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La legge di Bilancio 2024 del Governo Meloni proroga il fondo di garanzia per la prima casa del 2023, ma nulla aggiunge per combattere concretamente l’emergenza abitativa. Eppure anche a Catania la povertà e il costo della vita aumentano. I dati diffusi stamattina dal sindacato degli inquilini parlano chiaro: l’edilizia pubblica è del tutto insufficiente e servirebbero almeno 5000 nuovi alloggi per chi non può permettersi di pagare un affitto ordinario. Aumentano inoltre gli sfratti e non si trovano più alloggi in affitto per le famiglie con redditi medio-bassi. Per questo, stamattina, il Sunia Catania e il Sunia Sicilia hanno presentato a Librino, e non a caso proprio davanti le mai riqualificate “Due Torri” di viale San Teodoro, la “Petizione nazionale per il diritto all’ abitare”.

La proposta di Bilancio 2024 senza “Piano Casa”

L’obiettivo è mettere all’ordine del giorno i temi e le soluzioni per cambiare la politica abitativa nel nostro Paese. Nella proposta di Bilancio 2024 appena presentata, i due fondi di sostegno all’affitto e per gli inquilini sottoposti a sfratto sono ormai scomparsi. Non esiste cenno a un “Piano Casa” che aumenti gli alloggi di edilizia pubblica e mancano le misure di finanziamento strutturali e continuative a favore delle famiglie che sono in lista di attesa da anni per l’assegnazione di un alloggio pubblico. Sarà possibile sottoscrivere la petizione del sindacato degli inquilini in tutte le sedi Cgil e Sunia di Catania e provincia, anche in quella di viale Bummacaro 16 a Librino. Le firme raccolte saranno consegnate alle presidenze  di Camera e Senato contestualmente ad una richiesta di incontro per illustrare le proposte contenute nella petizione. 

Leggi anche – Case per gli studenti, emergenza in Sicilia. L’indagine di Udu, Sunia e Cgil

Appuntamento alle “Due torri” di viale San Tedoro

Per l’occasione le due segretarie, Giusi Milazzo (Sunia Sicilia) ed Agata Palazzolo (Sunia Catania), hanno divulgato alcuni dati importanti riguardanti l’emergenza abitativa a Catania. A partire proprio dalle “Due  torri” di viale Biagio Pecorino /viale San Teodoro che da più di 15 anni attendono di essere completate. All’incontro era presente anche la segretaria confederale della Cgil di Catania, Rosaria Leonardi, che ha ricordato l’appuntamento dello sciopero generale del 17 novembre organizzato da Cgil e UIL con protesta cittadina di fronte alla Prefettura di Catania. Una battaglia legata anche in questo caso alle criticità riscontrate nella legge di bilancio. “Nel corso degli anni le due torri sono state vandalizzate –hanno spiegato Milazzo e Palazzolo- il Comune avrebbe dovuto riqualificarle  e ristrutturarle con i Fondi del Pon Metro 2014/2020, ma il finanziamento per il completamento ammontante a circa 12 milioni di euro, è stato adesso spostato sui fondi del Patto per Catania.  Denunciamo anche l’assoluta mancanza di trasparenza; ormai da anni aspettiamo  che l’amministrazione  comunale comunichi con chiarezza le fonti di finanziamento e i tempi certi del completamento dell’opera. Sappiamo davvero poco sulla loro realizzazione”.

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Due nuovi palazzi in programma con fondi Pnrr

È poi in programma la realizzazione di altri due immobili provvisti di 32 appartamenti ciascuno e finanziati per 15 milioni di euro con i Fondi del PNRR –Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare. Il progetto prevede anche la riqualificazione dell’area esterna circostante. Ma c’è dell’altro. I pochi alloggi programmati a Catania non vengono realizzati, e intanto si pianifica la realizzazione di 104 alloggi di housing sociale in partenariato con il privato finanziati con i fondi ex Gescal ma, paradossalmente, con canoni  superiori a quelli concordati. E ancora, nel 2022 le richieste di esecuzione degli sfratti ammontavano a 2026, con una percentuale di aumento rispetto al 2021 del  più 263,08 per cento. Sono invece 562 gli sfratti che sono stati eseguiti lo scorso anno; la percentuale di aumento rispetto all’anno precedente è del più 316,30 per cento. Sono  51 mila gli alloggi privati non utilizzati in modo permanente.

I fondi del Piano urbano integrato

Il Piano urbano integrato per la città di Catania finanziato con 135 milioni di euro con i Fondi PNRR Misura 5 C2, invece, riguarda anche alcune grandi periferie e tra queste Librino e Monte Po. Secondo Milazzo e Palazzolo, “si sarebbero dovuti avviare processi partecipativi che invece non sono stati realizzati. Ad oggi, dopo più di un anno dalla loro presentazione e dalla loro approvazione, nonostante il finanziamento del 10 per cento delle somme assegnate, siamo fermi alla fase della progettazione”. Per Librino (la quota del finanziamento è di quasi 24 milioni di euro), è stata prevista la realizzazione di parte del parco, un potenziamento delle strutture sportive e la riqualificazione della scuola Brancati, intervento quest’ultimo fortemente richiesto dai comitati. Per Monte Po è stato finanziato con  più di 15 milioni di euro il progetto per la parziale realizzazione del Parco Monte Po Acquicella, e anche quest’ultimo intervento è stato avanzato su un’idea dei comitati. “Del PUI, ossia il Piano urbano integrato, -proseguono le due segretarie- si paventava invece il definanziamento, ma l’impressione (non ci sono conferme ufficiali), è che sia stata fatta marcia indietro a patto che si rispettino tassativamente i tempi previsti. Il Sunia ha chiesto di conoscere i progetti definitivi ma al sindacato è stato risposto che sono in corso le procedure di validazione”.

Solo il 30% delle case popolari con manutenzione

Gli alloggi e gli immobili di edilizia residenziale pubblica  ubicati nelle periferie urbane sono spesso in condizioni di profondo degrado; solo il 30 per cento è stato sottoposto ad interventi di manutenzione straordinaria negli ultimi 5 anni. C’è infine il capitolo legato ai più giovani. Sono 12.814 gli studenti fuori sede a fronte di soli 585 posti letto sistemati in residenze pubbliche. Per la città di Catania sono state avanzate proposte per realizzare con i fondi del PNRR 847 nuovi posti letto; quasi la totalità il 94 per cento, potrebbero essere realizzati da soggetti privati. Il costo di gestione di una casa in affitto incide più del 40 per cento sui redditi medio bassi delle famiglie. Per quanto riguarda il  Contributo affitto, al bando regionale hanno partecipato in 12.500 persone con un  sensibile aumento rispetto al 2022 (circa un più 70 per cento). “Ricordiamo che il Fondo sostegno affitto (FSA), è stato cancellato dal Governo Meloni. La Regione Siciliana conserva ancora in cassa la somma di 15 milioni di euro stanziata dal precedente Governo a valere sull’anno 2022”.



 

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