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«Auspico che gli inquirenti aprano davvero un’indagine, così che possa essere tutto chiarito». L’augurio è di Flavio Tosi. E la «chiarezza» che l’ex sindaco evoca è quella su una vicenda che ieri è stata raccontata, sul Corriere della Sera, da Milena Gabanelli e Mario Gerevini. Un’inchiesta dedicata a un manager romano, con società di consulenza a Londra che, finito nel mirino della procura capitolina per operazioni poco trasparenti, ha deciso di denunciare il sottobosco dei presunti riciclatori professionisti. Racconto dettagliato – «riscontrando le sue parole (quelle del manager ndr), dove possibile, con verifiche e documenti», scrivono i due giornalisti, in cui finisce anche la storia di un «tesoretto veronese» che sarebbe riconducibile giustappunto a Tosi.

L’immobile

La storia è quella di una vendita immobiliare. La palazzina in questione è sita in via Monte Ortigara, civico 1. Quattro appartamenti, un magazzino, un negozio e una veranda. Immobile di cui è proprietaria una società semplice, la Ariel. Amministratrice dell’impresa, il cui oggetto sociale è «la gestione e la locazione di beni immobili», come risulta dalla visura camerale, è la signora Daniela Arduini. Di quella casa era proprietaria, con la madre che ci viveva come usufruttuaria. Fino al 2010, fino a quando cioè cede la proprietà a una società – l’allora Ariel srl – intestata anche alla figlia. È stato nel 2016 che la signora Arduini e la figlia ne cedettero il 95 per cento, tenendo per loro solo il 5 per cento. E ad acquistare le quote per circa 400 mila euro arrivò l’ex sindaco Flavio Tosi. Un affare che già due anni fa portò a un’interrogazione in consiglio comunale di Michele Bertucco, all’epoca sui banchi del Pd. Allora a far spirare sull’affare il vento dell’illiceità furono le parentele della signora Arduini. Che è la moglie dell’ex assessore della giunta Tosi Enrico Toffali. A quella interrogazione non ci fu risposta. Ma la matassa, stando a quanto riportato ieri dal , era ben più ingarbugliata. Con quell’immobile che sarebbe diventato il volano per un riciclaggio da almeno 450 mila euro.

Il manager pentito

Il manager pentito ha raccontato di essere stato contattato da due professionisti veronesi: il commercialista Attilio Fanini – coinvolto in varie inchieste – e appunto l’ex assessore Enrico Toffali, in veste di avvocato. I due avrebbero dato al riciclatore professionista il compito di rendere «spendibile» all’incirca un milione di euro di Tosi. Denaro liquido, in banconote da 500 euro, la cui provenienza non era dato sapere. Sarebbe stata così escogitata, sempre a dire del manager pentito, una falsa vendita immobiliare, che ruotava attorno allo stabile di via Monte Ortigara. Operazione datata fine 2017, da concludersi con il rogito a giugno 2019. La società inglese del manager firma il preliminare d’acquisto. Prezzo della compravendita: 2 milioni di euro, con 450 mila euro di caparra. A quel punto il «riciclatore» pentito sarebbe venuto a Verona e avrebbe prelevato una prima tranche da 225 mila euro che avrebbe fatto girare su vari conti, prima di farli arrivare su quello della sua società inglese, che avrebbe così pagato la prima parte della caparra. A questo punto la società inglese avrebbe rinunciato all’acquisto, in modo che la Ariel (quindi Tosi) potesse far valere la clausola di rescissione, intascando l’intera caparra da 450 mila euro.

I soldi

I suoi stessi soldi, ma questa volta «lavati». In questi giorni, stando a Gabanelli e Gerevini, il pagamento si sarebbe dovuto chiudere con il pagamento della seconda tranche, da 225 mila euro. Ma i soldi sarebbero spariti e le indagini partite, con il manager pentito finito sotto protezione. «Una ricostruzione di fantasia – ha replicato l’ex sindaco – infarcita come nella trasmissione Report del 2014 di frasi al condizionale, ancora targata Gabanelli e, singolare coincidenza, tornano a colpirmi sotto le elezioni europee. Cinque anni fa Report fece intendere che ero della ‘Ndrangheta, oggi parlano di questa operazione immobiliare che è perfettamente lineare. Tutto tracciabile e verificabile. Sono ancora qua che aspetto uno straccio di prova della famigerata puntata del 2014, che mai arriverà. Ho già una denuncia in corso con loro e ne farò seguire altre».

Gabanelli

Lei, Milena Gabanelli, non teme smentite: «Se Tosi ritiene di dover querelare lo faccia pure. Tutte le sue querele a mio carico e all’autore del programma di allora che sono state chiuse lo sono state a nostro favore». A dare una ricostruzione dei fatti diversa, rispetto a quella del manager pentito è anche l’ex assessore Toffali. «Flavio – racconta – è venuto da me dicendomi che voleva vendere l’immobile della Ariel e che Fanini gli aveva segnalato per l’operazione una società inglese. Ho detto a Tosi di darmi i dati e le informazioni su questa società. Mi è arrivato un dossier da cui quella inglese sembrava un’azienda serissima. Flavio mi ha detto che nel contratto dovevo inserire la clausola della caparra perché gli acquirenti, per questioni loro, volevano firmare il rogito nel 2019 e visto che sull’immobile gravano due mutui si sarebbero potuti estinguere e andare alla libera vendita. Questo è quello che so io e che ho fatto. Un contratto. Non so come siano girati i soldi, non so nulla di trattative o accordi». Ma sa, l’avvocato Toffali, che il 5 per cento di quella società semplice, la Ariel, è intestato a sua moglie che ne risulta anche l’amministratrice. «Fino a 4-5 anni fa – spiega – c’era un’attività di affittacamere che lei seguiva e per questo è rimasta amministratrice della società, incarico che avrebbe lasciato una volta terminata la compravendita». Che a quanto pare non è andata a buon fine.





 

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