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La Spagna non vuole perdere l’Ecce Homo, che sia o meno opera di Caravaggio, la regione di Madrid ha iniziato il procedimento per dichiarare bene di interesse culturale nazionale il dipinto “La Coronación de Espinas”, un Ecce Homo al centro di un caso internazionale dopo l’altisonante attribuzione a Michelangelo Merisi da Caravaggio da parte di diversi e serissimi studiosi. Operazione di tutela «al massimo grado di protezione previsto dalla normativa sul patrimonio storico» come spiegano dal ministero della Cultura di Madrid che conclusa toglierebbe il dipinto dal mercato dando la prelazione al Prado (museo che aveva allertato il ministero sulla qualità dell’opera) e facendo svanire una delle operazioni di compra vendita antiquaria più redditizie degli ultimi anni.

LA SCOPERTA

Erano i primi di aprile quando a Madrid il dipinto, attribuito alla cerchia di José de Ribera (lo Spagnoletto) era stato messo all’asta dalla casa Ansorena a un prezzo di partenza di 1.500 euro. Da quel momento, complice la velocità dei social media, l’immagine della tela ha cominciato a girare sui telefonini degli addetti ai lavori, e la grande qualità del dipinto ha subito fatto drizzare le antenne a molti, facendo partire la gara per l’acquisto e quella, altrettanto importante, sulla primogenitura dell’attribuzione. Corsa che ha coinvolto Vittorio Sgarbi, che si è precipitato a fare un’offerta notevole per accaparrarsi la tela, lo storico dell’arte Massimo Pulini, il primo a dichiarare l’assoluta paternità dell’opera a Caravaggio, scrivendo un saggio già a metà marzo quando viene pubblicato il catalogo della mostra. Attribuzione che ha avuto il consenso importante anche della storica dell’arte Maria Cristina Terzaghi, che ha curato nel 2019 la mostra “Caravaggio a Napoli” al Museo di Capodimonte, e che è volata a Madrid per vedere dal vivo l’Ecce Homo. Unica voce per ora contraria, è quella di Nicola Spinosa, esperto di Caravaggio, che pur riconoscendo l’alta qualità dell’opera non la considera di mano del maestro ma di uno dei “caravaggeschi”, talentuosi seguaci del pittore lombardo. Intanto l’asta è stata sospesa.

IL QUADRO PERDUTO

Ma per capire l’enorme importanza culturale della scoperta di un’opera che viene considerata un Caravaggio ritrovato, bisogna fare il classico passo indietro. È il 1605 quando il cardinale Massimo Massimi indice una gara tra i talenti romani per un Ecce Homo da aggiungere alla sua collezione, chiamati a cimentarsi sul tema sono Passignano, Cigoli e Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. Secondo il nipote e biografo del Cigoli sarà lo zio ad aggiudicarsi la gara, forse una vanteria o forse il cardinale non fu contento del lavoro di Caravaggio, tesi sostenuta da alcuni storici, perché l’Ecce Homo “Massimi” era considerato fino a ieri l’opera “non tra le più felici del Caravaggio” (come scrive Calvesi nel suo fondamentale “Le realtà del Caravaggio) cioè il quadro conservato a Palazzo Bianco a Genova, che nella sua storia ha avuto molti dubbi sull’attribuzione al lombardo che ne fecero due giganti della storia dell’arte: Roberto Longhi e Caterina Marcenaro. La scoperta di Madrid riapre la contesa: stacca la targhetta con la firma da Genova e la ricolloca sulla tela ritrovata. Da aggiungere a questi fatti il ritrovamento del 1987 della ricevuta di pugno del pittore: «Io Michel Ang.lo Merisi da Caravaggio mi obligo a pingere all Ill.mo Massimo Massimi per essere stato pagato un quadro (…) dell’Incoronazione di Crixto per il primo di Agosto 1605 (…) 25 Giunio 1605». Mentre la ricevuta del Cigoli è datata marzo 1607. Tesi che riporta all’idea della vanteria del nipote (che ne scrive nel 1628) sulla notorietà del suo grande zio. Storia ben ricostruita da Massimo Pulini nel suo recente saggio e sfuggita a Maurizio Calvesi. Insomma, nell’estate del 1605 Caravaggio dipinge un Ecce Homo, questo sembra chiaro, ma nello stesso tempo si avvia verso l’episodio nefasto che ne segnerà per sempre l’esistenza. Dopo anni di violenza e intemperanze, il carcere e una fuga a Genova per scampare alla giustizia, nel maggio del 1607 il pittore uccide durante una lite nella piazza della pallacorda Ranuccio Tomassoni, un violento dalla condotta discussa ma fratello di un comandante delle guardie. A Caravaggio non resta che la strada della fuga per salvarsi dalla pena capitale. Forse sarà questo episodio che spingerà Massimo Massimi a sbarazzarsi del dipinto, un capolavoro che narra del processo di un innocente, esposto alla folla sanguinaria. Messaggio lontano dal rapporto con la giustizia e dalla fama che Michelangelo Merisi era stato capace di costruirsi. Comunque, alla famiglia Massimi appartiene anche Innocenzo, alto prelato devoto ai lombardi San Filippo Neri e San Carlo Borromeo come Caravaggio, e forse proprio al suo nome viene dedicato il quadro sull’innocenza di Cristo che può essergli stato omaggiato dal cugino Massimo.

DA ROMA ALLA SPAGNA

Innocenzo divenne vescovo di Catania nel 1624 e secondo Calvesi questo spiegherebbe perché il biografo di Caravaggio Bellori scrive che l’Ecce Homo “fu portato in Ispagna”, visto che la Sicilia era sotto la corona iberica. Mentre Massimo Pulini ricorda che Innocenzo Massimi, nel 1623 era nunzio apostolico a Madrid.

Il viaggio dell’Ecce Homo segue diverse piste, ma non così ingarbugliate che non si riesca a venirne a capo. La storia più recente racconta una vicenda meravigliosa nella sua banalità, ricostruita dal El Pais che ha intervistato l’esperta Isabel Mateo: «Circa 10 anni ho fatto visita a due signore – ha detto al giornale Isabel Mateo – che volevano sapere qualcosa sul dipinto appeso nel soggiorno che avevano avuto in eredità». Tutto è cominciato così, nel soggiorno di un appartamento del centro di Madrid a pochi passi dal Prado, forse il luogo che più di tutti merita di ospitare la tela. Certamente più di un caveau di una banca svizzera.

L’ULTIMA PAROLA

Il verdetto spetta ora alla scienza, ci vorrà del tempo, ma le analisi sui campioni di colore e sugli altri materiali daranno sicuramente una risposta attendibile. Resta la grandezza dell’opera, non bisogna essere esperti, conoscere le date e le figure che si sono avvicendate intorno a questa tela o esplorarne ai raggi X i pigmenti per rimanere rapiti e commossi anche davanti a una foto di questo quadro. La rappresentazione di un avvenimento del Vangelo che può essere esteso alla storia dell’umanità. L’accettazione dolorosa del destino, quando il sacrificio diviene un atto per una causa superiore, raccontato nel lieve movimento del corpo del condannato attraversato da un raggio di luce. Il dolore per il tradimento di persone che si sono amate: gli uomini per cui Cristo è pronto alla croce, l’ostentazione della violenza barbara e ignorante. Tutto reso con la straordinaria semplicità che hanno solo i grandi.

 

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