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Si moltiplicano i siti che offrono prodotti costosi a pochi centesimi. C’è chi solleva dubbi sulla legalità di questi sistemi ma il problema principale è costituito dalla difficoltà di classificazione: si tratta di giochi di abilità, di azzardo, di lotterie o di vere e proprie aste? Ma soprattutto, si vince davvero? Invia la tua opinione

Chi non vorrebbe comprare una Porche o una Ferrari per pochi euro? O addirittura una casa in Sardegna con tanto di vista sul mare? Oggetti che fanno gola a tutti e che sono in vendita sui siti internet delle cosiddette aste online al ribasso che nascono come funghi e che promettono tv, cellulari e vacanze da sogno a prezzi stracciati. Diversamente da ebay, alla chiusura delle aste al ribasso, si aggiudica il bene l’utente che ha puntato meno a patto che la sua offerta sia unica cioè nessun altro deve aver raggiunto la stessa cifra.

“Non sono solito cliccare sui banner, ma sono stato attirato come un’ape sul miele dall’annuncio di un iPod Touch a 0,01 euro, ma vi chiedo è vero?” scrive Drudo nel suo blog. “Non ci credevo e invece oggi ho vinto e l’oggetto mi è arrivato dopo qualche giorno” scrive Luca. Marcy, invece, racconta la sua disavventura: “All’inizio vincevo un sacco di aste e i premi mi arrivavano, a un certo punto, pur pagando, non mi è arrivato più niente”.

Il meccanismo delle aste al ribasso
Sono più di 80 i siti che in Italia offrono le aste al ribasso. Per iniziare a giocare l’utente deve registrarsi e poi creare una sorta di deposito personale versando una somma di denaro (minimo 10 euro che valgono per circa 5 puntate) tramite carte di credito, paypal o altri metodi di pagamento segnalati.

Ai nuovi iscritti vengono sempre offerti dei vantaggi: da 4 euro gratis ai bonus omaggio. Per giocare servono crediti, solitamente con un euro se ne acquistano 100 e il più delle volte per accedere a un’asta vengono richiesti 200 crediti (2 euro) ma i prezzi variano da prodotto a prodotto e da sito a sito.

Ogni puntata (ogni click del mouse per intenderci) può dunque costare fino a 2 euro a prescindere dal fatto che ci si aggiudichi o meno l’oggetto. In cambio, dopo ogni offerta, l’utente riceve dal gestore un “pacchetto informazioni” per sapere se il proprio prezzo è il più basso o il più alto, e se è il più alto rilanciare al ribasso facendo una nuova offerta, sempre al prezzo di 2 euro.

Non risulta vincente, e quindi immediatamente scartata, un’offerta doppia: se un utente fa una offerta di 1 euro e un altro utente rilancia sempre per 1 euro entrambe vengono eliminate e potrebbe vincere chi, nello stesso tempo, ha fatto una offerta da 1,01 euro o ancora meno.

Le offerte effettuate sono segrete e questo complica le cose. Ogni utente può solo sapere se la sua offerta è in quel momento la più bassa oppure no, i partecipanti sono quindi invogliati ad acquistare più informazioni per restringere il campo delle possibilità fino alla scadenza dell’asta decisa dal gestore.

Dov’è il guadagno per il gestore?
Basti un esempio: se viene battuto un iPod Touch da 16 Gb del valore di 369 euro e all’asta si può accedere con 200 crediti (2 euro) al gestore basta la partecipazione di 185 utenti per coprirne il costo, il resto è tutto ricavo, che a volte supera di gran lunga l’effettivo prezzo della merce venduta.

Quanto spende effettivamente l’utente
Alla fine del gioco, o comunque in una sezione presente in quasi tutti i siti alla voce “aste terminate” si possono visualizzare oggetti venduti e relativi prezzi.Essersi aggiudicati una consolle per videogiochi a 0,26 centesimi non significa però averla pagata quella cifra. Il diritto di puntare (ogni puntata due euro) potrebbe essere costata all’utente di più perché magari ha comprato un pacchetto da 100 puntate (200 euro) per fare il maggior numero di offerte e aumentare la probabilità di formulare quella vincente.

Chi sono i vincitori
Al termine dell’asta compaiono: il nome dell’acquirente, spesso la cifra a cui è stato battuto il bene e su alcuni siti anche il feedback rilasciato dal vincitore al gestore dopo il ricevimento dell’oggetto che, nella maggior parte dei casi, sembra effettivamente arrivare al destinatario nel giro di qualche giorno. “La macchina dei sogni può arrivarti – spiega Guido Scorza avvocato esperto di informatica giuridica e diritto delle nuove tecnologie – perché il gestore raccoglie i soldi da più utenti fino a coprirne la spesa, ma io non so se arriva sempre. Cosa succederebbe qualora fossero in pochi a presentare l’offerta e il sito non riuscisse a coprire il prezzo dell’automobile?”.

Dissolvere il dubbio è difficile: dai circuiti “ufficiali” dei siti di aste è praticamente impossibile contattare qualcuno degli acquirenti visto che non è prevista l’opzione “contatta l’utente”. “Chi mi assicura che queste persone non siano promoter dei siti?” si chiede Scorza.

Scorrendo queste liste non può non saltare all’occhio la “fortuna” di alcuni di loro. Come l’utente “mutua” che, in appena un mese e mezzo, si è aggiudicato sette oggetti: una Play station Sony il 3 luglio, un iPhone il 23, una Tv Lcd Samsung il 29, un Asus lo stesso giorno, un’altra Tv Lcd Samsung il 9 agosto, un Ipod Nano il 14, un Xbox 360 il 16.

Considerata l’oggettiva difficoltà di formulare l’offerta vincente non si può non pensare alla presenza di giocatori professionisti che sanno come muoversi a discapito dei giocatori occasionali. Ovviamente hanno più probabilità di vittoria coloro che fanno più offerte e che quindi investono più denaro. Tre le strategie utilizzate da questi giocatori: – Puntare il più possibile assicurandosi una copertura di offerte a tappeto – Come in ogni asta che si rispetti concentrare le offerte negli ultimi minuti – Puntare sui siti appena nati o poco conosciuti con un numero di partecipanti ridotto

Piero Toffanin, esperto di informatica, ha inventato un software (http://www.pierotofy.it/pages/projects/project_365.html) per calcolare se esista un modo per ridurre statisticamente le possibilità di perdere e per capire quanto guadagnano effettivamente questi siti. Secondo Toffanin non è impossibile vincere un’asta al ribasso ma tutto ruota attorno alla disponibilità di denaro di ogni utente. Il suo consiglio: “Se volete tentare la fortuna di tanto in tanto facendo una o due offerte per oggetto non puntate mai su beni di alto valore”. Infatti fra gli oggetti meno costosi si nota una maggiore varietà di vincitori.

Questione di trasparenza
Oltre all’impossibilità di contattare i vincitori spesso è difficile anche contattare i gestori. A differenza dei negozi di commercio elettronico sono pochi i siti di aste online che riportano numero di telefono e recapito dell’azienda che ne gestisce le operazioni. Quando va bene è presente un indirizzo di posta elettronica.

Cosa sono effettivamente le aste al ribasso? Sono legali?
La risposta è tanto fondamentale quanto sconosciuta. A seconda della qualificazione giuridica delle aste al ribasso si potrebbe infatti configurare la violazione della normativa sui giochi e sulle scommesse oppure, ad esempio, il mancato rispetto delle leggi sul commercio elettronico e sulla tutela del consumatore. Il legislatore, però, non si è mai pronunciato e, ad oggi, non si ha notizia di chiusura di siti di aste al ribasso in seguito a controlli della della Polizia Postale o della Guardia di Finanza. “Questo è facilmente spiegabile – spiega Scorza – per una verifica del genere servono anni e poi non mi risulta che ci siano state denunce da parte degli utenti. È ovvio, i piccoli giocatori puntano pochi soldi e se l’asta va male non trovano utile imbarcarsi in un procedimento giudiziario, con il rischio di beccarsi una controquerela da parte del sito. Piuttosto smettono di giocare”.

Diego Buso, direttore della Divisione investigativa della Polizia Postale e delle Comunicazioni conferma: “Finora abbiamo ricevuto solo segnalazioni da parte dei cittadini, nessuna denuncia formalizzata, forse perché a differenza di altre realtà, per questa non c’è la percezione di un’attività fraudolenta. Comunque il monitoraggio condotto fino a questo momento, anche in seguito alle segnalazioni, non ha dato riscontri, sono attività che fuggono a qualsiasi regolamentazione ma vediamo come si evolvono i controlli”.

Per Andrea Gallice, ricercatore all’Università di Siena e autore di uno studio (http://www.depfid.unisi.it/images/pdf/text608.pdf) sul tema, le aste al ribasso rappresentano “un meccanismo di vendita molto furbo” che è vantaggioso per il venditore solo se gli acquirenti sono sufficientemente miopi.

Aste business to consumer
“La legge italiana vieta le aste online tra dettagliante e consumatore finale” spiega Nicola Fabiano avvocato di Adiconsum ed esperto di diritto delle tecnologie informatiche. Il riferimento normativo si trova nel decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114 (il cosiddetto decreto Bersani) al quinto comma dell’articolo 18 si legge: “Le operazioni di vendita all’asta realizzate per mezzo della televisione o di altri sistemi di comunicazione sono vietate”.

Successive circolari (la n. 3487/C del 1 giugno 2000 e la n.3547/C del 17 giugno 2002) hanno precisato meglio questo divieto che viene circoscritto alla vendita al dettaglio. In particolare sono vietate le aste online “business to consumer” nella quale gli acquirenti sono consumatori. In altre parole ove non ci sia come destinatario il consumatore finale la transazione sarebbe lecita. Le aste online al ribasso potrebbero rientrare proprio nel business to consumer e di conseguenza sarebbero vietate.

Conta la posizione del server?
Un divieto che potrebbe essere eluso posizionando il server all’estero. Anche qui, stando a una lettura del decreto legislativo numero 70 del 9 aprile 2003 (che recepisce la direttiva europea numero 31 del 2003) si scopre che l’ubicazione del server non è influente. Cioè non conta il paese, ma il pubblico al quale ci si rivolge.

Il server di un sito di aste al ribasso potrebbe anche trovarsi in Australia ma se si rivolge al pubblico italiano deve sottostare ai divieti imposti dal legislatore italiano. Lo stesso motivo per cui a partire da febbraio ebay, i cui server si trovano negli Stati Uniti, è finita sotto la lente di ingrandimento della Guardia di Finanza per questioni legate anche all’evasione fiscale.

Si tratta di e-commerce?
“Per come sono strutturate, le aste al ribasso sono molto vicine al meccanismo dell’e-commerce – spiega Fabiano – perché è vero che si abbassa il prezzo della merce ma il consumatore finale fa un’operazione di commercio elettronico in quanto compra un oggetto a un prezzo stabilito. Se passasse questa classificazione sarebbe legale ma nella normativa dell’e-commerce c’è anche il diritto del consumatore al recesso e visto che spesso sui siti delle aste online non ci sono recapiti fisici a chi si potrebbe rivolgere?”. Per Fabiano è necessario considerare se esistano “i presupposti per il gioco d’azzardo online e allora sarebbe vietato”.

Gioco d’azzardo?
Per Guido Scorza le aste al ribasso sono illegali perché rispetto alle aste tradizionali le offerte sono alla cieca : “Una peculiarità non da poco – spiega – visto che l’asta si distingue dal gioco d’azzardo per la dimensione dell’alea. Nel meccanismo dell’asta sai che ti aggiudicherai l’oggetto nel momento in cui la tua offerta sarà minore o inferiore rispetto alla migliore offerta del momento, nel gioco d’azzardo tutto è affidato al caso, non hai nessuna garanzia. Ecco, nelle aste al ribasso online non conosci mai qual è l’offerta che tiene banco, è una scommessa non è più un’asta”.

Gioco d’abilità?
Se invece le aste al ribasso fossero classificate come giochi d’abilità (skill games) dovrebbero essere disciplinate da un regolamento (http://www.aams.it/site.php?page=20080114150634339&op=download) del Ministero dell’Economia e delle Finanze che impone l’invio di una richiesta di autorizzazione all’AAMS (Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato) da parte del concessionario all’esercizio. Ad autorizzazione accettata il sito avrebbe l’obbligo di rendere visibile, tra l’altro, il suddetto decreto e prevedere un link diretto al sito internet dell’AAMS. Niente di tutto ciò è riscontrabile sui siti di aste online.

La denuncia di Altroconsumo
Altroconsumo ha puntato il dito contro l’ingannevolezza dei messaggi pubblicitari. L’Associazione consumatori si chiede se si sia davvero in presenza di un’asta e non piuttosto di una lotteria (e allora andrebbe regolamentata per legge). Per denunciare questa situazione il 21 gennaio del 2008 ha inviato un esposto all’Autorità Garante della concorrenza e del mercato e una segnalazione al Ministero dello Sviluppo economico.

Secondo l’associazione, nei siti di aste al ribasso, con particolare riferimento ad uno di essi, mancano le informazioni relative al costo esatto del pacchetto che si sta acquistando. L’utente non avrebbe la consapevolezza di acquistare un bene poiché manca l’indicazione dell’intento commerciale di tale pratica.

Fino a questo momento l’unico ad aver risposto alla segnalazione di Altroconsumo è stato il Ministero dello Sviluppo economico con una lettera datata 13 marzo 2008 dal contenuto quanto mai sibillino: “Sembrerebbe escludersi la fattispecie di manifestazione a premio poiché le disposizioni delle medesime lasciano pensare che si tratti di un’asta, avendo l’iniziativa le caratteristiche di procedura di gara”. Il ministero invita poi l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato (in copia nella risposta inviata ad Altroconsumo) a tenerlo informato “relativamente all’eventuale seguito della questione per gli aspetti di competenza”. Come dire, si naviga in alto mare.

(Agosto 31, 2009)



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