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La macchina del concordato biennale preventivo è in moto e i primi riscontri indicano un percorso tutt’altro che agevole per le Partite Iva. Questo nuovo patto con il Fisco, destinato a regolare i conti tra contribuenti e Agenzia delle entrate, sta già delineando scenari di complessità e impegno economico, soprattutto per coloro che non brillano nelle pagelle fiscali.

Il concordato, lontano dall’essere un condono mascherato, richiede ai contribuenti con performance fiscali poco convincenti un adeguamento che può risultare oneroso. Le prime analisi suggeriscono che bar, pizzerie, ristoranti con servizio al tavolo e lavanderie, qualora scelgano di accettare l’accordo, dovranno confrontarsi con una revisione sostanziale dei loro redditi dichiarati.

Le stime iniziali rivelano incrementi del reddito imponibile per queste attività. Mettersi in linea con le aspettative dell’Agenzia delle entrate comporterà quindi un impegno economico. Il concordato biennale preventivo non concede alcun margine di errore o sconti: è una formula di compliance fiscale che mira a una maggiore trasparenza e regolarità nei rapporti tra fisco e contribuenti.

L’obiettivo dell’Agenzia delle entrate è chiaro: ridurre l’evasione fiscale e assicurare una corretta contribuzione da parte di tutti i soggetti economici. Questo nuovo strumento di controllo fiscale punta a stabilire un rapporto di fiducia e rispetto delle regole, ma il prezzo da pagare, come dimostrano i primi esempi concreti, può essere elevato.

Con il procedere delle applicazioni del concordato, emergeranno altri dettagli ed esempi che permetteranno di comprendere meglio l’impatto su vari settori e categorie di contribuenti. Vediamo nei dettagli:


  • Concordato preventivo biennale 2024-2025, quante tasse si pagano? Calcoli ed esempi

  • Non solo tasse, gli ulteriori benefici per chi aderisce al concordato preventivo biennale

Concordato preventivo biennale 2024-2025, quante tasse si pagano? Calcoli ed esempi

Sono arrivati i primi esempi e i casi concreti da parte dell’Agenzia delle entrate sul funzionamento del concordato preventivo biennale, dopo la pubblicazione dei dettagli della misura sulla Gazzetta Ufficiale. Un esempio emblematico, come spiegato dall’Agenzia delle entrate, è quello di una pizzeria di una grande città nel sud Italia. Con ricavi annuali di 302.000 euro e un reddito dichiarato di soli 5.400 euro, la sua valutazione fiscale è un modesto 4,08. Secondo la proposta del Fisco, questa pizzeria dovrebbe dichiarare un reddito di 25.111 euro per il 2024 e 45.227 euro per il 2025. Corrisponde a una revisione sostanziale dei redditi, con un incremento che, nel secondo anno, potrebbe quasi moltiplicarsi per dieci.

Un’altra pizzeria, situata in un grande centro urbano, che registra ricavi di 357.000 euro e un reddito di circa 7.400 euro (con un voto fiscale di 4,92), si trova di fronte a una richiesta di adeguamento del reddito a 27.575 euro per il 2024 e 48.172 euro per il 2025. Anche qui, l’Agenzia delle entrate propone un rialzo del reddito da dichiarare, che nel secondo anno supera di gran lunga il reddito attuale. 

Per una lavanderia con ricavi di 167.000 euro e un reddito dichiarato di 40.000 euro, con una valutazione di 3,91, la proposta del Fisco prevede un adeguamento a 53.481 euro per il 2024 e a 67.389 euro per il 2025. Sebbene l’incremento sia meno drastico rispetto a quello richiesto alle pizzerie, si tratta comunque di un aggiustamento non di poco conto. Una volta indicati i redditi da dichiarare, le varie aziende dovranno quindi corrispondere le tasse sulla base delle aliquote Irpef attualmente in vigore ovvero:

  • fino a 15.000 euro: 23%
  • da 15.001 fino a 28.000 euro: 25%
  • da 28.001 fino a 50.000 euro: 35%
  • oltre 50.000 euro: 43%

Anche un ristorante con servizio al tavolo in una grande città, con ricavi di 335.000 euro e un reddito dichiarato di poco più di 12.000 euro, valutato con un voto di 4,42, riceve una proposta per ricalcolare i suoi redditi a 27.552 euro per il 2024 e a 42.803 euro per il 2025.

Non solo tasse, gli ulteriori benefici per chi aderisce al concordato preventivo biennale

Il nuovo concordato biennale preventivo promette di sospendere per due anni gli accertamenti fiscali dell’Agenzia delle entrate per le Partite Iva che decidono di aderire. Per chi accetta le condizioni concordate e paga le tasse stabilite, non ci saranno visite inaspettate da parte del fisco per due anni.

Ma questo basta davvero a convincere i professionisti e i piccoli imprenditori? Accettare la proposta del concordato elaborata dall’Agenzia delle entrate porta i titolari di partita Iva a usufruire di altri vantaggi fiscali. Pensiamo all’accesso automatico ai benefici premiali previsti dagli Isa. In concreto, ciò significa esonero dall’apposizione del visto di conformità per le compensazioni Iva fino a 50.000 euro e fino a 20.000 euro per i crediti relativi a Irpef, Irap e Ires. Questa misura riduce il carico burocratico per i contribuenti e semplifica le procedure di compensazione dei crediti fiscali e aumentando la loro liquidità.

Un altro vantaggio chiave dell’adesione al concordato preventivo biennale è la riduzione dei poteri di controllo dell’Agenzia delle entrate. Per i periodi d’imposta coperti dall’accordo, il fisco non potrà eseguire gli accertamenti previsti , che riguardano il reddito d’impresa, il lavoro autonomo e l’Irap. Questo limita l’esposizione dei titolari di partita Iva ai controlli fiscali, offrendo loro una maggiore tranquillità operativa.

Viene infine previsto uno stop agli accertamenti basati su presunzioni semplici e un anticipo dei termini di decadenza per le attività di accertamento, rendendo meno probabili sorprese fiscali a distanza di anni.

Al contrario, coloro che scelgono di non aderire al concordato preventivo biennale potrebbero trovarsi sotto la lente del Fisco. Il piano prevede infatti controlli specifici per chi non partecipa all’accordo, aumentando la probabilità di verifiche approfondite sulle loro dichiarazioni fiscali.

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