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Il così detto decreto PNRR ha introdotto diverse misure previste appunto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, tra queste spunta il bonus badanti, già rinominato mini-bonus a causa del numero esiguo di anziani che potranno realmente beneficiarne. Le condizioni per potervi accedere infatti, prevedono limiti economici talmente stringenti che a conti fatti sembrerebbe rivolto solo a 25 mila italiani.

Quando parte? Decide l’Inps

Anche se inizialmente si era vociferata la data del 1° aprile, al momento non si conosce ancora la reale data di inizio del bonus perché sarà l’Inps a doverla decidere. Quello che si sa è che il bonus prevede una durata fino a fine 2025, ma che in realtà viene concesso solo fino a esaurimento dei fondi che per il 2024 ammontano a 10 milioni di euro che diventano 39,9 per il 2025. Per gli anni successivi sono coperti solo i contributi per i quali è stato avviato il bonus che può esser percepito per massimo 24 mesi.

Questo provvedimento si somma alla così detta prestazione universale anziani, che vedrà la luce nel 2025 e che dovrebbe garantire un contributo anche per il pagamento dello stipendio di colf o badanti per gli over 80 non autosufficienti che abbiano un Isee inferiore a 6 mila euro: in questo articolo trovi tutte le informazioni sulla prestazione universale anziani 2025.

Vediamo quindi chi ha diritto al bonus badante 2024 e come fare ad ottenerlo.

Chi ha diritto al bonus badanti

Il bonus mira a dare un supporto agli anziani non autosufficienti che assumono collaboratori domestici a tempo indeterminato che svolgano mansioni di assistenza agli anziani. Infatti, per accedervi, il datore di lavoro deve:

Come si può vedere, visto che le condizioni devono essere presenti tutte insieme, la misura non è destinata a molti.

Chi è escluso dal bonus

Il bonus badanti non spetta se tra il lavoratore e il datore di lavoro, o altra persona che appartiene al suo nucleo familiare sia cessato un rapporto di lavoro domestico con mansioni di assistente a soggetti anziani da meno di sei mesi. Inoltre, non è possibile ottenere il bonus in caso di assunzione di parenti o affini (ad esempio suocero, nuora, cognati…) a meno che il rapporto di lavoro sia destinato all’assistenza di ciechi, invalidi civili o di guerra o siano svolte nei confronti di Sacerdoti cattolici.

Quanto farebbe risparmiare

Il bonus è in realtà uno sgravio, infatti, non si tratta di un importo che viene riconosciuto a chi ne ha diritto, ma la possibilità di non versare i contributi previdenziali dovuti in caso di assunzione di un collaboratore che assista l’anziano non autosufficiente e può esser richiesto per un massimo di 24 mesi.

In pratica, per le assunzioni o trasformazioni a tempo indeterminato di contratti di lavoro domestico di persone che abbiano mansioni di assistenza a soggetti anziani, non si pagano i contributi pensionistici fino a un massimo di 3 mila euro annui.

Questa agevolazione entra in vigore  in data da definirsi tramite provvedimento INPS e durerà fino al 31 dicembre 2025.

Come si ottiene l’incentivo

Al momento ancora non si sa come sia possibile ottenere l’esenzione al pagamento dei contributi per il lavoro domestico. Normalmente vengono versati trimestralmente dal datore di lavoro con scadenza 10 gennaio, 10 aprile, 10 luglio e 10 ottobre, tramite bollettini MAV inviati dall’Inps o sul sito dell’Inps stesso. E’ piuttosto probabile che occorra possedere l’Isee in corso di validità e, tramite questo, autocertificare all’Inps il possesso dei requisiti necessari ad ottenere il bonus badante 2024.

Le alternative al bonus badanti 2024

Come abbiamo visto non è per nulla semplice riuscire ad ottenere questo bonus, tuttavia, esistono altre agevolazioni cui si può facilmente accedere. Parliamo innanzitutto del bonus assistenza non autosufficienti che prevede la possibilità di detrarre il 19% della spesa sostenuta anche da parte di un familiare per gli addetti all’assistenza personale dei non autosufficienti, a prescindere dall’età e dall’Isee degli stessi. La spesa massima detraibile è di 2.100 euro annui e può essere detratta solo in caso di reddito personale inferiore a 40 mila euro. Qui trovi un approfondimento sul bonus assistenza ai non autosufficienti che si recupera tramite dichiarazione dei redditi.

Inoltre, esiste la possibilità di dedurre dal reddito i contributi pensionistici versati per colf e badanti regolarmente assunti entro un limite massimo annuo di 1.549,37 euro. Qui trovi tutte le informazioni per utilizzare questa deduzione inserendo la spesa nella dichiarazione dei redditi.

I punti ancora da chiarire su questa misura

Al momento le informazioni sono ancora generiche.. Innanzitutto, non si sa ancora se l’assunzione del collaboratore debba per forza esser fatto a nome dell’anziano, che potrebbe anche vertere in condizioni di salute tale per cui non sia possibile inserirlo come parte di un contratto. Soprattutto, nulla viene detto per i contratti a tempo indeterminato già in essere che stando al testo del decreto sembrerebbero esclusi dall’agevolazione.

Allo stesso modo, non è chiaro come sia pensabile che una persona che ha un Isee di 6 mila euro possa permettersi di pagare un badante per il quale versi contributi per 3 mila euro. Come per ogni contratto di lavoro, i contributi previdenziali si dividono tra quota a carico del datore di lavoro e quella a carico del lavoratore, quindi, stando a quanto scritto nel decreto sembrerebbe che sia il totale dei contributi a carico del datore di lavoro a non esser dovuto.

Quanto costa un lavoratore domestico

Il bonus badante spetta per un massimo di 3 mila euro annui di esenzione dal pagamento dei contributi previdenziali per il lavoro domestico: soglia decisamente alta rispetto a quanto potrebbe spendere un anziano con 6 mila euro di Isee. Infatti, bisogna considerare che i contributi non sono in percentuale, ma sono fissi e variano in base a scaglioni di retribuzione.

Facciamo un esempio. Se un lavoratore domestico assunto a tempo indeterminato lavora 20 ore alla settimana, con una paga lorda di 10 euro l’ora, i contributi dovuti per ogni ora lavorata sono complessivamente 2,35 euro (quota datore di lavoro + quota lavoratore) che all’anno superano abbondantemente i 2 mila euro per un costo complessivo a carico del datore di lavoro che arriva a 13 mila euro.  Ci si chiede come faccia una persona che ha un Isee di 6 mila euro cui si aggiunge l’accompagnamento che non viene calcolato nell’Isee e che garantisce poco più di 6 mila euro annui a sostenere una spesa simile che per giunta copre solo 20 ore settimanali.

 

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