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Con la crisi del sistema economico e finanziario l’acquisto di terra è diventato un’appetibile forma di investimento per mettere al sicuro il denaro dalle rischiose fluttuazioni dei mercati  ma soprattutto per trovare una opportunità di lavoro alternativa con l’aumento preoccupante della disoccupazione. è quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che negli anni della crisi i terreni agricoli come l’oro hanno aumentato il proprio valore a differenza di quanto è accaduto per gli investimenti nel mattone o nel mercato azionario. Nonostante la bassa redditività la terra si conferma un bene “sicuro” con le quotazioni che fanno registrare un aumento dello 0,5% nel 2011 rispetto all’anno precedente, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Inea. Si tratta di un incremento che fa seguito a quello registrato nel 2010 (+0,8%) e in linea con quelli degli anni precedenti anche se sul futuro pesa l’aumento del carico fiscale dovuto all’arrivo dell’ Imu.
 

Il prezzo medio nazionale dei terreni è di 19400 euro ad ettaro, per un range di valori che va dai 9800 euro per un campo di montagna litoranea agli 11400 euro per la montagna collinare, dai 14200 euro della collina interna ai 15300 euro della collina litoranea, fino al picco di 32200 euro ad ettaro per le terre di pianura.  Dietro il valore medio si nasconde infatti una forte variabilità con valori che partono dai mille euro all’ettaro dei pascoli della provincia di Catanzaro con un ettaro di vigneto nelle zone di produzione più celebri, dalla Toscana al Trentino Alto Adige che può andare da 500mila a oltre un milione di euro ad ettaro. Le differenze non mancano anche a livello territoriale, con i terreni del Nord Italia che arrivano ad un valore medio di oltre 40000 euro ad ettaro contro i 9-12000 euro delle regioni dell’Italia Centrale e del Mezzogiorno.
 
Bisogna evitare che i terreni agricoli siano oggetto di operazioni speculative di quanti li scelgono come bene rifugio alternativo agli investimenti più tradizionali, ostacolandone quindi l’acquisto da parte degli imprenditori agricoli. Il terreno infatti un costo per le imprese agricole che devono crescere per svilupparsi che si somma alle difficoltà determinate dalla stretta creditizia. Servono misure antispeculative per evitare che si alzi l’asticella del principale ostacolo all’ingresso di giovani imprenditori agricoli proprio nel momento in cui cresce l’interesse per la campagna e, con esso, il bisogno di sicurezza alimentare e ambientale da parte della società moderna.
 
Al contrario va incentivato l’arrivo di nuovi imprenditori agricoli per il ruolo di presidio ambientale che l’agricoltura svolge ma anche per non aumentare ulteriormente la dipendenza alimentare dall’estero da dove arriva oggi quasi il 40% del cibo che si consuma. A questo proposito sono scaduti il 30 giugno scorso i termini per l’emanazione del decreto con l’elenco dei terreni demaniali da dismettere con urgenza per rendere disponibili risorse per lo sviluppo, ma soprattutto per calmierare il prezzo dei terreni, stimolare la crescita, l’occupazione e la redditività delle imprese agricole. L’applicazione del provvedimento, approvato nell’ambito della legge di stabilità lo scorso novembre 2011 (e successivamente modificato da Governo e Parlamento) può produrre entrate allo Stato e occupazione e reddito alle imprese, soprattutto guidate dai giovani ai quali spetta il diritto di prelazione.
 
La terra in Italia costa più che in Germania e in Francia, ma meno che in Danimarca e Olanda. La difficoltà di accesso al credito continua a rappresentare un motivo di freno all’acquisto degli agricoltori professionali che sembrano orientarsi sempre più verso l’affitto dei terreni, considerato più flessibile rispetto all’oneroso indebitamento derivante dall’accensione di un mutuo.
 
Secondo il decalogo elaborato da Coldiretti Giovani Impresa per aprire un’azienda agricola in dieci mosse è prima di tutto prioritario avere un ‘idea” d’impresa intorno alla quale sviluppare un progetto senza fermarsi alla semplice visione bucolica. Non accontentarsi delle ipotesi più tradizionali ma considerare l’ampio spettro di opportunità offerte dal settore  che ha esteso le sue competenze dalla produzione alla trasformazione e vendita di prodotti alimentari. E ancora dalle agroenergie fino all’offerta di servizi alle scuole come le fattorie didattiche, ma anche alle pubbliche amministrazioni per la cura del verde. Confrontarsi con chi ha già fatto esperienze analoghe o simili visitando direttamente le aziende in Italia e in Europa contribuisce a focalizzare l’idea e ad individuare le migliori soluzioni.

Dopo aver verificato la tenuta dell’idea e averla trasferita in un progetto concreto con la collaborazione di esperti, vanno individuate le opportunità concrete che ci sono sul mercato in termini di località, aziende e professionalità.  Non è raro trovare occasioni di acquisto soprattutto nelle aree interne o di montagna dove l’attività di coltivazione e di allevamento è più difficile, ma si possono cogliere opportunità per il turismo rurale. Inoltre occorre verificare le alternative dell’acquisto, dell’affitto o della semplice gestione aziendale considerato che sono molti gli agricoltori anziani che non hanno alcuna intenzione di cedere la propria azienda, ma sarebbero disponibili a collaborazioni. Individuato il fabbisogno finanziario complessivo soprattutto per i giovani sotto i 40 anni di età occorre verificare l’esistenza di agevolazioni per lo specifico progetto considerato.

Le agevolazioni per la maggioranza sono di natura comunitaria e vengono erogate attraverso le regioni con la consulenza dei centri Caa avviati anche dalla Coldiretti. Per l’acquisto della terra occorre verificare la possibilità di un mutuo presso Ismea nell’ambito dei finanziamenti della piccola proprietà contadina, mentre molte banche offrono condizioni specifiche anche grazie ad accordi con il Consorzio fidi Creditagri Italia promosso dalla Coldiretti per la ricerca delle migliori condizioni di accesso al credito.  Spesso sono infatti i tempi lunghi delle istruttorie pubbliche a scoraggiare l’ingresso dei giovani nel sottolineare che ‘ci vogliono anche oltre due anni per concludere l’istruttoria della domanda per finanziamento pubblico di un giovane con il rischio che la sua idea diventi già vecchia. Dal punto di vista burocratico sono tre i passaggi fondamentali: apertura di una Partita Iva presso l’Agenzia delle Entrate, iscrizione al Registro delle imprese, sezione speciale Agricoltura, presso la competente Camera di Commercio e iscrizione e dichiarazione presso l’Inps. Una formazione di base in campo agricolo è importante, ma non decisiva anche perché sono numerosi i corsi di formazione professionale organizzati a livello regionale per acquisire competenze e avere la qualifica di  imprenditore agricolo dal punto di vista fiscale.
 
 
DIVENTARE AGRICOLTORI IN DIECI MOSSE
 
1) Avere un ‘idea” d’impresa intorno alla quale sviluppare un progetto di sviluppo. Avere un’idea di impresa agricola significa individuare che tipo di ‘imprenditore agricolo” si vuole essere o diventare: imprenditore agricolo più ‘tradizionale” (produzione in un specifico comparto) o più ‘innovativo” e ‘diversificato” sfruttando, a 10 anni (18 maggio 2001/2011) dalla sua introduzione, le opportunità offerte dalla legge di orientamento in agricoltura. Inoltre, avere un’idea di impresa significa valutare quali leve strategiche si intendono attivare: innovazione, vendita diretta, reti, territorio, qualità, agroenergie, agriturismo, fattoria didattica.  
 
2) Analisi delle caratteristiche e delle potenzialità aziendali tramite l’osservazione del territorio, del mercato, dei concorrenti e delle normative vigenti. Significa analizzare, servendosi di appositi consulenti le componenti di base per avviare l’impresa agricola, una volta esplicitata l’idea.   
 
3) Confrontarsi con gli altri che hanno già fatto esperienze simili in Italia o in Europa per cogliere le sfumature e focalizzare al meglio le idee.  
 
4) Trasformare l’”idea” in un progetto di sviluppo imprenditoriale. Si tratta di determinare gli obiettivi generali del progetto, quelli specifici, i risultati attesi e le azioni e le risorse necessarie per raggiungerli. Si tratta di farsi redigere da adeguati specialisti e professionisti un Business plan economico finanziario accurato e in grado di reggere al mercato e alle richieste di finanziamento pubblico e privato.  
 
5) Ricerca della fonte di finanziamento. Sulla base dell’idea progettuale valutare la possibile fonte di finanziamento nell’ambito delle politiche di sviluppo rurale (insediamento giovani, investimenti, qualità, pacchetto giovani). Per l’acquisto di terra verificare la possibilità di un mutuo presso ISMEA nel ambito dei finanziamenti della piccola proprietà contadina.    
 
6) Presentazione del progetto per il finanziamento pubblico. Si tratta di fare la domanda per l’accesso al finanziamento unitamente alla presentazione del Business Plan. Necessaria l’assistenza di un centro CAA e la consulenza di un professionista per la parte tecnica. Oggi questo è il punto su cui si incaglia il meccanismo di avvio di un’impresa agricola. Infatti le procedure per accedere alle risorse dei Piani di Sviluppo Rurali (Psr) specificatamente dedicate ai giovani prevedono in media 275 giorni tra l’approvazione del programma e l’uscita del bando; 248 giorni tra la fine della raccolta delle domande e i decreto di concessione del contributo (istruttoria); tra i 18 e i 24 mesi per l’erogazione del contributo.    
 
7) Presentazione del progetto per il finanziamento privato. Numerose banche offrono condizioni vantaggiose per i giovani anche grazie ad accordi con Creditagri Italia, il primo consorzio fidi nazionale, per la ricerca delle migliorie condizioni di accesso al credito e del prodotto finanziario più adatto. Particolare attenzione va riposta nella concessione della garanzie. Si tratta di un assaggio fondamentale per ‘non giocarsi” il capitale fisico appena costituito o i ‘risparmi” di papà.   
 
8) Una formazione di base in campo agricolo è importante ma non decisiva anche perché sono numerosi i corsi di formazione professionale organizzati a livello regionale per acquisire competenze ed avere la qualifica di  imprenditore agricolo dal punto di vista fiscale. Frequentarli è un modo per apprendere ma anche per tessere una rete di rapporti con altri colleghi.   
 
9) Per avviare un impresa agricola non sono molti gli adempimenti necessari nè i relativi costi dal punto di vista burocratico. Infatti  tre sono i passaggi fondamentali:
 

  • Apertura di una Partita IVA presso l’Agenzia delle Entrate.
  • Iscrizione al Registro delle imprese, sezione speciale Agricoltura, presso la competente Camera di Commercio se si prevede di realizzare un fatturato superiore ai 7000 euro/anno
  • Iscrizione e  dichiarazione presso l’INPS.

 
10) La burocrazia è un peso non solo nell’avvio ma anche nell’esercizio dell’attività imprenditoriale. I settore agricolo è ancora pieno di una pletora di adempimenti   quotidiani (che si allungano ad elastico a seconda della branca di attività) che tolgono all’ impresa agricola 2 giorni di lavoro a settimana da distrarre dall’attività di impresa vera e propria. 100 giorni l’anno
 
 



 

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