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Crescere rapidamente, sia per linee interne che per linee esterne. Il piano di Iacopo De Francisco per Cf+, la banca che lo vede protagonista dal 2016, due mesi dopo l’arrivo dell’hedge fund Elliott nel capitale, è molto chiaro: «Oggi Cf+ conta attivi per circa 1,8 miliardi di euro. La size ideale per questo tipo di banca è di circa 3,5 miliardi di euro. Dobbiamo, insomma, raddoppiare. E vogliamo farlo rapidamente: teniamo ben oleato il filone delle acquisizioni esterne».

Ogni occasione è buona. Il mercato delle banche specializzate si è arricchito di protagonisti nel corso degli ultimi anni e il consolidamento
che viene invocato a livello di banche retail, di banche reti, è un tema all’ordine del giorno anche in questo settore di istituti tanto particolari,
le cosiddette challenger bank, aziende settoriali, specializzate, nate
tra le maglie della rete internet.

Secolare Cf+, ad esempio, ha la particolarità di una storia secolare. Nasce come Credito Fondiario a Cagliari alla fine dell’Ottocento. Ma l’unica legacy di quell’iniziale progetto sono le due consonanti che concorrono a comporne il nome. Per il resto, dopo che 11 anni fa, nel 2013, Panfilo Tarantelli con un’acuta visione predittiva, indovinò per primo lo
sviluppo possibile di un settore quale quello degli Npl, che all’epoca semplicemente non esisteva, ridando vita proprio al credito fondiario allora denominato Fonspa, la Cf+ di oggi è una banca totalmente nuova.

Nata nel febbraio 2022 dalla divisione societaria che ha dato vita a Gardant, oggi totalmente separata, si occupa di tre settori per il cliente azienda: finanziamenti garantiti, crediti fiscali, factoring. Zero sportelli,
quartier generale a Milano, ufficio a Roma, una rete dimediatori ed agenti
che alimenta l’origination del business e poi, da quasi un anno, internet, ovvero il canale diretto.

«Nell’agosto 2023 – ricorda De Francisco – abbiamo integrato la piattaforma Credimi, venuta a rafforzare la terza gamba del nostro business, quella dei finanziamenti garantiti. Noi già operavamo nel settore, ma con tagli più elevati e secondo una dinamica tradizionale.
Con l’acquisizione di Credimi abbiamo integrato una ottima piattaforma
e una trentina di figure  professionali di elevato standard che ci
hanno portato a superare i duecento dipendenti. La nostra offerta sul web oggi, siamo partiti nello scorso aprile, permette all’azienda in cerca di finanziamenti di avere una risposta in cinque giorni e in un mese i soldi in conto, semplicemente inserendo la propria partita Iva nel nostro sistema. È un processo altamente automatizzato, che sfrutta la banca data di Credimi, che negli ultimi cinque anni ha lavorato con oltre centomila aziende e che si arricchisce ad ogni operazione».


Il target è definito: finanziamenti chirografari garantiti dalla mano pubblica, importi inferiori a 500 mila euro concessi fino a un massimo di 60 mesi, ad aziende che fatturino più di 200 mila euro e che chiedano non meno di 30 mila euro. Il tutto appoggiandosi al conto corrente dell’azienda, perché Cf+ nonvuole gestire la liquidità dei clienti.

«In circa tre mesi – riassume De Francisco – abbiamo ricevuto circa 1.500 richieste per complessivi 350 milioni di euro. Abbiamo accordato finanziamenti a duecento aziende per circa 35 milioni. Un rapporto di 1:10».

Il software, che analizza i dati aziendali sfruttando una struttura basata sull’intelligenza artificiale, valuta una serie di dati che portano a una stima di rischio che determina il prezzo del finanziamento. Si arriva a stimare la probabilità di default in termini percentuali: sotto il 4 per cento la pratica viene approvata e gestita in automatico, sopra il 7,5 per cento viene rigettata, quelle che si trovano con un valore compreso tra i due estremi vengono valutate dai tecnici di Cf+.


«Il sistema – sottolinea De Francisco – consente di comprimere i costi, anche se attualmente mancano circa un milione di operazioni per educare al meglio i modelli che sono, dal punto di vista tecnico, i più avanzati sul mercato. Per cui ogni giorno miglioriamo e siamo molto ottimisti per la seconda metà dell’anno, quando credo che il digital lending potrà iniziare a sviluppare tante delle sue potenzialità, esprimendo una leadership che ci potrà porre tra i primi operatori europei del settore».

Oggi Cf+ è già a break even e questo migliora la prospettiva, anche agli occhi di Elliott che controlla il 90 per cento del capitale, mentre la quota restante è in mano a Tarantelli, De Francisco e altri manager, anche della prima ora, come gli ex Tages.


Nel complesso il business si divide sommariamente così: i crediti fiscali
(no superbonus) valgono 250 milioni, il factoring 650, i prestiti garantiti di
grossa taglia 600 milioni e il digital lending in prospettiva 150 milioni circa, un quarto del totale. La rete internet è fondamentale.

Non solo per le prospettive di sviluppo del digital lending, ma anche
per la raccolta. I depositi online garantiscono un flusso di circa 1,7 miliardi di provvista, per un terzo in arrivo da Germania, Olanda e Spagna. E a breve verrà lanciato un prodotto che sarà svincolabile a brevissimo termine, 32 giorni e che garantirà una remunerazione
dell’1 per cento più un 2 per cento promozionale, su base annua.
Un business ancora piccolo, ma redditizio: l’utile netto atteso al 2027 è di 50 milioni di euro.

Fonte: Corriere della Sera Economia 

 

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