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Parlano i bilanci delle società. Le date e gli importi delle gare d’appalto raccontano una scalata privata alla sanità sarda senza precedenti. Annunci “commerciali” su Facebook e su Instagram confessano un’ingorda corsa a reclutare medici da spedire negli ospedali dell’Isola di Sardegna. Sul grande affare dei camici bianchi “a gettone” in terra sarda ora, però, si alza il sipario. Una mappa che appare sempre più uno scacchiere costruito a tavolino, quasi che le società concorrenti abbiano disegnato confini e strategie, riparto di territori e prezzi da praticare.

Affare privatissimo

Un coacervo di atti, alcuni nascosti, altri criptati. L’Ares, l’Agenzia regionale per la Salute, nella procedura di gara per i medici “gettonisti”, introduce persino il file X7z, estensione informatica riservata ad esperti e hacker. Il capitolo “medici in affitto” in Sardegna è ormai un affare destinato a sbancare i conti pubblici della Regione. L’operazione, iniziata per coprire sporadiche emergenze in qualche presidio ritenuto di periferia, diventa ogni giorno di più un sistema radicato, dato per scontato, destinato a trasformare gli ospedali sardi in un vero e proprio affare privato.

Il passe-partout

La giustificazione è sempre l’emergenza, il passe-partout per trasformare l’urgenza in ordinaria amministrazione, trasformando i pronto soccorso sardi in laboratori linguistici, molto spesso affidati alla lingua dei segni. L’infermiera di turno, da Tempio a Sorgono, trasformata in medico interprete, dialoghi surreali per consulenze di telemedicina, con medici sardi spalle al muro per interpretare il cubano, l’argentino, l’ecuadoregno, il venezuelano e non solo. Lo scenario che emerge è quello del grande business, quasi pianificato, gestito in Sardegna da un appalto che si è rivelato senza alcuna concorrenza. Per oltre un anno e mezzo si è andati avanti con procedure spacchettate per ogni singola Asl, ma con lo stesso risultato finale: Mst, residenza fiscale a Vicenza, veneto dell’Est, la società dei due anestesisti e del ragioniere.

Dominus esclusivo

Sono loro che hanno sbancato l’appalto che dal sito ufficiale dell’Ares risulta ancora non definito, ma che l’Agenzia regionale della Salute ha già aggiudicato al dominus assoluto della privatizzazione dei pronto soccorso di gran parte degli ospedali dell’Isola. Una vittoria senza concorrenza, quasi che le altre società che si agitano sul mercato avessero abdicato ai padani in terra sarda. Non si spiega diversamente visto che in altre realtà della penisola i concorrenti risultano plurimi e competitivi. In Sardegna no. Partecipa solo la Mst padana, con l’unico tentativo di competizione fallito sul nascere, con la società Moka srl esclusa per «errori di tipo sostanziale e non sanabili in alcun modo».

Il mistero

Come si sia arrivati a questa sorta di affidamento diretto, con un unico concorrente in gara, per un importo di quasi dieci milioni di euro, non è facile spiegarlo. Di certo, però, il colpo grosso della società veneta ha rischiato di essere rovinato dall’affacciarsi in terra sarda di un altro contendente di primo piano nel mercato dei “gettonisti”. Qualcosa, infatti, nella guerra carsica per il governo privato dei pronto soccorso è certamente accaduto. Il 23 dicembre del 2022 il bando di gara per la privatizzazione dei servizi di pronto soccorso degli ospedali dell’Isola viene trasmesso alla Gazzetta europea per la sua pubblicazione. Il 2 gennaio, anno 2023, l’annuncio è pubblicato. La scadenza per le offerte è fissata per il 31 gennaio.

Medici su Facebook

È il sei gennaio quando la guerra sotterranea per gestire i pronto soccorso sardi irrompe sui social. Facebook e Instagram, grazie agli algoritmi delle due piattaforme social, raggiungono senza intermediari tutti i medici sardi e non solo iscritti nella piazza grande di Mark Elliot Zuckerberg. Il prodotto “commerciale”, sponsorizzato secondo i canoni dei due social, è un annuncio surreale proprio per la sua rilevanza sanitaria. Il contenuto che pubblichiamo nella foto centrale è un appello senza precedenti: la Gap Med, una Spa padana, questa volta di Milano, cerca urgentemente medici per gli ospedali sardi.

Messaggio esplicito

Roba da non credere: medici cercasi su Facebook e Instagram. Il messaggio è funzionale all’appalto da qualche ora di dominio pubblico: «Gap Med seleziona profili di Medici di Emergenza Urgenza liberi professionisti per collaborazioni in strutture ospedaliere della Regione Sardegna. Contattaci per ogni ulteriore informazione e candidati inviando il tuo curriculum vitae». Stranamente non se ne farà niente, nonostante la Spa milanese potesse contare, attraverso un socio, su ramificazioni potenti nel sistema imprenditoriale sardo con connessioni societarie ben individuate. Il campo per la società veneto-padana è, dunque, libero. A correre in solitaria per un appalto rilevante è una società che vince gare milionarie nonostante abbia un capitale sociale di appena tremila euro, mille per ciascuno dei tre soci.

Slot machine Sardegna

A parlare sono i bilanci della compagine di Vicenza, quella dei due anestesisti e del ragioniere. Ancor prima dell’appalto da dieci milioni con la Regione sarda, dichiarato ancora in fase di definizione, segnano una curva d’affari degna di una slot machine milionaria. Il 28 agosto scorso il bilancio del 2022 è stato ufficializzato. Non si possono nascondere: quelle che chiamano prestazioni sanitarie raggiungono la cifra di quattro milioni e 700 mila euro. E spiegano il motivo: «l’andamento delle vendite è stato caratterizzato da un incremento dei ricavi di euro 3.636.163 rispetto al precedente esercizio. L’incremento è dovuto principalmente alle gare di appalto vinte dalla società per la gestione di alcuni pronto soccorso in Veneto e in Sardegna».

Vendesi camici bianchi

Quelle che chiamano “vendite” altro non è che l’affitto di medici “a gettone”. Non male per una società che nel primo anno di attività, il 2019, poteva contare su un fatturato di 3.500 euro. Il meccanismo dei “gettonisti”, stranieri e non solo, è in molti ospedali sardi ordinaria gestione. Quello che si sta generando è, però, un sistema perverso, destinato a mettere sempre più in ginocchio la sanità sarda.

Rischio fuga

Per capirlo basta leggere le comunicazioni che la stazione appaltante, l’Ares, ha pubblicato tra le risposte ai quesiti dei potenziali partecipanti alla gara per privatizzare i pronto soccorso degli ospedali sardi. Scrive l’Ares: «In riferimento agli atti di gara pubblicati sulla Gazzetta europea per la procedura di gara di cui in oggetto, sebbene ritenuto scontato, si precisa che il personale che verrà incaricato del servizio da parte dell’Operatore Economico non potrà:1) Essere dipendente a tempo determinato o indeterminato di una delle Aziende Sanitarie Pubbliche della Sardegna, anche se in regime di aspettativa a qualsiasi titolo; 2) Avere rapporto convenzionale in essere con una delle Aziende Sanitarie della Sardegna». Il solo averlo dovuto esplicitare è il sintomo più evidente della gravissima frattura che si sta consumando nel mondo della sanità sarda.

Medici pronti all’addio

Il rischio, infatti, è che i medici pubblici scelgano di mettersi sul mercato dei “gettonisti”, licenziandosi dagli ospedali, per guadagnare con appena qualche giorno di lavoro quanto il proprio attuale stipendio mensile. Non sono pochi i medici sardi che hanno già fatto questa scelta, ma sono tantissimi quelli che ci stanno pensando. Basti un solo dato: in Italia, secondo un sondaggio proposto al sindacato dei medici Cimo-Fesmed, quattro medici su dieci sono pronti a lasciare il posto fisso in ospedale per lavorare come “gettonisti”. Per la sanità pubblica sarda il rischio default è dietro l’angolo.

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