese. Ma cosa succede nel momento in cui tali soglie vengono superate, ovvero se i datori di lavoro superano questi importi?

In questo caso il valore del bene erogato diventa completamente imponibile: ovvero non è possibile detassare una parte e applicare la tassazione sul rimanente. Questo perché le soglie previste non funzionano come delle franchigie.

Per raggiungere il limite stabilito, bisogna tenere presenti tutti i beni erogati come fringe benefit, quindi fare un calcolo totale della somma dei valori corrispondenti. Il datore di lavoro deve considerare quindi tutti i valori e i redditi percepiti dal lavoratore, in termini di fringe benefit.

Fringe benefit – Domande frequenti

Che cosa sono i fringe benefit?

I fringe benefit sono vantaggi accessori forniti dai datori di lavoro ai dipendenti oltre al salario base. Questi possono includere una serie di beni e servizi, come buoni pasto, contributi per la previdenza complementare, e servizi di assistenza sanitaria. Tali benefit sono spesso soggetti a un trattamento fiscale favorevole.

Cosa cambia per i fringe benefit nel 2024?

Secondo le recenti disposizioni, i lavoratori dipendenti con figli a carico possono godere di una soglia di detassazione elevata fino a 2.000 euro. I lavoratori senza figli a carico rimangono invece soggetti al limite di 1.000 euro.

Come si paga il fringe benefit?

Le modalità con cui i fringe benefit vengono forniti ai dipendenti variano in base al tipo di servizio o bene. Le opzioni principali sono per uso strettamente professionale, dove il beneficio è destinato solo per il lavoro e uso misto, dove può essere utilizzato sia per lavoro sia per scopi personali.

Il valore dei fringe benefit ha conseguenze sul Tfr?

In base alla legge, il calcolo del Tfr viene effettuato tenendo anche in considerazione le prestazioni in natura, ovvero i fringe benefit.

I fringe benefit sono tutti imponibili fiscalmente?

No, perché se non superano la soglia di 1.000 euro non sono imponibili. Questo limite cambia per tutti i lavoratori con figli a carico, salendo a 2.000 euro nel 2024.

 

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