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Il tribunale di Benevento omologa un piano di ristrutturazione del debito, con la falcidia del 70% del debito ipotecario e blocco della cessione del quinto

La normativa sul risanamento del debito

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Si sente spesso parlare di risanamento del debito o ristrutturazione del debito, ma spesso non se ne comprende appieno il significato.

In questo articolo vogliamo spiegare, ai nostri lettori di cosa stiamo parlando.

In tema di crisi di impresa e ristrutturazione del debito del consumatori, gli interventi normativi del legislatore italiano sono stati ispirati, e fortemente condizionati, dai contenuti della direttiva Europea 1023/2021 (c.d. Direttiva Insolvency) sui quadri di ristrutturazione preventiva del 20/06/2019 con l’obiettivo di introdurre negli Stati membri regole comuni per sensibilizzare la cultura del recupero dell’impresa in crisi e quindi della prevenzione, agevolando la ristrutturazione delle imprese in difficoltà finanziaria ed anche i consumatori.

Certamente la pandemia ha generato una crisi economica senza precedenti, tanto è vero che secondo le stime di Banca d’Italia di gennaio 2021: “la forte contrazione del PIL registrata nel 2020 porterà ad un aumento di 2.800 fallimenti entro il 2022. A questi potrebbero aggiungersi altri 3700 fallimenti del 2020 che non si sono realizzati per gli effetti temporanei della moratoria e delle misure di sostegno” (Nota Banca d’Italia – “Fallimenti in epoca covid” – del 27/01/2021).

Quindi è chiaro che se non si provvede a ristrutturare il debito con le giuste strategie, e con gli strumenti previsti dalla norma, il fallimento del debitore, che sia esso consumatore puro e/o una società o una impresa, sarà inevitabile.

La ratio della norma

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Lo scopo della normativa sul risanamento del debito è, chiaramente, quello di recuperare il debitore, con equilibrati sacrifici anche e soprattutto da parte del creditore.

A chiarire la ratio di codesta normativa, si è pronunciata, recentemente, la Corte costituzionale, con la sentenza n. 65/2022, la quale ha precisato quanto segue : “la finalità di codesta legge, è quella di ricollocare utilmente all’interno del sistema economico e sociale, senza il peso delle pregresse esposizioni (sentenza n. 245 del 2019), un soggetto – il consumatore – che, se sul piano contrattuale si connota per una debolezza derivante dalla sua asimmetria informativa, nel quadro della disciplina in esame, che presuppone la condizione patologica del sovraindebitamento, mostra anche i segni di una fragilità economico-sociale. L’obiettivo di consentire la ristrutturazione del maggior numero possibile dei debiti spiega, del resto, la facoltà contemplata dal legislatore di falcidiare e di ristrutturare, pur con i limiti imposti dall’art. 7, finanche i debiti relativi a crediti muniti di garanzie reali (privilegi, ipoteche e pegni)”.

Fatta questa doverosa premessa, al fine di inquadrare la normativa più nota a tutti come legge salvasuicidi e la sua finalità, è bene ora diffondere la conoscenza delle utilità che di fatto si possono ottenere grazie all’accesso a codeste procedure.

Mancato pagamento mutuo: la vicenda

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Nello specifico oggi vi parliamo di un altro risultato ottenuto dalla scrivente avvocato Baldino, del foro di Trani, sul Tribunale di Benevento.

La storia è molto simile ad un’altra vicenda già trattata, quella di un dipendente di una pubblica amministrazione il quale, a seguito di un divorzio ed altre vicissitudini occorse, non era più stato in grado di onorare i debiti assunti con diverse finanziarie. Soprattutto egli non era più stato in grado di adempiere al contratto di mutuo sottoscritto per l’acquisto della prima casa.

Chiaro che allorché si decade dal mutuo, diventa impossibile rinegoziare il contratto, ed il declino di un consumatore è inesorabile.

Il rischio, in questi casi, chiaramente, è la perdita della prima casa, un sacrificio che il consumatore subisce ma che, ad ogni modo, non libera lo stesso dal debito residuo richiesto dai diversi creditori.

Ristrutturazione del debito: la sentenza di Benevento

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La ristrutturazione del debito, in questi casi, è l’unica strada per risanare il debito.

La ristrutturazione del debito altro non è che una rimodulazione dello stesso debito con rate sostenibili in base al reddito del debitore considerando altresì le spese che occorrono alla famiglia per il suo sostentamento, con l’obbiettivo primario di salvare l’abitazione dei consumatori.

La scrivente, dunque, verificata la presenza dei requisiti oggettivi e soggettivi per l’accesso alla procedura, depositava, presso il Tribunale di Benevento, il ricorso con la proposta di ristrutturazione del debito, chiedendo di salvare l’abitazione del debitore, nonché la revoca della cessione del quinto e della delega di pagamento sulla retribuzione.

Il giudice Galasso sospendeva immediatamente con decreto la cessione del quinto e la delega di pagamento, e questo consentiva sin da subito di cristallizzare il debito e garantire la par condicio creditorum. Infine nella sentenza (sotto allegata), stante l’assenza di qualsiasi forma di osservazione al piano, omologava la proposta così disponendo: “Il Giudice disponeva il divieto di azioni esecutive e cautelari: anzi, più esattamente, così provvedeva: «sospende «la cessione del quinto e la delega di pagamento» in atto, a vantaggio, rispettivamente, si tratta dei crediti, rispettivamente, della PRESTITALIA S.P.A. e della SIGLA CREDIT S.R.L.».

Con riferimento alla falcidia proposta del credito ipotecario pari al 67%, precisava inoltre: Giacché, dunque, nessuno dei creditori contestava la convenienza della proposta, il Giudice non deve valutare se il credito dell’opponente possa essere soddisfatto dall’esecuzione del piano in misura non inferiore all’alternativa liquidatoria…P.Q.M. IL TRIBUNALE omologa il piano di ristrutturazione dei debiti del consumatore sovraindebitato”, consentendo così di salvare l’abitazione del consumatore.


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• Foto: 123rf.com

 

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