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Il palco è quello del Teatro Micheletti di Travagliato, in provincia di Brescia. Tra il colore giallo e le scritte verdi delle bandiere si celebra “l’orgoglio Coldiretti” per gli 80 anni dell’associazione. Dal pulpito il presidente nazionale Ettore Prandini ricorda i proficui rapporti con i ministri dell’Agricoltura e dell’Economia, Francesco Lollobrigida e Giancarlo Giorgetti. Lancia poi l’annuncio: la prossima settimana il governo farà un decreto “per sancire il consumo di suolo agricolo pari a zero per i pannelli fotovoltaici”. L’orgoglio ci sta tutto, il provvedimento è atteso lunedì in Consiglio dei ministri e all’articolo 6 prevede una vecchia richiesta del mondo degli agricoltori, una delle basi elettorali del governo di Giorgia Meloni.  “Le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’installazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra”, si legge nel testo.

Quando manca poco più di un mese alle elezioni europee del prossimo 9 giugno, Lollobrigida e Meloni prestano orecchio alle richieste di uno dei loro principali sponsor e dalle cui fila arriva anche il capo di gabinetto del ministro Lollobrigida . Un modo nche per togliere argomenti elettorali agli alleati-avversarsi della Lega di Matteo Salvini, che sulle rivendicazioni dei contadini sta costruendo una parte del proprio messaggio elettorale, per strappare consensi a Fdi.

L’intero dl Agricoltura è una risposta a una categoria che nei mesi scorsi ha dato più di un grattacapo a Palazzo Chigi. Le proteste dei trattori in giro per l’Europa, in Italia hanno avuto lo strano corollario di un malcontento che ha preso di mira non solo le politiche europee e i tagli ai sussidi, ma le associazioni di rappresentanza del comparto, considerate troppo vicine al governo. Per settimane, mentre i mezzi agricoli marciavano su Bruxelles e le proteste infiammavano Francia e Polonia, il tema centrale della politica italiana è stato il ripristino, alla fine parziale, dell’esenzione Irpef per i redditi dominicali e agrari. Una questione di un paio di centinaio di milioni, da recuperare in tempi di attenzione alla spesa pubblica. Un problema quindi per il governo. 

Il dl messo a punto dagli uffici del ministero di Via XX Settembre, inteso questa volta come Agricoltura e non come Mef (i due dicasteri distano un centinaio di metri l’uno dall’altro) affronta le rimostranze degli agricoltori in modo più ampio. 

Il fotovoltaico è una dei crucci della categoria. “Di fronte all’occupazione di suolo fertile con distese di ettari di moduli fotovoltaici a terra o di tecnologie industriali camuffate da parchi agrovoltaici che sottraggono il suolo dalla sua vocazione originale, diventa urgente correggere tale situazione”, scriveva Prandini, a luglio dello scorso anno, in una lettera alla Meloni, contestando il fotovoltaio “mangiasuolo”. “Ribadisco il nostro impegno a condividere il massimo sforzo possibile per conseguire gli obiettivi di un’agricoltura circolare e ad impatto climatico zero, ma condizione essenziale resta quella di fermare la frammentazione del territorio e riconoscere agli agricoltori la capacità di rispondere da protagonisti e non da spettatori alle sfide energetiche della nazione”. La colpa, continua, è di un “caos decisionale” dettato “dall’assenza di regole di governo del territorio”  che “ha finito per partorire una sorta di abusivismo energetico, con un forte consumo di suolo e significativi danni collaterali ecologici ed economici”. Per Coldiretti utilizzando i tetti di stalle, cascine, magazzini, fienili, laboratori di trasformazione e strutture agricole sarebbe possibile recuperare una superficie utile di 155 milioni di metri quadri di pannelli con la produzione di 28.400Gwh di energia solare.

La posizione dell’associazione ha da subito portato a un botta e risposta con gli operatori che si occupano di rinnovabili. L’Alleanza per il fotovoltaico parla di allarmismi infondati. “Gli impianti fotovoltaici occupano senz’altro territorio, ma non lo consumano; al contrario lo preservano, in molti casi, da usi ben peggiori”, sottolinea. L’organizzazione cita dati dell’Ispra: se si volesse installare a terra tutto il nuovo fotovoltaico previsto in Italia dal Piano nazionale per l’energia e il clima si utilizzerebbe meno dell’1% del suolo nazionale.

Al 2022, appena il 34% circa dell’installato era a  terra contro il  66% non a terra. “Ipotizzando di fissare l’attenzione su tutti i 55 GW incrementali previsti (più di 2 GW, dei 57 previsti, sono già stati installati nel corso del 2022), e di mantenere una ripartizione analoga, utilizzando come coefficienti medi di occupazione valori non molto dissimili da quelli attuali, si potrebbe calcolare, in via teorica, una superficie di circa 340 km2 di nuovo suolo consumato”, spiegava Ispra.” Si tratta, tuttavia, di un calcolo teorico soggetto a enorme variabilità al variare degli scenari. Nell’ipotesi estrema in cui tutta la nuova potenza prevista venisse installata a terra, per esempio, si potrebbero consumare fino a 990 km2 di suolo”, su una superficie agricola di 16,5 milioni di ettari. Per l’Alleanza, quindi, per realizzare questi 5 GW di fotovoltaico basterebbe impiegare lo 0,06% della superficie agricola ogni anno. In 10 anni si tratterebbe dello 0,6% del territorio agricolo nazionale.

“Si tratta ancora di una bozza, confindiamo che possa cambiare”, aggiunge Filippo Fontana,  coo di vexuvo e portavoce dell’Alleanza per il fotovoltaico. Ricorda che appena qualche giorno fa, nella Carta di Venaria, documento del G7 Ambiente ospitato dall’Italia, è stato ribadito il sostegno alle rinnovabili e al fotovoltaico, per la transizione green. “Non è soltanto una tema di impegni internazionali, ma di opportunità di investimenti e lavoro nei territori. Il fotovoltaico occupa suolo, ma non c’è consumo, non c’è cementificazione”, aggiunge, “C’è un tema di timore nei territori ed è perciò comprensibile che a livello locale ci siano alcuni stop, soprende però che anche a livello nazionale si facciano le stesse considerazioni”.

In seno al governo Fratelli d’Italia non è l’unica ad aver fatto proprie le richieste delle associazioni degli agricoltori. Lo scorso 24 aprile in commissione Attività produttive alla Camera il deputato di Forza Italia, Luca Squeri,  segnalava l’apertura di procedure di esproprio di terreni, anche vocati alla produzione di prodotti agricoli tutelati, da destinare ai pannelli  facendo proprie le denunce delle associazioni e chiedendo al ministero dell’Ambiente i tempi per la definizione del cosiddetto decreto Aree idonee, atteso da mesi e che dovrà stabilire dove fare gli impianti. 

Il freno al fotovoltaico non è l’unica concessione al settore . Per le imprese agricole che nel 2023 hanno registrato un calo del 20% del giro d’affari sarà infatti possibile chiedere lo stop alle rate dei mutui e dei finanziamenti nel 2024. Previsti anche più fondi all’Ismea per la lotta alle pratiche sleali nel mercato all’ingrosso e nella filiera e commissari contro l’emergenza del granchio blu e della peste suina.

 

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