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Una flat tax a tre aliquote, dal 10 al 15 per cento, per le partite IVA che aderiranno al concordato preventivo biennale. La proposta arriva dal CNDCEC e si inserisce tra i correttivi richiesti per rendere piĆ¹ conveniente siglare il patto con il Fisco

Flat tax dal 10 al 15 per cento, graduata in base al livello di affidabilitĆ  fiscale, per i titolari di partita IVA che aderiranno al concordato preventivo biennale.

ƈ questa la ricetta proposta dal CNDCEC, Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, e che sarƠ presentata in audizione presso le Commissioni Finanze e Tesoro di Camera e Senato.

I correttivi al concordato previsti dallo schema di decreto legislativo approvato dal Governo non convincono professionisti e imprese. Si cerca una strada per aumentare lā€™appeal di uno strumento che, al momento, non convince e rischia il flop.

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Flat tax a tre aliquote sul reddito concordato: la proposta del CNDCEC

Rendere piĆ¹ vantaggiosa lā€™adesione al concordato preventivo biennale, rimodulando gli incentivi previsti per i titolari di partita IVA.

Questo uno dei leit motiv del ciclo di audizioni avviato il 9 luglio presso le Commissioni congiunte Finanze e Tesoro di Camera e Senato.

Il Consiglio Nazionale dei Commercialisti presenta il proprio pacchetto di ulteriori correttivi, rispetto a quanto giĆ  contenuto nello schema di decreto legislativo proposto dal Governo, e si affianca alla richiesta unanime di professionisti e associazioni di categoria per evitare che lo strumento di compliance si trasformi in un buco nellā€™acqua.

Ad anticipare i correttivi richiesti ĆØ il comunicato stampa diramato dal CNDCEC il 9 luglio:

ā€œPer incentivare lā€™adesione dei contribuenti a concordato preventivo e cooperative compliance occorrono ulteriori misure che diano certezza sui benefici riconosciuti a chi decide di avvalersi di tali nuovi strumenti di compliance, fortemente voluti dalla riforma fiscale, che favoriscono lā€™interlocuzione preventiva tra contribuenti e amministrazione finanziaria con lā€™obiettivo di ridurre, se non di eliminare del tutto, i controlli ex post e di favorire la certezza del diritto ā€.

Questo quanto affermato dal Tesoriere del CNDCEC con delega alla fiscalitĆ  Salvatore Ragalbuto, che oggi sarĆ  audito assieme al Coordinatore della Fondazione Nazionale di ricerca della categoria, Pasquale Saggese.

Riprendendo una delle ipotesi giĆ  emerse nelle scorse settimane, dai commercialisti arriva la proposta di una flat tax sul reddito incrementale concordato rispetto a quanto dichiarato nellā€™anno precedente.

Lā€™imposta sostitutiva, strutturata su tre aliquote, sarebbe graduata in relazione al grado di affidabilitĆ  fiscale dei titolari di partita IVA:

  • aliquota del 10 per cento per i contribuenti ā€œaffidabiliā€ fiscalmente, con punteggio ISA da 8 a 10;
  • aliquota del 12 per cento per i soggetti con ā€œpagellaā€ tra il 6 e lā€™8;
  • aliquota del 15 per cento per i soggetti meno ā€œaffidabiliā€, con voto inferiore a 6ā€.

Una flat tax a tre binari che premierebbe maggiormente i contribuenti piĆ¹ affidabili agli occhi del Fisco, ma che punta a rendere piĆ¹ vantaggioso il concordato preventivo biennale anche a chi sarĆ  chiamato a valutare proposte di reddito di gran lunga piĆ¹ elevate rispetto al periodo precedente, nellā€™ottica di uno strumento che punta a far conseguire la piena affidabilitĆ  fiscale a tutte le partite IVA.

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Dalla flat tax ali limiti ai controlli fiscali: per il concordato preventivo biennale si tenta il rilancio

La proposta di una flat tax incrementale si affianca al potenziamento dei benefici legati allā€™adesione al concordato preventivo biennale.

Dal CNDCEC arriva la proposta di previsione di una soglia di valore assoluto, pari a 25.000 euro, al di sotto della quale venga di fatto cancellato il potere di accertamento da parte dellā€™Agenzia delle Entrate, ma anche lā€™estensione ai titolari di partita IVA in regime forfettario della copertura integrale dagli accertamenti presuntivi, prevista ad oggi solo per i soggetti ISA.

Per questi si chiede inoltre di estendere lo stop ai controlli anche sul fronte dellā€™IVA, a prescindere dal punteggio di affidabilitĆ  fiscale conseguito negli anni del concordato.

Alla base delle proposte vi ĆØ la necessitĆ , avvertita in maniera unanime, di rendere piĆ¹ vantaggioso il concordato preventivo biennale, per evitare che arrivati alla fine del mese di ottobre si arrivi a certificare il fallimento del piano del Governo, con il conseguente ammanco di risorse giĆ  da tempo individuate come via per lā€™attuazione della parte piĆ¹ onerosa della riforma fiscale.

Il pacchetto di correttivi richiesti dai Commercialisti guarda inoltre anche al calendario delle scadenze fiscali, con la richiesta di fissare a regime al 31 luglio il termine di versamento di saldo e primo acconto per le partite IVA.

PiĆ¹ tempo inoltre per gli avvisi bonari, con la richiesta di estensione a 60 giorni del termine di versamento delle somme richieste a seguito del controllo automatizzato e formale delle dichiarazioni.

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